Di Maria Grazia Narciso
Non so voi ma io, oggi più che mai, avverto un’intima necessità di raffinatezza, linearità, senso. Ed è quello che ho incontrato da Michelasso, in via Santa Brigida a Napoli, già all’ingresso, accolta dalla eleganza del collega sommelier Antonio Galileo (buon’ AIS non mente!) e dalla cordialità del maître Giorgio Zoccolella e di Laura Gambacorta, Ufficio stampa della struttura.
Un ambiente sobrio, raffinato, immediatamente fruibile sia nel dehor sia nelle sale interne distribuite su due piani. I preziosi pezzi d’arte retrò abbinati a elementi di design contemporaneo creano un ambiente pieno, ma mai saturo, di bellezza e personalità. Un luogo, mi viene da pensare guardandomi intorno, nel quale trovano refrigerio corpo e spirito. Dopo un’occhiata alle oltre 320 etichette della carta dei vini, superfluo dire che lo spirito ha trovato subito conforto. Carta nutrita, baricentro spostato sulla Francia con una interessante gamma di bollicine d’oltralpe.
Ma mi incuriosisce ancora il termine ART; appena conosco lo chef tuttavia capisco dove si nasconde l’X-factor. Di origini casertane Angelo Gravino ha un bagaglio di oltre vent’ anni di esperienza in alcuni dei migliori ristoranti stellati italiani, vedi Quattro Passi di Nerano (2 stelle Michelin), Oasis di Vallesaccarda (1 stella Michelin) e Rigoletto di Reggiolo (attualmente chiuso ma all’epoca 2 stelle Michelin) nonché Pasticceria La Caramella di Bologna. La passione per i dessert e per i dolci cresce accanto al Maestro Gino Fabbri e i fondatori della Pasticceria Gabbiano di Pompei.
Un imprinting unico il suo, che unisce la passione per la cucina, ereditata dalle donne di casa, ad un talento artistico innato coltivato al liceo artistico prima e all’Accademia delle Belle Arti poi. Ogni piatto è una esperienza sensoriale dove lo chef di volta in volta chiama in causa uno dei cinque sensi lasciando giocare e interagire tra loro quelli vicarianti. Angelo porta a sintesi colori, proporzioni, materie prime e materiali in vere opere d’arte che non vorresti mai scomporre. Il tutto con la gentilezza e l’ understatement di chi non l’ansia di dover spiegare chi è.
Oggi lo Chef per raccontarsi ha scelto di proporre come entrèe: Mini cannolo con tartare di spigola, Tartelletta salata, stracciatella di bufala, pomodori piccadilly e alici del Cantabrico (premio al miglior attore non protagonista), Mini bun con hamburger di ricciola e maionese vegetale, Bon bon di crostacei con maionese di polpo, Alice fritta farcita con ricotta di bufala e provola di Agerola.
Amuse bouche: fiore di zucchina farcito con ricotta di bufala, provola di Agerola, salsa di datterino.
La Primavera, il piatto che segue, senza tema di blasfemia è quasi un Kandisky tutto da gustare. Una coreografia di Crema di piselli, fave, asparagi, carote baby, zucchine baby, fagiolini, friggitelli, gazpacho di barbabietola, maionese di soia, maionese di mare, salsa di lamponi salata, scampo, triglia, polpo, gamberi, totanetto e germoglio di piselli. Champagne-pairing con Mandois Brut Zero 2019.
Con La Mozzarella in zuppetta di mare l’aspettativa si alza e trova adeguata risposta in un piatto solo apparentemente semplice esaltato dal Greco di Tufo Pietracupa 2019: Salsa di mozzarella cotta a bassa temperatura, capasanta, spigola, calamarella, julienne di seppia al lime, spuma di cocco.
Da annotare nei MUST HAVE La Pasta mista rivisitata in chiave “fine dining” con crema di piselli, julienne di seppioline al lime, spuma di cocco e polvere nera, che gioca in bocca con il Fiano di Avellino 2017 di Guido Marsella.
Il pescato, proposto come secondo piatto, è l’apoteosi dell’ olfatto, il primo senso a godere dei profumi mediterranei dell’alloro e del mirto spontaneo raccolti in una ciotola di radica di ulivo creata ad hoc per lo chef da Cataldo Amitrano, artigiano di Massa Lubrense. La Spigola di mare con gambero cotto su pietra di mare è adagiata su pietre provenienti dal litorale della Costiera, previamente riscaldate in forno per raggiungere la temperatura di 200° C. In abbinamento ancora Champagne, Victor Hugo 2008 – Mandois.
Scavalliamo con un sorbetto delizioso al basilico per arrivare al Semifreddo di amaretti con cialda di cacao croccante accompagnato dallo Sherry Pedro Ximénex Don Zoilo 12 anni.
Quella che trovi da Michelasso è una cucina raffinata ma sostenibile, naturale e rispettosa dei ritmi della natura, fatta di materie prime selezionate in base alla stagionalità, con un occhio di riguardo per i piccoli produttori locali, soprattutto del Cilento e dell’alto casertano. Il pesce viene pescato da piccole imbarcazioni e da pescatori attenti e consapevoli della grande fragilità dell’ambiente marino.
Per dovere di sintesi è stata, e sono certa che sarà ancora, una esperienza appagante in tutti i sensi …..o per tutti sensi.
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