Di Maria Grazia Narciso
Il lusso è uno “state of mind”, nulla a che vedere con il denaro ma piuttosto con il senso del bello nella più alta accezione del termine. Per quanto mi riguarda eleganza, leggerezza, esclusività e gentilezza.
L’Hotel Santa Caterina, meta preferita dal jet set internazionale, in tutte le sue espressioni racconta la bellezza senza ostentarla ma con la fiera consapevolezza della propria missione, quella che le sorelle Gambardella, proprietarie e custodi di questo incanto, sintetizzano in due righe “Siamo nate per accogliere. Da sempre, da quando eravamo piccole, la nostra Famiglia si occupa di ospitalità, …amiamo così tanto ospitare e mostrare la nostra amata terra ai tanti visitatori che ogni anno vengono a trovarci!”.
La vocazione all’accoglienza si respira nell’aria, negli arredi, si percepisce nella affabilità autentica dello staff che sembra parte della famiglia. Vivo il lino bianco delle camicie, le mascherine iconiche di tessuto maiolicato, il tono di voce pacato come una presenza identitaria, attenta e mai invadente.
L’Hotel, annoverato nella lista de “The Leading Hotels of the World” con le sue 66 camere e suite affaccia a picco sul mare, colorato dalle tipiche ceramiche di Vietri e profumato dai limoneti e dagli orti. Amalfi, con il suo splendido e celeberrimo Duomo, dista solo 1 km. Questa villa liberty del 1880 ai primi del Novecento viene ristrutturata da Crescenzo Gambardella per farne un albergo-casa di sole sei camere con l’idea di far vivere la costiera amalfitana agli ospiti in un luogo intimo, dal fascino personalissimo e dal lusso discreto.
La famiglia Gambardella, ora alla quarta generazione, preserva con cura e amore il parco secolare che circonda l’Hotel e che ospita varietà rare di piante e fiori come la palma nana o la Woodwardia radicans, un particolare tipo di felce. I giardini, gli orti, le limonaie e gli aranceti sono incastonati a terrazza nella roccia, con una vista da trattenere il fiato e una suggestiva discesa privata al beach club. Nel corpo principale dell’albergo è ospitata la SPA, mentre gli spazi si dispongono su un doppio livello; le proposte e i pacchetti per la remise en forme, come il massaggio al limone “Oro di Amalfi” sono di irresistibile appeal.
Il re-opening 2021 vede soluzioni ideali per tutte le esigenze e desiderata al fine di consentire una esperienza totalizzante al Santa Caterina per chi non l’ha mai vissuta o volesse ripeterla. Politiche di cancellazione flessibili, tariffe agevolate, pacchetti esperienziali e totale sicurezza sono le iniziative messe in campo da questo gioiello della Costiera che rilancia anche la proposta enogastronomica, fiore all’occhiello dell’Hotel con la Stella Michelin conquistata nel 2019 e riconfermata.
Il Ristorante “Al Mare”, ospitato dalla ombreggiata terrazza con la totalità dei tavoli vista mare, propone una cucina mediterranea fatta di grigliate di pescato del giorno, pizze cotte nel forno a legna, paste fatte in casa dallo chef e piatti freschi di stagione.
Nel Ristorante “Glicine”, fine dining, aperto a cena con piano-live, lo chef Giuseppe Stanzione, splendida Stella Michelin, dà spazio al suo talento creativo presentando piatti in cui la ricerca e l’innovazione si esaltano ma mai a discapito della tipicità. Lo chef suggerisce per il percorso Degustazione esaustivo la Grande Carte di undici portate denominata “ I Classici”che ripercorre i suoi tre anni al Santa Caterina, una opera omnia assolutamente da non perdere. Ma per chi vuole decidere da sé può attingere ad una carta più piccola, estrapolata dalla Grande Carte, e ordinare secondo preferenza. Le proposte per vegani, vegetariani e celiaci hanno, inutile sottolinearlo, pari lignaggio.
Il suggestivo Bar Bistrot La Terrazza completa l’offerta food con light lunch realizzati con materie prime di eccellenza come il club sandwich e insalate dell’orto di casa, hamburger di scottona, tartare di pesce accompagnati da etichette prestigiose o da fantastici cocktail studiati ad hoc per il pairing.
