Di Maria Grazia Narciso
In una Napoli da bere, via dai ritmi accelerati pre-natalizi finalmente trovo rifugio, è il caso di dire, ne “La Tana del Gufo”, un piccolo wine bar aperto da settembre scorso in via San Gennaro al Vomero. Stasera si degusta e si disserta di vino ma anche di itinerari possibili e percorribili visto che ho accanto tre amabili guide turistiche della Regione Campania.
Attorno al tavolo siamo un po’ più di quindici, con i padroni di casa, i fratelli Libera e Giuseppe, il produttore, Salvatore Gaeta e Steffen Wagner, filosofo, tedesco di origine ma ormai tutto nostro, sommelier e degustatore AIS della delegazione di Napoli.
Il viaggio è in Irpinia, a Castelvetere sul Calore, nella giovane cantina di Salvatore e Bruno Gaeta, sulle tracce dell’Aglianico e delle magistrali interpretazioni che ne ha voluto dare l‘enologo Vincenzo Mercurio. Cinque i vini in degustazione: il Rosato Campania Igt 2018, una mini verticale di Campi Taurasini Doc 2015, 2014, 2013, denominazione ritenuta a torto “minore” e il Due Cape Taurasi Docg 2015, ma non esattamente in quest’ordine.
“C’era una volta”……. un ettaro di terreno con annesso rudere sul colle di Castelvetere, a circa 450 metri sul livello del mare. Salvatore, dentista di professione, lo compra con l’intenzione di costruire una casetta in campagna per trascorrervi il fine settimana.
“Poi – racconta Salvatore- mi sono innamorato della biodiversità, del bosco, del ruscello e ho comprato altri appezzamenti. Mio fratello Bruno, che è un appassionato di viticoltura, mi ha fatto conoscere il dott. Mercurio. Nel 2008 sono stati puliti i terreni, fatti i drenaggi e nel 2009 abbiamo impiantato il vigneto di solo Aglianico. Siamo partiti con l’agricoltura biologica e nel 2017 è nata la cantina”.
Il vigneto è un ecosistema complesso in grado di ospitare numerose forme di vita utili a contrastare in maniera integrata le malattie funginee. A tal fine in vigna sono state inserite le arnie, introdotte le coccinelle e piantate rose in corrispondenza di ogni filare. La scelta di certificare questa conduzione è un atto di coraggio e di forte identità perché non lascia liberi di ricorrere a trattamenti sistemici in caso di necessità.
Già nel mezzo del racconto di Salvatore, con il rosé nel bicchiere, le domande dei commensali si sono moltiplicate a dismisura, esplorando aspetti tecnici, cimentandosi con l’analisi sensoriale, reclamando chiarimenti di metodo.
Un laboratorio divertente e divertito, curioso e studioso, rapito dalla narrazione di Salvatore e dalla conduzione didattica ma leggera di Steffen, che ad un certo punto si fa venire il dubbio sulla deriva supertecnica che sta prendendo la dissertazione e chiede: “Se vi annoio me lo dite?’” Si è sollevato un “ NOOOOOOOOO”, è interessantissimo, continua”!
E quindi prima di approcciare i rossi si è analizzato il ruolo del rosé nell’enologia, nell’immaginario collettivo, nei mercati, si è presentato l’ Aglianico nella sua plurale maestà, mappandolo nel territorio attraverso il concetto di terroir e la definizione di denominazione, approcciandolo attraverso le interpretazioni enologiche e attraversandolo cronologicamente lungo le annate.
Ho la tentazione di raccontarvi tutto ma ne verrebbe fuori un trattato, quindi desisto.
Non ci crederete, ma potenza dei vini De’ Gaeta, al terzo calice eravamo alla polimerizzazione dei tannini, alla differenza tra i legni, alle tolleranze nella misurazione del grado alcolemico.
Livello avanzato. Merito della platea? Dei relatori? Del Vino? Che importa.
Siamo andati tutti a casa con un bel regalo: la avvincente storia di Salvatore, Bruno e Vincenzo, sintesi di passione e competenza, (la rileggeremo in loco perché ci siamo dati appuntamento in cantina la primavera prossima), la coinvolgente narrazione di Steffen, il contesto ospitale e generoso di Giuseppe e Libera che hanno allietato la serata con due piatti della tradizione napoletana, il sartù di riso e la parmigiana di melanzane e la loro cortesia.
Una bella Tana quella del Gufo dove tornare per ritrovare il gusto delle chiacchierate intime, davanti ad un buon vino e cose buone da stuzzicare, per cui tenete d’occhio il calendario.
“E poi – come dice Libera – il gufo porta fortuna!”
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