Di Gennaro Miele
Sabato sera rientravo a casa, un rumore sommesso mi aveva accompagnato tutto il giorno, come un sottile eco che rimbalzava nei gesti e nei luoghi, come qualcuno che ti segue, ti chiama ma che poi si nasconde.
Nell’ultimo momento prima del sonno ancora quel rumore, nel silenzio si era isolato e ora insisteva nell’esserci, suonava come un FSSS … come una bucatura di bicicletta appoggiata al muro, proveniva dal borsello in cui portavo in giro da una settimana la mia vita e in cui tenevo gli appunti di un Vinitaly appena finito.
Li prendo per dargli un ordine sfidando il sonno e la mezzanotte e ne cade un rettangolo, una striscia che brilla al buio come le luci che si intrufolano al mattino sotto le porte, lo alzo, il braccialetto del mio primo ChampagneMOB, rifletteva i cerchi dorati delle bollicine che venivano promesse in fiera, ad una setta del perlage che si costituiva ad ogni chiusura di braccialetto di Alessandro e ad ogni messaggio di Tommaso che poco alla volta svelava il luogo, segreto fino alla fine. MisteriosAisNapoli.
Il suono di nuovo…FSSS…avvicinandomi avverto che proviene da uno dei fori del bracciale, si alterna al silenzio, osservando i fori la luce della lampada che l’attraversa sembra tremare ed il suono sempre più intenso, mi avvicino ed aumenta mentre il foro diventa bianco, batto le palpebre per capirci qualcosa e vederci meglio, le ribatti ed il bianco aumenta, ancora una volta e il bianco è la luce di un pomeriggio intorno a te, e Verona è lì, ne sei immerso, lontano dai rumori della fiera, nei vicoli stretti dalle case basse che attraversi seguendo una cartina stropicciata come quella di un pirata.
Segui il nome di una strada, via Tombetta, dove hai segnato una grande X, e arrivato lo sguardo rimbalza dal locale alla X, ancora una volta e una volta ancora prima di vedere una Freccia di carta, AIS benvenuti, e capisci il primo senso dello champagne mob, mai nello stesso posto ma sempre se stessi.
Con lo sguardo in alto vedi la scritta SPECIAL, il nome di un bar che sembra rubato alla Route 66 e portato nella silenziosa periferia veronese, circondato come sei da moto e chitarre elettriche ma a riportarti alla realtà nei ricordi è il calice di champagne che parla francese e le voci familiari che si ammorbiscono sul tuo dialetto e che ti fanno sentire a casa anche se lontano centinaia di chilometri. Scopriamo essere arrivati da Mr Martini, il tempio veronese (e non solo) nel campo del customizing.
La fatica di un giorno intero si ammorbisce, diviene tonda come le forme di un bracciale, come il bordo di un calice, si sciogle la tensione come in bocca una fettina di Mangalica che attento Cautero taglia, un senso del nostro mob è sciogliersi, cadere nella X di un luogo segreto ed insolito con la sola divisa della nostra umanità, senza stemmi.
Il senso dello ChampagneMOB è quello di catturare un attimo, quello intimo e sfuggente di una risata tra amici, un senso leggero che non ha un luogo preciso se non quello di un calice, che non ha forse un nome, ma è suono….FSSS…l’aprirsi lento e rispettato di una bottiglia, e forse ha un nome , una parola scritta con la latta dietro la vetrina, SPECIAL, il nome dell’insolito bar, quella sorta di X Factor che è l’ essenza di essere un sommelier, un fattore al confine tra il materiale e l’immateriale, tra liquido tesoro del vino e quello senza forma delle sensazioni del gusto.
Ma alla fine le luci spengono, i tavoli vuoti e puliti e il disordine delle sedie accostato, la chiave gira per tenere fuori la notte, mentre i neon della strada cadono sulle ombre, e su di un ultimo calice dimenticato, per caso chissà, sul bancone scuro, il mio senso del mob è un calice da usare come una clessidra dove il tempo scorre verso l’alto, il tempo che emerge e non trascorre, che ritorna a noi bolla dopo bolla.
Quel rumore, FSSS, è quello di un viaggio nel tempo che ritorna, che si eleva e che ci eleva, come quei polsi a fine serata alzati al cielo, come quel senso leggero dello champagne mob che non passa.
Un senso del nostro Mob ? ricordarsi di essere leggeri.
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