Lo sguardo a EST
Approfondimento insolito a cura di Franco De Luca
Si è svolta all’”Enopanetteria: i sapori della tradizione” di Melito di Napoli, una serata all’insegna della riscoperta di vitigni e vini dell’est europeo, territorio dalla tradizione enologica millenaria, ma schiacciato da politiche comuniste che, opprimendo l’attività imprenditoriale, ne hanno compromesso lo slancio commerciale.
La location, per quelli che non la conoscono, è un vero scrigno di sorprese. All’ingresso la bottega e il profumo fragrante del pane, ma al piano di sotto una cantina ricca di bottiglie ricercate, provenienti da tutto il mondo; chicche per pochi intenditori.
Stefano Pagliuca non è nuovo alle collaborazioni con AIS, tuttavia questa volta la serata non è come le altre: stavolta la tematica è davvero originale, così come originali e straordinari sono stati gli assaggi in degustazione.
Franco De Luca, relatore e responsabile regionale della Didattica di AIS Campania, nutre per questo territorio una vera e propria passione, passione che ha trasferito in tutti noi accompagnandoci per mano in un viaggio originale alla ricerca di sconosciuti vitigni e consolidate tradizioni. Il tempo è passato lento e denso, proprio come il Danubio, che dalla foresta nera giunge al mare dopo oltre 2500 km,
determinando nei secoli evidenti contaminazioni culturali ed enologiche.
Con vivo interesse abbiamo attraversato Austria, Ungheria, Slovacchia, Grecia, Romania e Bulgaria, paesi rappresentati dai sei emblematiche perle enologiche.
Siamo partiti con l’Austria e con il racconto del Gruner Veltliner: il vitigno principe del paese che non si è lasciato intimidire dal Riesling, dominatore indiscusso nella vicina Germania
In degustazione
Rudi Pichler Gruner Veltliner, Federspiel 2021
Zona Wachau
Maurazione in acciaio
12,5% alcol
Il territorio di Wachau è patrimonio mondiale dell’umanità dal 2000, il fiume modella un territorio pittoresco, caratterizzato da vigneti ripidi ed elevate escursioni termiche.
Siamo poi passati all’Ungheria, regione famosa per il Tokaji Aszu, il vino degli zar
La celebrità del Tokaji ha purtroppo un po’ oscurato la viticoltura ungherese che invece offre numerose proposte di rilievo
I vitigni tipici di questo territorio sono svariati:furmint, harslevelu, olaszriesling, juhfark, , kekfrankos e tanti altri, a dimostrazione di un varietà ampelografica davvero notevole.
In degustazione
Tokaj Nobilis Barakonyi Harslevelu 2017
Zona Tokaj
Vitigno Harslevelu
Maturazione acciaio
13.5% in alcol
La discussione si è poi spostata in Slovacchia dove, oltre a una limitata produzione di Slovakian Tokaji, è possibile trovare gli interessanti Orange Wine che, grazie all’azione ossidativa sapientemente gestita dalla maturazione in anfora, presentano un colore arancio luminoso e intenso, oltre a intriganti note organolettiche di complessa e articolata lettura.
In degustazione il sorprendente
Slobodné Vinárstvo, Oranzista 2020
Zona Slovacchia
Vitigno Pinot gris
Vinificazione in Cemento e Qvevri
Alcol 13%
La Grecia è spesso penalizzata per i suoi vini Retsina, i famosi aromatizzati conosciuti per lo più dai turisti. In realtà qui vengono prodotti vini assai interessanti, come per esempio l’assyrtiko delle isole egee, che gode di una particolare tecnica di coltivazione: le viti vengono fatte crescere a forma dui cesto, in modo da lasciar maturare solo i grappoli interni che, in questo modo, sono protetti dal maltemi, vento che tutte i pomeriggi imperversa verso sud. Un vero spettacolo per gli occhi.
Vini delle isole, quindi, caldi e sapidi.
In degustazione
Hatzidakis Skitali 2019
Zona Santorini
Vitigno Assyrtiko
Maturazione 12 mesi in cemento
aIcol 14,5%
La Transilvania è un altopiano circondati dai Carpazi, nel cuore della Romania. Una regione fredda e con forti escursioni termiche dove uve bianche come il muscat ottonel, la grasa e la fateasca alba possono esprimere grandi livelli di qualità. Ma è la bacca nera fateasca neagra che degustiamo e che ci sorprende non poco per la sua vibrante e intensa anima.
In degustazione
Lechburg Feteasca Neagra 2020
Vigno feteasca neagra a bacca nera
Zona Transilvania
alco13,5%
Infine, dall’altro lato del Danubio, la Bulgaria è uno dei luoghi dove il vino si produce da più tempo ma anche dove la prima impresa privata locale risale solo al 1994.
Con l’entrata, nel 2007, nella comunità europea molti sono gli imprenditori che hanno deciso di investire in queste terre, e questo sta facendo venire fuori il grande potenziale della regione.L’imprenditore piemontese Edoardo Miroglio, in particolare, punta molto su uno dei vitigni più interessanti, il mavrud, ormai da molti soprannominato il sangiovese bulgaro.
In degustazione
Edoardo Miroglio Mavrud 2016
Zona Bulgaria
Vitigno mavrud
Alcol 13%
Maturazione in cemento
Ospite della serata Gabriele Andrasoni, importatore di vini della Romania che ha voluto essere presente per ringraziare l’interesse verso questi paesi ancora troppo poco trattati.
Non poteva mancare la cucina di casa Pagliuca: le mitiche pizze hanno aperto la serata mentre, in chiusura, una indimenticabile porzione di pasta al forno di Raffaella Verde, resident chef, ci ha fatto testare gli abbinamenti migliori
I temi e le degustazioni della serata hanno lasciato spazio a sorprese, numerose sono state le discussioni sulle analogie e similitudini con i vitigni più noti.
Insomma, tutto questo ha scalfito un po’ di pregiudizi intrigandoci e amplificando il nostro interesse e la nostra curiosità.
Franco De Luca, con sguardo curioso, è stato capace di portare gli avventori in un viaggio straordinario, sicuramente unico, che ha arricchito ognuno dei partecipanti, svelando mondi finora troppo ignorati dalla viticoltura mondiale.
Ci si augura che questo sia solo l’inizio di un cammino volto ad approfondire ancora di più la viticoltura di questi affascinanti e, per molti, ancora misteriosi, paesi dell’est.
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