Appuntamento mensile da Cap’alice per Storie di vini e vigne, rassegna ideata da Marina Alaimo nel ristorantino di via Bausan. Ospite il produttore Graziano Pra, con il suo Amarone della Valpolicella, declinato in una verticale dal 2006 al 2011. Di forte tradizione vignaiola la famiglia Pra “lavora” l’uva con grande passione; Graziano, patron e enologo dell’azienda vive la vigna quotidianamente e in piena armonia con la natura e nel rispetto dell’ambiente, puntando ad avere un buon frutto che possa portare nel bicchiere tutta la genuinità e le caratteristiche del territorio. Questa è stata la prima verticale del suo Amarone e scegliere di farla qui Napoli è un onore oltre che una grande sfida…sfida accettata e vinta in una serata dall’elevato tasso etilico e di grande soddisfazione grazie anche ai racconti di Graziano che hanno accompagnato la degustazione. La cantina Pra è conosciutissima per il Soave e si è affacciata negli anni 80 al mondo dell’Amarone, ricercando uno stile che coniugasse la struttura e la rotondità, tradizionali di questo vino, con un’ottima bevibilità secondo un’interpretazione sicuramente più moderna e molto attuale. Corvinone, corvina veronese, rondinella e una piccola presenza di oseleta riescono a dare all’Amarone una calibrata verticalità, morbidezza e un tocco corroborante di acidità, oltre a una buona tannicità: tutte caratteristiche che ritroviamo nei sei bicchieri che mettono a confronto le sei differenti annate (2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011).
Ottimo l’esordio con l’annata 2006 grazie anche a un andamento climatico regolare nel rispetto delle stagionalità: nel bicchiere si manifesta con eleganza svelando un cuore piacevole di amarene sotto spirito avvolto da sentori terziari, prima di spezie come il cardamomo e poi, in coda, di liquirizia. Snello ed energico grazie a una vivace freschezza. Un’annata meno favorevole quella del 2007 e si vede nel bicchiere, senza trucco e senza inganno, un vino decisamente più chiuso e più cupo nelle sensazioni olfattive e con una minore dotazione acida e più astringenza al gusto. L’annata 2008 ha regalato una maggiore brillantezza, già nel colore con uno splendido rosso rubino; spicca la spalla acida al palato che rinfresca e rende più equilibrato il sorso che diventa più sinuoso in un finale caratterizzato dai rimandi di amarene sotto spirito e di cioccolato fondente. La 2009 si fa apprezzare per una alcolicità ben proporzionata, sorretta da rifinita trama tannica con un centro bocca zuccherino e ben equilibrato. L’annata 2010, è stata annata un po’ più fresca, caratterizzata da sbalzi termici e una primavera dalle piogge abbondanti che hanno scolpito un vino che, pur nella sua gioventù, mostra personalità e carattere con tannini dai toni impetuosi e una bocca che ricorda, in prospettiva, la 2006 con un corpo piacevole che si accompagna a un sorso di sostanza. Si chiude la verticale con la 2011, anche questa giovanile nella sua espressione olfattiva ma già compiuta nella sua fisionomia gustativa offrendo con fierezza la sua vibrante energia. Sei anni, sei vini che abbiamo goduto in un percorso che rappresenta appieno l’identità di un vino che richiede studio e attenzione giocando sul filo del rasoio con il grado di appassimento delle uve, cercando di gestire al meglio l’esuberanza dell’alcol e controllando la sua evoluzione fino al bicchiere. Come sempre, ormai è tradizione, Mario Lombardi abbina alla degustazione due piatti ed un dolce, e anche questa volta ci siamo consolati con un sartù di riso e un medaglione di carne con composta di mirtilli: proposte dal sapore netto e deciso che ben si sposano con le annate più intense per un matrimonio d’amore. Godibile, energico, e con una piacevole complessità olfattiva, signori ecco l’Amarone di Graziano Pra.
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