Di Gennaro Miele
Quando ancora il mondo delle vincite italiane era fatto di attesa pomeridiana e domenicale accanto alla radio, tredici era il numero capace di cambiare la vita di famiglie intere.
A suo modo la FamigliAis Napoli 13 lo ha fatto, quello degli anni trascorsi per incontrare Kuaska, al secolo Lorenzo Dabove, che da tanti anni mancava dalla città di Parthenope.
Il nostro anfitrione ha fatto dono alla Classe Prima B(irra) di un racconto, quella della sua vita e delle birre del Belgio, fatto di parole con le quali ha mostrato attraverso la rievocazione di immagini e gesti il solco nel quale ha deciso di seminare la sua vita, allo stesso modo dei campi di grano, raccogliendone esperienze e concentrandole in calici Teku.
Kuaska è un viaggiatore del mondo della birra, nella sua tappa da Babette dal suo bagaglio ha tirato fuori quello che più conta per chi macina km e ore di attesa per raggiungere un luogo, aneddoti e storie, nei quali il nucleo è stato la parola Lambic, lì c’è l’essenza del suo pensiero libero, come libera è questa birra da lieviti selezionati, intrisa della sola idea di cui è composta anche l’arte, istinto e tempo.
Informale nei gesti quanto nelle parole ci ha immerso nel suo mondo senza slide o formule, ciò che si beve è quello che hanno fatto le persone e loro sono state il punto focale del suo racconto, fatto di persone e affetto per le persone e momenti passati con loro.
Il tempo della serata si scioglie come l’ascolto di musica jazz, il comportamento del nostro oratore è simile ad un musicista come Stefano Bollani durante le sue performance sul palco, in bilico tra musica ed intrattenimento, aspetti che si rincorrono e sconfinano uno nell’altro, una cultura trasmessa e non ostentata.
La birra l’ho assaporata come un jazz, oro come i riflessi di tromba e sassofono, scura come i toni di Nina Simone e maltata, come la voce di Ella Fitzgerald.
Ho capito il motto provocatorio di Kuaska ‘’La Birra non esiste, esistono le Birre’’ ma forse ho capito anche un’altra cosa tra le righe degli appunti, a volte non esistono nemmeno le birre ma le persone che ne interpretano con rispetto la millenaria tradizione.
Foto di Anna Ciotola
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