Un bergamasco a Napoli, potrebbe essere il titolo di un cortometraggio, ma in questo caso si tratta di una serata a tema, anche se si può dire che comunque lo spettacolo c’è stato.
Parliamo dell’evento “A Tavola con…” organizzato lo scorso 21 febbraio al ristorante stellato Veritas, che ha visto protagonista Manuele Biava con i suoi vini, il tutto coadiuvato dalla degustatrice ufficiale Ais Napoli Fosca Tortorelli.
Fulcro della serata è stato il Moscato di Scanzo, un passito rosso che è la più piccola DOCG italiana e che può essere considerato a tutti gli effetti una delle peculiarità del panorama viticolo nazionale, di cui l’azienda Biava rappresenta da anni l’eccellenza. La serata è stata all’insegna della convivialità, merito anche del tavolo imperiale e della degustatrice che ha saputo coinvolgere il pubblico con simpatia e abilità.
Dopo una presentazione dell’azienda, si sono aperte le danze con lo stuzzico di benvenuto composto da uno spicchio di carciofo con baccalà mantecato; a seguire il Sautè di frutti di mare con “pizza e menesta” crostacei e funghi pioppini, entrambe le portare sono state abbinate al Ghibellino 2009, il rosso base dell’azienda, prodotto con il 60% di uve Merlot e il 40% Cabernet franc.
Il vino, che possiamo definire delicato e sottile, ha dimostrato di avere una bella beva, l’acidità si è ben bilanciata con la tendenza dolce del pesce, i sentori di sottobosco hanno richiamato i funghi pioppini e la persistenza similare ne hanno decretato un abbinamento più che riuscito.
In seguito sono state servite le Linguine con seppia, indivia belga, pomodorini del piennolo e pinoli, a cui è stato abbinato il Guelfo 2011, il rosso di punta, frutto di un blend tra Cabernet Franc in prevalenza e Merlot.
In questo caso, ci siamo trovati di fronte ad un prodotto con complessità e struttura, ma sempre dotato di una bella freschezza che gli ha donato una buona e scorrevole beva; in questo caso il piatto proposto ha saputo esaltare il vino, fondendosi in un’armonia di sapori.
É poi arrivato il turno dell’atteso Moscato di Scanzo annata 2012, di cui sono state prodotte solo 1.200 bottiglie nelle ultime tre vendemmie, abbinato coraggiosamente a una Scaloppa di foie gras con misticanza e frutta secca.
Manuele aveva accennato come il Moscato di Scanzo fosse un prodotto di difficile abbinamento, tendenzialmente accostato a cioccolato fondente e pasticceria secca, è stata quindi una piacevolissima sorpresa costatare come l’abbinamento fosse tanto azzardato quanto riuscito, suscitando consensi da parte di tutti gli ospiti.
Peculiarità del Moscato di Biava è il richiamo olfattivo a sentori di incenso e legni aromatici, quasi un rimando “ecclesiastico”, che ritorna anche al palato, con una setosità che potremmo definire austera.
La portata, raffinata ma allo stesso tempo di carattere, ben si è accostata al nostro Scanzo, con la frutta secca che ha fatto da trait d’union con il vino e l’alternarsi di sapori e sensazioni hanno reso unica l’esperienza. Questa è stata forse la portata maggiormente apprezzata della serata.
Gli ospiti hanno avuto modo di degustare anche un altro prodotto di eccellenza bergamasco, lo Strachitunt, “stracchino tondo” traslitterato dal dialetto, formaggio tipico della Valtaleggio, del casaro Guglielmo Locatelli, che potremmo definire il padre di esso, e la sua recente scomparsa, hanno reso l’assaggio un momento emozionante e irripetibile.
Un formaggio quindi caratterizzato dalla grande componente aromatica, con richiami di sottobosco, e un palato intenso e leggermente tartufato. Prodotto con solo latte vaccino crudo intero con l’antica tecnica delle due paste, che consiste nell’unione della cagliata della sera con la cagliata della mattina, con una stagionatura di dieci mesi.
In abbinamento sempre il Moscato di Scanzo, questa volta dell’annata 2000; in questo caso i sentori di sacrestia si sono resi ancora più evidenti, con un sorso più etereo e gentile e una lunga persistenza al palato. Come conclusione della serata si è infine degustato il Giallo, un passito a base di moscato bianco e giallo, nato dall’esigenza di dare alla curia di Bergamo un vino con cui potessero officiare alla Santa Messa, ma che non andasse a macchiare gli ornamenti come invece faceva il Moscato di Scanzo. Dotato di maggior dolcezza e morbidezza, con un registro più classico alla parte olfattiva, che spaziava dalla frutta secca a quella sciroppata, con richiami di albicocca disidratata e uvetta sultanina. A questo passito è stata abbinata la Pera ripiena di ricotta al pepe rosa, molto piacevole per la presenza del pepe rosa richiamava la parte speziata del passito, ma con un eccesso di dolcezza.
Tutta la degustazione è stata raccontata attraverso interventi del produttore e di Fosca Tortorelli, che l’hanno resa goliardica ma allo stesso tempo istruttiva, facendo divertire i commensali con gli abbinamenti presentati. I partecipanti non hanno esitato a porre domande, sia durante l’evento che alla fine dello stesso, dimostrando curiosità e fasci noda quanto proposto. Una serata dunque delicata, elegante e divertente allo stesso tempo, come la cucina proposta, con abbinamenti azzardati, ma perfettamente riusciti. Citando Kierkegaard potremmo dire che “non osare è perdere momentaneamente l’equilibrio. Non osare è perdersi”. Ebbene, in questo caso non si è mai perso l’equilibrio, ma non è mai stato cosi bello perdersi nel piacere.
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