Di Maria Grazia Narciso
In effetti stiamo facendo un po’ di chiasso, siamo in undici, previdentemente imbavettati ed eccitati dalla zuppa di cozze che Mateusz, naturalizzato Matteo ci porge, impiattata talmente bene da rendere sacrilego l’assalto.
Accanto a noi una coppia di turisti, lui e lei, delicatissimi e Deo gratias senza cellulare in mano. Si parlano e forse ci ascoltano, poverini, impossibile esimersi! Ma buon per loro, perché decidono di ordinare quello che mangiamo noi, la zuppa di cozze made in Campania con cozze flegree, pomodori tondini, scampi e polpo freschi, olio e.v.o., crostini di pane fatti in casa, pure questi stregati, e peperoncino q.b. e per me la b. è perfetta.
Dai loro volti deduciamo che sono stregati anche loro, sorridiamo e ce lo diciamo con gli occhi.
Nomen omen, ci sarà un motivo se questo posto si chiama “La Mela Stregata”, ma mi direte, che c’entra la mela?
Eva, Eris, Guglielmo, Steve e la Grande, the city that never sleeps, sono diventati famosi semplicemente perché il mondo ancora non sapeva di Santa Di Mauro e della “sua” mela. Nomination di diritto nel gotha delle mele quindi per “La Mela Stregata”, il dolce di casa, piatto identitario che dà il nome al locale, creato dalla chef che si è divertita a giocare con i segreti della cucina della sua nonna. Un fagotto di pasta sfoglia delicatissima, con burro q.b. e non chiedete q., mela annurca Igp, crema pasticcera e amarene. Una autentica delizia che è possibile anche ordinare e portare a casa magari per sorprendere i propri ospiti.
La Mela Stregata è a Napoli da pochissimo, dopo anni di attività a Lusciano, dove la chef resident è Santa. Qui invece cucina lo chef Salvatore Sacco ma l’addizione è commutativa, invertendo l’ordine il risultato non cambia.
Per onestà intellettuale devo dire che al nostro stato di beatitudine hanno contribuito la Falanghina Brut Tefrite Cantina Telaro e il Caprettone Emblema 2018 Vesuvio Dop delle Cantine Olivella.
E poiché il giorno dopo l’incantesimo è svanito e quindi bisogna che ritorni in via Arcoleo per rinnovarlo, riesco a ricordarmi nitidamente anche il resto del menù, che non per demerito ma ubi maior, snocciolo per ultimo: carpaccio di baccalà agli agrumi e pepe rosa con chips di mela annurca, mantecato di baccalà con scarola liquida e crostone di pane cafone, Tre “B” – Baccalà, barbabietola e bacon croccante, spaghetti con baccalà e panura saporita.
C’è una cosa tuttavia ancora più dolce della Mela e ancora più “stregante”: il sorriso di Santa. Quanto ad Antonio, attento e cortese padrone di casa, speriamo che accolga il suggerimento e si organizzi con il delivery. Così mi abbono.
Foto di Gabriella Imparato
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