Le tre cucine, oltre al servizio in camera e in spiaggia, sono sotto la diretta gestione di Chef Stanzione che sovraintende ad una brigata di 19 persone.
La carta dei vini è ampia e strutturata, curata e presentata con competenza ed eleganza da Luca Amato, sommelier AIS. Sarò di parte ma è estremamente piacevole dialogare con un collega così preparato e innamorato della professione. La selezione minuziosa delle eccellenze vinicole italiane esalta quelle del territorio alla stessa stregua di quelle internazionali. Un focus particolare è dedicato alle bollicine italiane, insieme alle immancabili francesi, disponibili nei diversi formati. Ambedue i ristoranti sono aperti anche al pubblico non residente in ottemperanza alla normativa anti COVID-19.
Oggi il sole non ci regala il massimo di sé ma qui tutto risplende di luce propria. Le sorelle Gambardella che ci fanno dono della loro compagnia, gli ospiti dell’Hotel che si muovono a proprio agio tra le scale, i vialetti nella vegetazione e gli ascensori. Un tempo lento, morbido, suadente.
Il benvenuto del maître Domenico Mansi e dell’Head Sommelier Luca Amato, che si muovono con leggiadria tra i tavoli raccontando piatti e abbinamenti, mette in secondo piano la tavola imbandita ma veniamo presto rapiti dall’ entrée presentata su una composizione scultorea sui cui elementi, di diversa forma, sono adagiati una spugna di bietole con acciughe, burro e finger lime, un latte cotto di mandorla con crumble di mandorla, un mini pan brioche con cipollotto, crema di parmigiano e tartufo e un’oliva ricostruita con carbone vegetale e farcita con formaggetta di bufala. Scelta in accompagnamento una bollicina fortemente rappresentativa del territorio campano, “Trentapioli” Brut Asprinio d’Aversa DOC di Salvatore Martusciello.
Da qui in poi impossibile fare classifiche o attribuire preferenze se non per il semplice fatto che preferisco il pesce alla carne, ma non c’è nulla che non riordinerei un giorno sì e l’altro pure.
Superlativo il “Cocktail di astice, mazzancolle, scampo e gambero leggermente scottati alla griglia con ketchup affumicato, piennolo giallo del Vesuvio ed estratto di corallo”. Un delizioso ed intrigante concentrato di profumi, sapori e consistenze senza soluzione di continuità tra mare e terra.
Segue una incursione di terra con piatti freschi e leggeri: “Tartara di manza podolica, ricotta in salvietta, nocciola di Giffoni e tartufo nero” e “Bottoni di galletto ruspante, cremoso di stracchino di bufala fondente ed erbe amare, tarassaco e cicoria”.
Poi ritorna inesorabile il mare, a mio avviso protagonista di diritto in questo scenario, con un’indimenticabile “Riso di semola con granchio reale, aglio orsino, olio, peperoncino e pane croccante” a cui fa seguito un delicatissimo “Rombo con acetosella e gelato ai ricci di mare”.
L’ Irpinia Falanghina DOC, Agricola Bellaria, proveniente dai vigneti di San Mango sul Calore, in provincia di Avellino e il Furore Bianco “Fiorduva” di Marisa Cuomo danzano disinvoltamente con i piatti. Il “Predessert con ricottine di bufala e lampone” apre la strada all’apoteosi del limone con lo “Sfusato Amalfitano ricostruito, farcito con mantecato di crema al limone e marmellata di limone, servito con sorbetto al limone e menta piperita e crumble al limone” accompagnato da Mel, vino bianco passito delle Cantine Caggiano, un blend di 70% Fiano di Avellino e 30% Greco di Tufo, per celebrare fino all’ultimo il territorio. Il Pane sorprende tanto quanto le preparazioni, proposto nelle varianti ai grani antichi, ai 5 cereali, o tradizionale rimanda al fascino dell’essenziale e con il mare sullo sfondo riconcilia l’essere umano con l’universo.
Poi che dire, coccole infinite tanto da lasciarci il cuore e uno struggente desiderio di tornare.
Foto di Maria Grazia Narciso
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