Di Adele Munaretto
C’era una volta, una sommelier che aveva sentito parlare di un posto incantato non lontano da casa sua…
Un fiume era riuscito a scavare nella roccia aprendo un varco verso il mare. Quel varco maestoso diede vita ad un Fiordo ma non nei mari del nord, bensì nella Divina Costiera. Furore era il suo nome, forse perché quando ti rechi in quel luogo un moto appassionato ti si muove dentro. La sommelier sapeva che in quel “paese che non c’è” il Dio Bacco aveva ordinato alle viti di nascere dalle rocce e tanto tempo dopo le mani sapienti di un uomo e una donna avevano saputo creare dalle uve un nettare famoso in tutto il mondo.
Le cantine Marisa Cuomo sono un omaggio a questa terra sospesa tra cielo e mare. Una realtà familiare ti accoglie per svelarti il lavoro, ti accompagna nei terrazzamenti adagiati sulle rocce e ti racconta del minuzia per creare una gamma di vini estratti da uve autoctone che vivono abbracciate su questi dirupi. Aglianico, Piedirosso, Fenile, Ginestra, Falanghina e Ripoli si attorcigliano tra i filari e si tengono stretti sfidando le pendenze sulle rocce aguzze dando vita a 50mila bottiglie l’anno distribuite tra le DOC Costa D’Amalfi con le sottozone Furore e Ravello tra bianchi rosati, rossi e rossi riserva e il pluripremiato Fiorduva che spiccano per territorialità e persistenze e ad ogni sorso ti immergono in questo angolo divino, in questo borgo magico tra terra e mare. Lasciando Furore è inevitabile pensare che sia un arrivederci e colori e i sapori ti restano negli occhi e nel cuore.
Oggi vi ho scritto questa storia perché domani invece siate voi a desiderare di vivere questa magia fatta da natura, dei e uomini a pochi passi da casa.
Foto di Cosimo Orlacchio
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