Il naming è smart, con un sottotono raffinatamente retrò, la grafica avvolgente, le cromie morbide.
Dal nome mi aspetto un ambiente più denso, ispirato all’horror vacui di barocca memoria, invece l’interior design, affidato al tufo giallo e alla pietra lavica è rilassante e mette particolarmente in risalto i dettagli d’epoca. Amore a prima vista la grata spalliera in ferro e ottone dorato del XVII sec!
Siamo da BARÒQ, Art Bistrot a due passi dal lungomare, al civico n. 6 di Piazza Vittoria, nell’antico Palazzo De Majo. Ad accogliere tutti con un sorriso disarmante Andrea Chiarello, resident bartender, firma dei “Baròqtails”, i deliziosi signature cocktails, che ovviamente proviamo subito. Racconta, coinvolge ma soprattutto mixa, passando disinvoltamente dall’affumicatura della coppa all’origami con lo zest. Sarà che lo storytelling è intrigante, sarà che ci sono di mezzo Venere e James Bond ma decido che Vespero mi piace già al primo sorso, doverosamente accompagnato dalla cialda di parmigiano. “Mi raccomando – citiamo nostalgici- shakerato, non mescolato!”.
C’è fermento all’interno, di sguardi che si incrociano, racconti che si intrecciano, spiegazioni che si inseguono, come spesso accade nelle Gallerie d’Arte. Nasce così il Baròq, da una ex galleria d’arte trasformata in bistrot. “Mentre la formula Art Bistrot è abbastanza nota e diffusa ma con l’arte contemporanea e il design– sottolinea la giornalista Donatella Bernabò Silorata – la scommessa è fare un Art Bistrot di matrice classica, omaggiando al Barocco che è la grande stagione dell’arte napoletana”.
“L’ispirazione nasce infatti dal periodo più florido e produttivo della storia dell’arte a Napoli”- racconta Claudio De Magistris, uno dei tre fondatori, ospite cortese e attento.
“ Sono tutti bozzetti di opere pubbliche sia esistenti che distrutte, come è successo con il Luca Giordano (n.d.r. I Santi Benedetto e Pietro su una barca intercettano i Saraceni)” – aggiunge Dario Porcini, altro socio fondatore e curatore della galleria, che cattura l’attenzione e accende i riflettori su ciascuno dei dipinti esposti. La mostra IN NUCE con i bozzetti dei più celebri artisti del barocco napoletano, tra i quali Massimo Stanzione, Luca Giordano, Giovanni Lanfranco, per citarne alcuni, sarà in esposizione fino a maggio. Intanto io sono catturata dai due angeli destinati alla controfacciata della Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, attribuiti a Francesco Solimena, che sovrintendono ai commensali quasi benedicendo il pasto.
E di benedizione si parla quando Roberto Gargano, terzo e ultimo socio fondatore, introduce la zuppetta di torzelle con zucchetta napoletana stufata, intrigante delizia il cui finale amaro rapisce e conquista. La ricetta è dello chef resident Antonio Tubelli, a tutti noto come l’ultimo monzù di Napoli. A quattro mani con la chef Carmela Sabato, Tubelli ripropone a modo suo i piatti semplici della tradizione partenopea, rivisitati in chiave Baròq. I suoi “miniati” sono piccoli concentrati di gusto ma io gli ho anticipato che avrei scritto solo della zuppetta…ha detto che mi perdona! ;-)
Foto di Gabriella Imparato
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