Di Federica Palumbo Giorno 5: Saint Aubin – Beaune ovvero Derain – Colin – Bouchard senza sosta Esistono produttori di vino che ti rapiscono per la loro straordinaria autenticità, Dominique Derain è sicuramente tra questi: capelli bianchi, sandali e mani di granito racchiudono un’anima delicata e ancora sognatrice a 60 anni. Dopo alcuni tentativi, mediati dal pessimo traduttore di Google, Derain ci accoglie nella sua cantina alle 9.30 del mattino del nostro ultimo giorno in Borgogna. Ci fa attendere qualche istante perché è in piena fase di ristrutturazione dei due edifici che appartengono al Domaine; ristrutturazione, cui Dominique partecipa attivamente (ha le mani bianche di polvere di calce quando lo incontriamo), assieme a suo figlio e al suo socio Julien Altaber. Abbiamo giusto il tempo di esplorare Saint – Aubin e di appurare la sua semplicissima bellezza fatta di fiori alle finestre, pochi abitanti silenziosi e odore di pane appena sfornato che viene consegnato a domicilio da un giovanotto in bicicletta. Immagini da pellicola cinematografica. Dominique ci raggiunge e ci riconosce: ci eravamo già conosciuti non molto tempo prima a Roma in occasione di una manifestazione organizzata da un noto (e fantastico) distributore di vini. Senza esitare un istante ci porta a visitare le sue vigne. Il sorriso si stampa sulle nostra facce: è il primo produttore ad accontentare questo nostro desiderio. Come se non bastasse ci conduce alle impervie quanto ripide vigne di “En Remilly” con un auto “assurda” del 1955 (si, ha 62 anni quest’auto!). Giunti a destinazione senza un minimo di difficoltà!

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Auto di Derain del 1955 su suolo di En Remilly

Assaggiamo i piccoli chicchi di chardonnay e sperimentiamo la loro straordinaria freschezza e mineralità. Intanto Dominique, convinto sostenitore delle pratiche biodinamiche, ci mostra, orgoglioso, lo stato di salute delle sue piante, gli acini irregolari ma con le bucce intatte e sane. In un susseguirsi inesorabile di filari, non riusciamo a comprendere come Dominique distingua esattamente quelli di sua proprietà. Il terreno è a tratti rossi e a tratti bianco per l’affiorare di rocce durissime. Facciamo, inoltre, la conoscenza della divinità che protegge i filari da parassiti, malattie e… uomini!

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La divinità che protegge la parcella di En Remilly di proprietà di Derain

L’ospitalità di Dominique è commuovente, degustiamo i suoi vini mentre gli operai spostano una enorme pressa di acciaio senza il minimo sforzo, sfogliando il calendario della semina 2017 (manuale incontrato spesso in questo viaggio incredibile). Dominique ha gli occhi di un bambino mentre parla delle sue vigne e del terreno e della necessità di preservarlo il più possibile; noi, sempre di più, ritroviamo il suo spirito nei suoi freschissimi vini. Grazie per la splendida esperienza.

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A sinistra: il calendario delle semine biodinamiche 2017 – Marie Thun; una vista di Saint’Aubin A destra: il mitico Derain e i suoi vini

Lasciamo Dominique alla volta di Philippe Colin e ci troviamo catapultati in un Domaine in cui la conversione al tecnologico ha raggiunto un livello davvero interessante. La cantina è perfettamente pulita (senza pregiudizi, va detto che si tratta di una eccezione in Borgogna) ed organizzata: un sistema computerizzato regola le temperature a seconda delle fasi di vinificazione; una piccola bottaia accoglierà i bianchi per la malolattica molto presto. Si respira un’aria solenne in attesa della vendemmia. Tutti i produttori incontrati sono in fermento, si legge sui loro volti il desiderio e la speranza di lasciarsi alle spalle la catastrofica vendemmia 2016 segnata dalle gelate primaverili. I vini sono di straordinaria complessità, lo stile è netto ed elegante. Il produttore non trattiene un’espressione di compiacimento al sentirci paragonare il loro Chassagne – Montrachet 1er Cru Les Chenevottes 2015 ad un riesling della Mosella… Francesi umili, incredibile a dirsi! È il nostro ultimo giorno di viaggio ed è anche quello più ricco di emozioni, dopo Colin ci attende la Maison Bouchard Pere and Fils. La Maison conta oggi 130 ettari di vigneti nel cuore della Côte d’Or di cui 12 ettari sono classificati come Grand Cru e 74 come Premier Cru (seconda per estensione solo alla Maison Louis Jadot che conta circa 180 ettari). Un patrimonio unico in Borgogna per la sua diversità e le sue prestigiose denominazioni: Montrachet, Chevalier-Montrachet, Corton, Corton-Charlemagne, Clos de Vougeot, Chambertin. Una storia che affonda le radici nel 18esimo secolo. Joseph Bouchard, negociant di vini, nel 1775 acquisì i suoi primi vigneti a Volnay nel famoso climat di “Les Caillerets” e cominciò a sviluppare le aziende vinicole della famiglia. Durante la Rivoluzione Francese, le proprietà del clero e della nobiltà furono confiscate e messe all’asta. Il figlio di Joseph, Antoine Philibert Joseph Bouchard, con l’intento di estendere le aziende vinicole della famiglia anche a Beaune, acquisì su tutte la famosa parcella di “Beaune Grèves La Vigne de l’Enfant Jesus” (oggi Premier Cru), da cui il rosso più pregiato dell’azienda con la fama di poter invecchiare a lungo. La visita della Cave du Chateau de Beaune, sede della prestigiosa Maison vale davvero l’intero viaggio. Trattasi di una fortezza reale risalente al 15esimo secolo costruita da Luigi XI, acquisito dalla famiglia Bouchard nel 1872. La cave, che si sviluppa completamente al di sotto dello Chateau in un susseguirsi di corridoi gelidi, ospita circa 5milioni di bottiglie, di cui alcune collezioni private risalenti al 19th secolo. Si tratta della più grande collezione di vini del 19th e del 20th secolo, grazie anche all’ingegno della famiglia Bouchard (costruirono ben tre muri dinanzi alla cantina) che riuscì a sottrarre le preziose bottiglie alla furia tedesca della Seconda Guerra Mondiale. Le bottiglie delle collezioni private vengono degustate a scadenze regolari (ogni 10 anni circa) da un gruppo di esperti che ne valuta l’integrità e provvede altresì alla sostituzione dei tappi. Alcune di esse vengono messe all’asta da Christie’s. In ogni caso, risalendo una ripida scala di pietra ci ritroviamo sulla torre dello Chateau, la vista è mozzafiato: il sole è ancora alto, dominiamo Beaune, si intravede in lontananza la collina di Corton e tutt’intorno profuma della lavanda che abbonda nelle fioriere.

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La Cave du Chateau de Beaune

La degustazione finale è l’apoteosi di una viaggio a dir poco emozionante!

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Manca la foto del Corton – Charlemagne Grand Cru… non ne ricordiamo il motivo!

Al termine di questa fantastica avventura residuano nei nostri viaggiatori una certezza e un dubbio… La certezza di non aver minimamente scalfito i segreti di quei magnifici vigneti e di quegli uomini e donne; il dubbio magistralmente descritto dalle parole di Oscar Wilde “ci sono due grandi tragedie nella vita: una, non ottenere quello che si vuole. L’altra, ottenerlo”.