di Adele Munaretto
Edoardo e Adolfo sono la prima e seconda generazione Scuotto ad aver investito sul vino.
Solitamente in Italia quando si parla di aziende familiari, si parla di tre o quattro generazioni addietro prima di affermarsi.
Il caso della famiglia Scuotto invece è una vera eccezione.
Nell’ultimo decennio entrano a gamba tesa nel settore vitivinicolo con una idea propria sul vino, esplodendo nel mercato.
La storia parte da Napoli, città originaria degli Scuotto, nei primi anni del 2000. Eduardo e sua moglie Silvana Caprile, già proprietari di una attività di editoria di stampe professionali, iniziano a sentire la necessità di un Buen Retiro dove trascorrere i fine settimana lontani dalla vita caotica della città.
Lo sguardo è rivolto nell’entroterra, una casa in Irpinia che potesse conciliare tranquillità con la possibilità di essere a contatto con la natura.
La ricerca del posto perfetto portava con sè il desiderio di Eduardo di coltivare la vite. “Io senza fare niente davvero non mi ci vedevo” sono le parole del fondatore.
L’entusiasmo familiare si traduce con il coinvolgimento diretto del figlio Adolfo, che decide di mettere a disposizione i suoi studi pregressi.
“La nostra non è una storia che si tramanda da generazioni ma nasce con papà e me, quindi è una storia che riguarda il presente del vino”
La visione di Eduardo e le capacità di Adolfo hanno trasformato un sogno in un importante e riconosciuto progetto aziendale inaugurato nel 2009.
Tenuta Scuotto si trova a Lapio, un territorio baciato dalla fortuna dal punto di vista enologico, culla del Fiano e delle sue meravigliose sfumature.
L’idea che padre e figlio avevano dei vini da produrre si traduce in un lavoro brillante grazie all’incontro con l’enologo Angelo Antonio Valentino, l’anello di congiunzione tra un’intuizione e l’esperienza sul territorio.
Tradizione territoriale irpina e l’esigenza di essere controcorrente, unici e riconoscibili sono stati il marchio di fabbrica fin dai primi passi.
“L’approccio al vino deve essere serio, sicuramente ma non serioso secondo me, scevro da pregiudizi o preconcetti. Eh, il calice deve parlare sempre” Angelo Antonio Valentino racconta l’incontro con gli Scuotto. L’intenzione era quella di produrre un vino che non esiste.
La prima vendemmia nel 2011 ha spianato la strada per giungere in brevissimo tempo nell’Olimpo campano dei produttori, fondendo la caparbietà di padre e figlio con la fiducia verso Valentino
Con un investimento significativo, uva dal grande potenziale, passaggio accurato in legno e lungo affinamento in bottiglia, si è ottenuto un fiano dalla grande personalità che mette d’accordo la critica enologica con quelli che toccano un calice di vino per la prima volta. E proprio il fiano Oinì è stato testa d’ariete che ha consentito di accelerare le fasi di affermazione sul mercato.
In pochi anni, anche grazie al forte appeal commerciale, l’azienda amplia la gamma dei prodotti, allarga la cantina ed investe in nuove tecnologie.
Tenuta Scuotto da subito ha mostrato un approccio green nella produzione dei vini, volto a preservare la salubrità dei prodotti e della persona.
La cantina sorge a 50 cm da terra evitando la formazione di umidità con pareti perimetrali ad intercapedini per un controllato scambio termico. Tutta i locali possiedono un sistema di termoregolazione decentralizzato e un sistema centrale all’interno dell’azienda, APP di supporto sul cellulare. A completare il tutto, botti alsaziane per fermentazione e maturazione del vino e grande sala di degustazione con cucina annessa per l’accoglienza.
Nulla è a caso: Il logo della Tenuta proviene dall’elaborazione di un volto di coccio rinvenuto durate gli scavi delle fondamenta della cantina. Attraverso un’operazione di restyling è stato realizzato fondendo il cubismo con le arti figurative. Il manufatto ritrovato è stato annesso alle mura perimetrali dell’ingresso dell’azienda e, come un buon custode, sorveglia il lavoro degli Scuotto.
Adolfo è il direttore Marketing della Tenuta Scuotto ed è il volto social dell’azienda, un comunicatore per eccellenza con una verve inconfondibile; è lui che si occupa dell’accoglienza ed è possibile ascoltarlo raccontare la storia dell’impresa organizzando una visita con degustazione nella sala adibita.
All’assaggio dei vini si percepisce l’amore per il territorio e tutta la modernità che questa famiglia ha regalato alla tradizione irpina.
“Essere riconosciuti per uno stile è una cosa molto molto bella” raccontaAdolfo già alle prese con nuovi progetti tra i quali la nuova linea bio con la particolare veste grafica.
La storia di questa nascita ben si traduce nelle parole scritte da Adolfo Scuotto che omaggia il sogno scrivendo:
“.. in un freddo caldo pomeriggio, un sorso di quel NETTARE che vede i suo natali nell’audacia del suo creatore…
mio PADRE ed io a titillarci la gola e inebriarci dei suoi profumi.
Un dolce eccitamento del cervello l’uso del NOSTRO vino ancora in BOTTE,
un sentimento vivo di accrescimento nelle forze che rinnovano l’allegrezza e la PASSIONE in un’attività costante.”
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