Di Maria Grazia Narciso
Al centro del Vomero, al riparo dalla confusione e dal rumore, in una atmosfera internazionale dal cuore partenopeo trovi Opera Restaurant.
Sin dagli esordi il ristorante, declinazione fine dining del brand Opera, ha perseguito una strategia identitaria e di diversificazione rispetto all’offerta enogastronomica della città, puntando sulla cucina di Raffaele Campagnola, cresciuto a fianco di Gianluca D’Agostino, chef stellato del “Veritas” e su una carta di vini ampia e ricercata curata da “La Luna nel Bicchiere” di Steffen Wagner nella quale trovano posto etichette di vigneron italiani che ricercano la qualità in vigna e si riservano pochi interventi in cantina.
Anche il percorso di tea-pairing, frutto della esperienza di Riccardo Abruzzese, maître della struttura, racconta di una ricerca costante per offrire al cliente quella che qui si chiama “Opera Experience”, qualcosa cioè che si leghi in maniera indelebile alla memoria sensoriale degli ospiti.
La musica in sottofondo poi è sempre adeguata al tenore della location e contribuisce al mood rilassante che riconoscerai appena varcata la soglia.
La location è una delle leve più immediatamente percepibili del progetto. Studiata per offrire una suggestione sinestetica si caratterizza per la dialettica di materiali e texture, le nuances dei velluti in palette con l’ambiente, il sapiente gioco di specchi e luci calde. Trenta posti a sedere ripartiti su due piani e al centro l’Albero della Vita, a catalizzare sguardi e separare gli ambienti.
Agli ospiti la scelta guidata tra i menù degustazione studiati dallo chef Campagnola: mare “Mediterraneum”, terra “Vita in Agris” oppure entrambe con “Opera Omnia”.
L’Ombrina marinata in salsa di soia, mozzarella di bufala, pane croccante, insalata di misticanza e centrifugato al cetriolo si sposa perfettamente con la bollicina delicata e soffice di “In Fermento” 2020, il metodo ancestrale da Verdicchio, Malvasia, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese della cantina marchigiana Accadía, un blend dal finale lungo, sapido e lievemente amaricante, mentre l’ Uovo poché, vignarola, fonduta di provola e tartufo nero, gioca le sue carte con il Pinot Grigio Collio Doc 2021 di Edi Skok, cantina Friulana appena approdata a Napoli. Un’ autentica chicca.
La Mesca Francesca, piselli, limone e riccio di mare, è un mare-terra sotto le mentite spoglie della semplicità accompagnato dal “Murgentia Bianco” IGT Terre Siciliane 2020 di Tenuta Valle delle Ferle, un inconsueto Nero d’Avola in blend con il Frappato vinificati in bianco, cui fanno da controcanto i Mezzi paccheri, ragù di seppie, peperoncini verdi e datterini, con il Fiano del Sannio Doc 2016 di Rossovermiglio, sui lieviti per 8 mesi che al naso regala un elegante bouquet di fiori, agrumi e spezie.
Questo per gli amanti dei primi piatti. Quanto al secondo il delizioso Petto d’anatra, bieta e salsa ai frutti rossi abbinato al Tè Pu’Er Shengpu, Gu Shu, raccolto primaverile 2017 mantiene la promessa di un’ esperienza esclusiva. Il rito cinese è rispettato nei suoi passaggi salienti che devono tuttavia raccordarsi con i tempi della cucina, ma il risultato appaga vista e sensi.
Il dessert con Cheesecake ai frutti rossi, meringa, sablé croccante e gelato al limone chiude una serata piacevole e di gusto, sotto tutti i punti di vista.
Non è la prima volta che ceno qui. Frequento Opera Restaurant da quando è nato, conosco le premesse su cui si fonda, il talento, la dedizione e la disciplina di Raffaele Campagnola, la professionalità del maître Riccardo Abruzzese, gli sforzi profusi dalla proprietà per far fede a tutti gli oneri. Ma gli onori sono arrivati con l’ingresso nelle guide de L’Espresso e Gambero Rosso e le decine di recensioni positive da parte dei clienti, un mare magnum rispetto alle fake denunciate alle autorità competenti dai titolari del ristorante al centro di una vicenda di astroturfing che ha sottolineato quanto la relazione autentica con il cliente e la gestione proprietaria dei media siano l’unica strategia solida per non diventare vittima delle dinamiche della rete.
Opera ha tutte le carte in regola per superare anche questo ostacolo semplicemente perché qui si mangia e si beve molto bene.
That’s it. Fatelo sapere.
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