A Napoli ci sono significative testimonianze di viticoltura metropolitana: l’area vulcanica del cratere degli Astroni e della Conca di Agnano, il suggestivo scenario di Posillipo e la zona dei Camaldoli e di Chiaiano, oltre a numerose piccole vigne “familiari” ubicate nelle aree agricole del Vomero, di Capodimonte e di San Martino. Una realtà consolidata che fa dell’area metropolitana partenopea un unicum in Italia per ettari vitati e bottiglie prodotte, come dimostra un approfondito studio realizzato dall’Osservatorio sui Vini dell’Appennino Centro Meridionale. Il territorio del Comune di Napoli è infatti al secondo posto in Europa per numero di ettari destinati a vigneto: Posillipo, Agnano, il Vomero e Chiaiano sono le aree delle città maggiormente interessate da questo fenomeno e uniscono alla presenza di una viticoltura di qualità un incredibile patrimonio paesaggistico, monumentale e culturale. La zona di Napoli e dei Campi Flegrei è, inoltre, una delle poche aree a livello mondiale che, grazie alla conformazione del territorio e alle vicende storiche intercorse, è riuscita a conservare il tipo di coltivazione a piede franco, ovvero senza l’utilizzo del portainnesto di vite americana. Luoghi intrisi di storia che raccontano un presente insospettabile fatto di natura, di uomini e di donne che rendono ogni bottiglia unica e irripetibile. Come nel caso di Selva Lacandona tra i filari delle colline di Chiaiano, un bene confiscato alla Camorra in cui la produzione di vino si intreccia alla voglia di riscatto per contribuire al ripristino delle condizioni di equità sociale.Un altro patrimonio della nostra città da conoscere e da tutelare.