Di Roberta Porciello
Ogni appuntamento a Casa di Pietro ormai è una garanzia. Casa Lerario apre le porte, per il suo nuovo appuntamento del ciclo di incontri “L’acqua, la terra, l’aria e il… cuoco”, al cuciniere di campagna, lo stellato “alternativo” Salvatore Tassa. Un uomo di campagna appunto, un uomo della tradizione, un uomo concreto, insomma un cuoco, magari schivo e riservato fino ad apparire burbero ma che preferisce che siano i piatti a parlare. E a proposito di piatti scopriamo che stavolta a Casa Lerario il menù è segretissimo, e arriviamo a Melizzano iniziamo, come dei segugi, a cercare indizi e a decifrare i profumi che iniziano a infiltrarsi in sala dalla cucina dove sta lavorando un artista dei fornelli definito “sanguigno come un abbacchio, ruspante come un pollastrello, terragno come una rapa dell’orto”. I piatti e vini in abbinamento saranno un mix di carattere e personalità, e saranno serviti secondo le indicazioni rigorose dello chef. Partiamo con una crema di cavolfiore e aceto balsamico, assieme a un involtino di verza e marchigiana, con la foglia di verza che nasconde un cuore gentile di polpettina di carne locale, a cui la cottura nel forno a legna ha conferito quel tocco stuzzicante di affumicato che amplifica la sensazione di croccantezza. E beviamo in abbinamento il Sannio Greco Doc 2015 dell’azienda Fontanavecchia di Torrecuso. Si prosegue con il piatto simbolo della sua cucina…signore e signori, ecco a voi la, tanto attesa, Cipolla fondente. Una cipolla che viene svuotata e riempita con una crema sempre a base di cipolla, una ricetta segreta con ingredienti semplici ed essenziali ma che colpisce tutti per la setosa consistenza che unisce alla delicatezza e alla dolcezza dei primi bocconi il sapore incisivo e corposo del finale di bocca: un piatto straordinario per gusto e armonia che si sposa perfettamente, tra l’altro, con la filosofia bucolica di Casa Lerario. Lo chef ha “preteso” qui la Falanghina 2001 e ha avuto ragione: un calice denso di colore, con un giallo ambra luminoso e ricco nei profumi che si svelano lentamente nel bicchiere fino a incontrare una spiccata nota di mela cotogna e miele e delle più lievi nuance di frutta tostata; un vino studiato e pensato per attraversare il tempo come ha raccontato con passione e coinvolgimento il produttore Libero Rillo. E’ il turno del primo piatto, espressione della tradizione ciociara più autentica con i classici e gustosissimi Bigoli all’amatriciana; il tutto abbinato a un Sannio Piedirosso Doc 2015 Fontanavecchia dal sorso fresco e scorrevole, che si è fatto apprezzare per la sua verve giovanile. Per il secondo piatto lo chef fa un giro nel bosco per farcire il maialino autoctono con radici, piante ed erbe aromatiche in compagnia di una patata, tutto rigorosamente cotto nel forno a legna di Casa Lerario. Qui, il matrimonio d’amore è con l’Aglianico del Taburno Doc Grave Mora 2004 Fontanavecchia, che gioca al naso tra frutta e speziatura su uno sfondo balsamico; la beva è scorrevole e piacevole, con una bella freschezza iniziale che segna l’ingresso e una chiusura raffinata. Si termina con un tipico dolce contadino rivisitato però in chiave moderna: Mela annurca con sedano nero, crema di borragine e fiori di rosmarino. Poteva finire qui? Una sorpresa finale, anche questa nel segno della tradizione ciociara, con Salvatore Tassa al centro della sala a mescolare con maestria una Cacio e Pepe extra size, agitando con estrema naturalezza la pasta con il cacio e delle manciate molto generose di pepe, inebriandoci con un profumo assai invitante…e poi nel rispetto del rito tradizionale tutti a mangiare con le mani…e il gioco è fatto.
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