Di Maria Grazia Narciso

Sono indecisa. Da dove comincio? Dalle peculiarità del prodotto o dalla realtà aziendale, racconto della splendida accoglienza o mi soffermo sull’ampiezza di gamma? In realtà il focus è sulla new entry Jemma, ma ogni volta che abbozzo l’incipit negli occhi mi tornano loro, insieme, sorridenti e solidali. Una forza della natura, di questa natura.

Quando si affronta il tema della imprenditoria femminile il rischio della retorica è dietro l’angolo perché non è detto che l’essere donna sia, in termini professionali, sempre e comunque un valore aggiunto. A meno che non convergano in un unicum femminilità, intelligenza, intraprendenza, forza e determinazione. E poi fare impresa al femminile, in Calabria, è decisamente una “impresa”.

Come dicono loro “ne vedete tre ma siamo sei” perché quella di queste tre giovani donne è una straordinaria opera di team building, che tiene insieme mogli e mariti, ma anche i cognati tra loro, tutti in costruttiva dialettica con papà Giancarlo e mamma Antonietta.

Sono le sorelle Praino, a capo della riseria Magisa, una realtà di eccellenza del comparto agroalimentare calabrese, apparentemente fuori fuoco dal punto di vista territoriale. Non siamo infatti abituati a sentir parlare di riso al Sud quando invece la storia è ricca di tracce di risicultura nella piana di Sibari.

E’ ampio il bouquet di cultivar piantate nelle risaie di proprietà e in conduzione ma questo mese Maria, Giusy e Sara tengono a battesimo con noi il nuovo nato, il riso nero Jemma.

Il nome è legato convenzione con la LIPU, (Lega Protezione Uccelli) perché i piccoli delle cicogne bianche che nidificano in risaia sono nati durante il periodo di germogliazione del riso nero. Inutile dire che le “ragazze” hanno adottato il nido con tanto di certificazione.

Si può dire che Jemma è un riso 4.0, nato da una conversazione online intercorsa via Facebook 10 anni orsono tra Giancarlo Praino, discendente di una famiglia di imprenditori agricoli e l’esperto di genetica agraria Giandomenico Polenghi, a cui fu chiesto di creare una varietà adatta alla coltivazione nella piana di Sibari.

Il risultato è un riso Lungo A (classificazione Ente Nazionale Risi) a pericarpo nero, dalla forma semi affusolata e grossezza media, inconsueta per un riso nero, che durante la coltivazione sprigiona un aroma di popcorn. E’ garantita in esclusiva alla famiglia Praino per la coltivazione nei terreni di proprietà e la commercializzazione in Italia e all’Estero.

Questa bella storia ha inizio nel 2004 anno in cui a Vallepiana ,in provincia di Cosenza, Giancarlo Praino e Agostino Rizzo, i cui figli Paolo e Daniela sono parte attiva nell’azienda, hanno intuito l’opportunità di chiudere una intera filiera lavorando il riso con pratiche agricole a basso impatto ambientale, svincolandosi così dalle logiche della lavorazione conto terzi, modello tuttavia in parte conservato.

I 450 ettari di risaie nella piana di Sibari, di cui 250 di proprietà della curia vescovile ma condotte dalla famiglia Praino, producono Carnaroli, Arborio, Karnak, Originario, Gange, Rosso solitario, Integrale e Grandi chicchi, che vengono lavorati nello stabilimento di oltre 700 metri quadri a pochi chilometri dai terreni.

Le particolari condizioni pedoclimatiche della piana di Sibari, quindi la vicinanza al mare, l’intensità del sole, le temperature miti e la ventilazione costante, consentono di evitare i trattamenti anticrittogamici lasciando intatte le caratteristiche uniche di questo riso. I terreni di natura salina disposti a terrazza consentono lo scorrimento continuo e la gestione dei livelli delle acque potabili provenienti dal Pollino, pratica che consente di tenere a bada le malattie funginee. Di conseguenza Jemma pur senza certificazione BIO può vantarne le caratteristiche.

“il compito più delicato ce l’ha mio marito in produzione – dice Sara Praino – dove non facciamo alcuna estrazione, ma utilizziamo l’ antica tradizione della sbramatura tramite macchine artigianali con centrifughe a rotazione inversa, togliamo solo la parte esterna del chicco per preservarne le proprietà organolettiche e garantire la resa in cottura. Non facciamo brillatura per non contaminare i chicchi con olio o con talco di vasellina e conserviamo il prodotto sottovuoto.

