Di Federica Palumbo
Giorno 3: Nuits St. Georges – Pommard – Volnay – Meursault
La giornata inizia con la visita al Domaine Chicotot a Nuits St-George, cittadina vivace della Cote des Nuits (cui deve il nome) che vanta ben 41 Premier Crus e 34 Lieux-Dits. Veniamo accolti dal capostipite George, oltre 40 anni di attività in vigna e in cantina, oggi “in pensione”, come lui stesso confessa senza crederci molto tuttavia, ed una passione irrefrenabile per i vini dell’Etna (Etna è infatti il nome del loro enorme cane)! Con la battuta sempre pronta (soprattutto sulle donne) ci spiega quanto sia difficile ed emozionante fare il vino (passateci l’espressione un po’ elementare). Il Domaine ha, negli anni, convertito tutto il patrimonio viticolo al biologico, patrimonio che comprende anche alcuni appezzamenti a Pommard e Ladoix. In vigna c’è Clement il figlio di George e in cantina Pascale, alsaziana d’origine, moglie di George e alchimista vinificatrice. Lieviti indigeni, brevi macerazioni e lunghe fermentazioni a freddo sono le regole della vinificazione per il Domaine, condite da maturazioni in botti di terzo e quarto passaggio affinché il “legno non morda il vino” (cit. di George). Lungi dal voler ragionare di massimi sistemi, va detto che i vini di Chicotot sono incredibilmente “attraenti”, più volte George li definisce una “jeune damoiselle” (giovane donna) per il loro carattere accattivante e sensuale (e noi concordiamo!).
Lasciamo George per visitare le vigne di Pommard e Volnay.
Si dice che Madame Leroy (Lalou-Bize Leroy per lungo tempo artefice dei destini del Domaine della Romanée-Conti, oggi splendida 80 enne leggendaria produttrice di splendidi ed unici vini nelle due Côtes) descriva i vini di Pommard come il campanile della sua chiesa: dei parallelepipedi! Porbabilmente i vini rossi più tannici e robusti della Côte d’Or. Qualcuno potrebbe definirli “maschili” in contrapposizione ai più leggeri e delicati Volnay. Per secoli Pommard è stata considerata patria dei pinot nero più tipici di Borgogna: colore rosso profondo, corredo aromatico potente, vini solidi ed affidabili che riempiono la bocca proprio come il nome del Village. Già nel Medioevo, i vini di Pommard costituivano il termine di paragone di tutti gli altri ivi prodotti.
Le vigne sembrano non avere riparo né dal vento né dal sole, eppure giacciono risplendenti su un terreno che appare più rosso dei precedenti.
La chiesa di Pommard ed il suo campanile
Volgiamo a Volnay, l’alter ego femminino di Pommard. Volnay, appollaiata sulla collina di Chaignot, in alto nella Côte de Beaune, si sviluppa lungo un corridoio stretto e ripido ad una altitudine che oscilla tra i 230 e i 280 metri. La collina è orientata in modo che i vigneti si trovino a sud-est invece che ad est. Qui il terreno, come sempre ricco di calcare, assume colorazioni quasi rosate. Ciò che, in ogni caso, continua ad affascinare i nostri occhi è l’inesorabilità di queste vigne, un mare verde e fitto che occupa completamente il campo visivo: emozionante! I vini sono di straordinaria eleganza e discrezione (con qualche piccola eccezione), insomma: less is more!
Volnay – vigne
Terminiamo la nostra lunga giornata a Meursault, che potremmo ironicamente definire “la rivincita dei bianchi”: la bacca bianca domina l’intera denominazione. Il primo vigneto venne impiantati in questo splendido territorio nel 1098 dai monaci dell’Abbazia di Citeaux. Per la prima volta dall’inizio del viaggio visitiamo dei vigneti “cittadini”, posti all’interno delle proprietà e dei domaines del villaggio. Un esempio su tutti: lo Chateau de Citeaux, posto di fronte all’appuntito campanile della Chiesa di San Nicola, ed oggi hotel de charme, cinge tra le sue mura un clos di proprietà esclusiva di Philippe Bouzereau. La visita più rilassante nella giornata più calda dell’intero viaggio, condita da una piacevole sosta “caffè ristretto” all’ombra della Chiesa: indimenticabile!
Campanile della Chiesa di San Nicola
Qui il secondo giorno: https://www.aisnapoli.it/2017/10/23/cinque-giorni-in-borgogna-il-secondo-giorno/
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