di Adele Munaretto
Lucia Pintore: sommelier, relatore AIS, produttrice e prima donna a vincere il concorso come Miglior Sommelier d’Italia.
Lucia, come ti sei avvicinata al mondo del vino?
Devo dire che inizialmente non ero affascinata dal vino, bensì preoccupata! Mi sono trovata a lavorare casualmente nel settore, svolgendo attività per un’enoteca regionale gestita dal Presidente dei sommelier AIS Sardegna, Filippo Deidda, e nel ristorante al Corsaro di Cagliari di sua proprietà.
Trovandomi impegnata in questa enoteca, mi resi subito conto di non sentirmi all’ altezza, pensai all’inizio di rinunciare al lavoro, invece lui mi propose di iscrivermi al corso AIS in partenza a Cagliari. È così che iniziai.
Di che anno parliamo?
1981. In quegli anni si sosteneva l’esame per passare ogni livello, io studiavo molto perché ci tenevo a non fare brutte figure, ma questo mi ha fatto appassionare allo studio e all’approfondimento e a lavorare sempre di più nel settore.
Mi sono abilitata alla professione il giorno in cui mi fu comunicato che Filippo Deidda tra l’altro un personaggio straordinario della ristorazione sarda e cagliaritana, era in punto di morte. Dopo l’esame andai a trovarlo, ero molto dispiaciuta, a pensarci ancora mi commuovo. Gli chiesi cosa stesse succedendo e lui con un filo di voce mi disse: “Sono stanco, non posso parlare molto, ma Lei mi deve giurare che adesso farà anche il concorso miglior sommelier d’ Italia. Me lo giuri perché sono sicuro che Lei vincerà”.
È incredibile!
Mi emoziono ancora, perché improvvisamente mi sentii investita di una responsabilità che non avrei voluto avere. Non mi sarei mai cimentata in questo, ma lui credeva così tanto in me. poi me lo aveva fatto promettere e a me è stato insegnato che la parola data vale più di uno scritto.
E così mi trovai a studiare per il concorso. Lui aveva ragione…e io vinsi!
Raccontaci del concorso…
Mi trovai a 26 anni con questo campionato “Miglior sommelier d’Italia”. Indubbiamente sono sempre stata una persona combattente perché comunque sono figlia di gente battagliera, quindi una volta che c’ero, mi dissi che ce l’avrei messa tutta per non sfigurare, e l’impegno profuso mi portò in finale, addirittura con due piemontesi di cui uno dei due era un’altra donna.
Mi dissi: “E no scusa, il Regno di Sardegna era stato annesso al Piemonte ora mettiamo le cose a posto!”
Scherzo ovviamente, però ricordo mi trovai veramente con una grinta fuori misura. Ed è così che vinsi.
Quindi sei andata la prima volta, hai tentato questo concorso e lo hai vinto?
Sì, era il 1987, mi preparai come se fosse una laurea, reduce da studi continui mi diplomai credo a febbraio e a ottobre partecipai al concorso. Da quel momento non ho più interrotto.
Intanto continuavi a lavorare in enoteca?
Sì, continuavo a lavorare in enoteca ma svolgevo maggiormente la libera professione. Chiaramente dopo il titolo, anche se non erano i tempi di ora e non c’era internet, la vittoria fece molta notizia. Nessun campionato era stato ancora vinto da una donna, e ti dico non solo che non ci furono favoritismi, ma neanche ostacoli da parte dei colleghi uomini. Dopo il concorso mi sentii incoraggiata a proseguire in autonomia. Aprii una partita iva con la dicitura “Sommelier” che per quegli anni probabilmente era una anomalia. Ricordo ancora il giorno in cui mi presentai alla camera di commercio; l’impiegata continuava a dire che questa attività non esisteva nei registri. Le dissi, forse bluffando, che avevo tanti colleghi in altre regioni che avevano questa iscrizione e dopo varie insistenze ottenni quello che più desideravo: la mia libertà e indipendenza professionale. Con la libera professione ero consulente di aziende vitivinicole per gli enti pubblici e consorzi non solo in Sardegna, ma in giro per l’Italia.
Invece la carriera in AIS?