Il riso Jemma, che ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e aiuta a combattere i radicali liberi, è oggetto di studio da parte dell’Università di Bari e di Catanzaro con le quali è in preparazione un convegno medico e omeopatico per la divulgazione degli esiti.

Sono inoltre in arrivo due certificazioni: Kosher per autorizzarne l’utilizzo agli ebrei osservanti e Halal per dichiararne la conformità alla dottrina islamica.

Con una visione open-minded e un atteggiamento consapevole del ruolo sociale dell’impresa Magisa è parte attiva nella didattica delle scuole del territorio e collabora con gli Istituti alberghieri coinvolgendo gli allievi nelle proprie iniziative.

Quest’anno dopo 12 anni sul mercato le tre imprenditrici hanno deciso che l’unica riseria del centro sud era pronta ad un rebranding, affidato a Rubettino Print, che sostenesse il lancio e la distribuzione del prodotto al di fuori delle aree già presidiate e cioè Calabria, Sicilia e Puglia che costituiscono attualmente oltre la metà del fatturato. Lo spaccio aziendale è una vetrina esaustiva della iconografia del brand nonché della mission e vision espresse a chiare lettere.

Per la sua natura di nicchia il riso Magisa non è distribuito nella GDO ad esclusione dei Conad Sapori & Dintorni della Calabria e di Carrefour, nelle linee dedicate ai territori. E’ presente quindi nel canale retail e Ho.re.ca attraverso partnership distributive consolidate. Il mercato estero non è ancora totalmente sviluppato ma il brand comincia a farsi conoscere in Canada, Emirati Arabi, Germania e Francia sfiorando già il 15% del fatturato.

Potrei continuare a lungo perché il press tour organizzato dall’Ufficio Stampa dell’azienda, la giornalista enogastronomica Laura Gambacorta, ci ha condotti in modalità full-immersion attraverso le eccellenze territorio e dei suoi protagonisti che abbiamo scoperto, contro ogni aspettativa, essere capaci di fare sistema e attivare sinergie senza convenevoli.
E’ difficile riemergere senza dimenticare qualcosa ma ci provo: la cena tutta calabrese presso l’Agriturismo La Corte dei Cavalli di Francavilla Marittima, l’allevamento di bufale, il design degli ex granai adibiti ad uffici, i prodotti caseari dell’Azienda Agricola Favella di Corigliano, l’olio e le olive dell’Azienda Agricola Brandi di Cassano allo Ionio e Clemì, la clementina da bere, con annesso museo del famoso agrume, a Corigliano.

L’ experience si è conclusa alla deliziosa Masseria Torre di Albidona di Trebisacce, dove gli chef della delegazione APCI Calabria, coordinati dallo chef Francesco Pucci, hanno costruito un “menu palinsesto” con otto declinazioni a base di riso:
• Focaccia con farina di Jemma con “piscicilli” e stracciata (Pascal Barbato)
• Budino di Basmati allo zafferano del re con ombrina marinata in riso e bergamotto (Alfredo Gabriele)
• Bottone di Jemma al baccalà mantecato e pomodorino confit (Francesco Luci)
• Croccante di Karnak con spuma di pecorino silano e polvere di porcini (Antonio Franzè),
Jemma al salto con crocifere (Giovanni Chiaravalloti)
• Sartù di Arborio al suino nero Madeo (Nico Fratto)
• Risotto Karnak con zucca e ‘nduja di Suino nero Madeo (Piero Cantore)
• Pastiera di Originario con burro di riso e arance della piana di Sibari (Antonella Torcasio e Patrizia Orlando).

In abbinamento Madreperla rosa vino spumante rosè extradry 2018 Cantine Spadafora 1915, Greco Bianco Terre di Cosenza Pollino bianco Dop 2018 Tenuta Celimarro, Lunapiena Oro Terre di Cosenza Pollino bianco Dop 2018 barricato Cantine Spadafora 1915, Magliocco Terre di Cosenza Pollino Dop 2016 Tenuta Celimarro, Solarys Calabria Igp bianco passito 2017 Cantine Spadafora 1915.

I progetti futuri delle sorelle Praino e dei fratelli Rizzo non hanno la forma del sogno ma i contorni della visione, e sono il frutto della consapevolezza delle forze da mettere in campo ma anche del punto esatto dove arrivare.

Loro dicono così: “Sappiamo chi siamo e vogliamo comunicarlo chiaramente”.

Foto di Gabriella Imparato

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