di Cristina Varchetta
Tra due mesi uscirà il nuovo “Rapporto sul Turismo Enogastronomico” stilato dalla Dott.ssa Roberta Garibaldi, esperta di turismo e cultura, docente presso l’Università degli Studi di Bergamo e autrice di numerosi libri e saggi sul tema.
Da oltre 20 anni presenza di spicco a livello nazionale che internazionale, è considerata, oggi in Italia, la massima esperta nel settore.
Nel mese di maggio uscirà il nuovo rapporto sul Turismo Enogastronomico 2023. Quali sono le novità sostanziali?
Gli aspetti più interessanti che sono emersi nel nuovo rapporto sono
Il turismo enogastronomico in montagna:
– Oltre il 90% degli intervistati, senza distinzione tra la popolazione femminile e quella maschile, ha intenzione di unire l’ esperienza in montagna con le degustazioni che si possono provare nel territorio. In particolare, il 68% circa vuole degustare in un ristorante locale i piatti tipici del luogo prescelto e più di un intervistato su quattro ha previsto la visita a un ristorante o un bar storico durante la permanenza in montagna.
– Il turista è sempre più aperto a nuove esperienze. La più “gettonata” è la visita a un’ azienda agricola (24%) e a seguire troviamo i caseifici (23%) e le cantine (22%). Tra i maschi si nota una particolare predisposizione a organizzare visite nei birrifici, mentre le donne sono attratte in maggior misura dalle fabbriche di cioccolato.
Il turismo della birra:
– Negli ultimi tre anni, nonostante la pandemia, quasi un viaggiatore su cinque ha visitato un birrificio o ha partecipato a un evento legato alla birra. In particolare, il 21% dei turisti di sesso maschile ha visitato uno stabilimento di produzione di birra.
– Quali nuove proposte vorrebbe trovarvi? Il 65% considera fondamentale l’ abbinamento tra la birra prodotta all’ interno della brewery e i piatti del luogo. Il 66% del campione maschile e il 63% di quello femminile vorrebbe acquistare le birre dell’ azienda a prezzi interessanti. Il 56% degli intervistati vorrebbe avere la possibilità di vivere una giornata come mastro birraio per provare a produrre la birra; stessa percentuale per un’ altra experience come quella vissuta all’ aria aperta tra luppoleti e campi d’ orzo.
Da dove nasce l’esigenza di creare un Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano?
Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano nasce dalla volontà di sensibilizzare le istituzioni e gli operatori del settore a livello nazionale, regionale e locale sul ruolo dell’enogastronomia nello stimolare lo sviluppo turistico dei territori, fornendo al contempo un supporto concreto per indirizzare le politiche e le azioni di tutti gli operatori. Contiene analisi, dati, ricerche inedite e contributi di autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, attraverso cui viene offerta una panoramica del turismo enogastronomico a 360 gradi: dallo studio del comportamento del turista all’analisi quantitativa dell’offerta a tema a livello nazionale e regionale; dall’osservazione delle dinamiche dell’intermediazione ai progetti e alle strategie di valorizzazione e promozione messe in atto a livello internazionale; dalla comprensione delle dinamiche di questo segmento turistico attraverso i Big Data alla visione dei principali esperti ed operatori del comparto.
Quali saranno i temi del nuovo anno sul turismo enogastronomico?
Il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2023” avrà un focus specifico sulla domanda, ossia andrà ad analizzare come si è evoluto il comportamento del turista, quali i driver di scelta, quali le experience fruite e desiderate, con focus specifici sulle verticali (olio, vino, birra) e sul tema della sostenibilità. Come ogni anno i principali trend saranno riassunti in un rapporto ad hoc, che conterrà contributi di importanti esperti
nazionali ed internazionali.
Di cosa, secondo Lei, le cantine hanno bisogno per creare un’offerta enoturistica che sia al passo con i trend?
Il vino è un importante driver per lo sviluppo del turismo, abbiamo visto negli anni quanto le cantine siano passate dall’essere luoghi di produzione a vere e proprie attrazioni turistiche. La scoperta e la degustazione delle produzioni vinicole locali sono centrali nella winery experience. L’acquisto di vini (indicato dal 73% dei turisti italiani), la degustazione (71%) e l’assaggio di piatti ricercati in abbinamento alle produzioni dell’azienda (67%) rappresentano oggi le proposte più gradite. Essendo il pubblico sempre più generalista e trasversale (per età, provenienza, …) ecco che le cantine hanno iniziato ad arricchire la propria offerta creando nuovi abbinamenti. Partiamo dalla cultura, con il 64%
dei turisti italiani che desidera partecipare a proposte che abbiano il vino (ed il cibo) con l’arte ed il 62% con la musica. Passiamo al well-being, sempre più attenzionato dia viaggiatori del Belpaese: il 46% ricerca proposte di trekking e/o jogging nei vigneti, il 46% attività di rilassamento (quali corsi di yoga, ad esempio), il 51% trattamenti di benessere. Un altro abbinamento assai apprezzato è quello con il cibo. Il 75% degli
italiani vorrebbe svolgere un picnic nei vigneti, il 62% cenare in questi luoghi, il 68% trovare un ristorante in cantina.
Oltre alle precedenti, vi sono quelle proposte che permettono di entrare a pieno contatto con i territori.
Pensiamo, ad esempio, agli hotel a tema vino, con il 27% dei turisti italiani che vi ha pernottato ed il 48% che vorrebbe farlo. Così come al “glamping”, un campeggio di lusso in questo caso immerso nei vigneti: anche qui il desiderio è alto (25%), sebbene la fruizione minore a casa della minore diffusione (dati: “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021”).
Si parla sempre più di Turismo enogastronomico e sostenibilità. Le cantine italiane rispettano questo
aspetto di sostenibilità? In che modo un’azienda può fare enoturismo sostenibile?
Le cantine italiane già si connotano per progetti ed iniziative che mirano a massimizzare i benefici per i dipendenti, la comunità ed il territorio in cui operano. Alla forte attenzione per l’ambiente si sta aggiungendo una dimensione sociale. Ecco che aziende vitivinicole iniziano a dare maggiore enfasi all’elemento della sostenibilità nei loro format, trasformando l’esperienza di viaggio in un momento educativo. I turisti sono pronti, ricercano la sostenibilità, la ritengono un driver di viaggio. Oggi chi viaggia per vino (e per cibo) desidera partecipare ad esperienze che si connotano sia per un approccio green che per l’essere responsabili socialmente. Quest’ultimo aspetto della sostenibilità, meno attenzionato, è particolarmente apprezzato con il 71% dei turisti italiani che si dichiara più propenso a visitare un’azienda di produzione se questa ha in essere progetti di sostegno alla comunità locale. Oltre a proposte che prevedono degustazioni a base di prodotti locali, la sostenibilità può declinarsi anche in attività a stretto contatto con i produttori (apprezzate dal 66% degli italiani), ad esempio la vendemmia turistica; o proposte all’aria aperta a basso impatto ambientale (58%), quali wine trekking, tour in bicicletta, e-bike, MTB tra i vigneti, …. (dati: “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021”).
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