Automatica! Perché è da lì che ho iniziato. La carriera politica però non mi interessava, non mi sono mai sentita un buon politico. Sono stata segretario regionale dell’AIS, poi delegato di Cagliari e ho affiancato sempre il Presidente. Non mi andava di fare il presidente, anche perché in Sardegna ve ne erano di eccellenti, per cui per me era già bellissimo poter avere a che fare con loro ed essere d’aiuto. Invece dagli anni ’90 ho fatto parte della commissione didattica nazionale e fui uno dei cinque commissari d’esame abilitati. Faccio parte del team che da allora esaminava i relatori AIS, eravamo molto esigenti e le preparazioni dei candidati erano di altissimo livello.
Ricordi quando hai cominciato come relatore?
Non vorrei sbagliarmi, ma non era passato molto dalla mia abilitazione, dovendo studiare per il concorso d’Italia, successivamente mi ritrovai a rappresentare l’Italia nel 1989 per il concorso mondiale a Parigi, poi nel 1992 il concorso Europeo a Reims e di nuovo il concorso mondiale a Rio de Janeiro, pertanto per me era normale studiare ed approfondire gli argomenti. Tra i concorsi e il lavoro preparavo anche le lezioni, conformandole all’AIS, mi sono così abilitata in diversi argomenti. All’inizio facevo da jolly, allora non eravamo tantissimi e molti provenivano da fuori regione; poteva sempre esserci un aereo in ritardo o che non partiva, e io ero pronta in sostituzione. Contemporaneamente venivo chiamata in altre regioni a parlare di Sardegna e questo per me è stata una grande soddisfazione e grande stimolo poiché ogni volta che vengo chiamata fuori regione è come una sfida, sembra di prepararmi nuovamente per un concorso. Ogni volta non conosci la platea, quindi è importante essere stimolante e sapersi adattare all’aula, senza essere ripetitiva e non rendere noioso il tuo percorso. Comunque, considera che non ho mai tagliato il cordone ombelicale con la Sardegna, insegno in molti corsi anche lì, ed è come se mi riconoscessero questo ruolo che ho sempre avuto da quando ho iniziato, quando in AIS eravamo come pionieri.
Ad un certo punto ti sei trovata dall’altro lato, di chi non solo comunica il vino, ma lo produce anche.
Alla fine degli anni novanta andando su e giù per l’Italia arrivo anche in Campania, in quegli anni il presidente era Tonino Aversano, professionista di alto livello, ci conoscevamo bene e mi chiamava spesso per le lezioni. In Campania, nelle cantine di Caggiano conobbi per la prima volta mio marito (Angelo Antonio Valentino) che allora era l’enologo dell’azienda, da li tornai a casa e non ci rivedemmo più. Dopo qualche anno ci siamo rincontrati e in tre mesi sposati. Sono passata da “Piacere e Arrivederci” a un matrimonio dopo appena tre mesi di frequentazione! Il matrimonio ha comportato il mio trasferimento in Campania, all’inizio era lui che voleva trasferirsi in Sardegna ma allora il mercato per il suo lavoro era saturo, io invece era abituata a essere in giro e salire e scendere da aerei, quindi per me cambiava poco. Mi sento di dire però che chi produce il vino non sono io, ma lui. Io ho sposato un produttore, non sono produttrice, io sono una comproprietaria. Per la stima che lui ha nei miei confronti ha voluto che fossi l’amministratore dell’azienda. Ma non diciamo sciocchezze: “Il Vino lo fa lui!”
L’idea di aprire un’azienda propria però è stata di tutti e due?
Era il 2016 ed eravamo in spiaggia in Sardegna e a un certo punto ci arrivava la notizia di una medaglia per un vino realizzato da lui, a quel punto ho detto a mio marito: “Ma quando è che la smetti di vincere premi per gli altri e non fai qualcosa anche per la tua famiglia?” Lui mi disse che se non scherzavo potevamo farlo e cosi ci ritrovammo a passare le vacanze ordinando botti e fare spazio per la cantina, a luglio eravamo dal notaio per registrare l’azienda, ad ottobre la prima nostra vendemmia.
Tutto così repentino?
Ma scusa, poteva essere che ho impiegato tre mesi per sposarmi, in due anni ho avuto due figli e poi avrei dovuto impiegare più tempo per realizzare un lavoro?
E poi io sono così, se mi devono convincere a fare una cosa vuol dire che non fa per me, ma se invece decido…
Il tuo percorso è ricco, pieno di soddisfazioni professionali e personali, oggi cosa pensi di te?
Ho fatto tante cose e senza tregua, talmente tante che a volte ne dimentico. Sono un’anima ribelle, poco accomodante e soprattutto molto schietta. Non va bene per molti, ma non devo piacere a tutti.
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