In epoca romana, nella villa rinomata di Lucullo a Capo Miseno, banchettavano uomini ben noti come quel tale Cicerone che amava consumare pasticci d’ostrica e fritti di mare insieme a Pompeo Magno. Ai giorni nostri, sull’altura mitica, si consumano ancora pasti eccellenti: nei ristoranti chic del complesso Cala Moresca, dall’animo mediterraneo.
Proprio in questa sede, martedì 23 febbraio è andata in scena una cena speciale che ha dato il via ad una serie di appuntamenti dal titolo che ammicca al teatro: Aspettando Caracol, il ciclo di cene organizzato dalla rinomata struttura flegrea in collaborazione con la giornalista Laura Gambacorta.
“Caracol” non è il nuovo Godot, è il nome del ristorante gourmet che in primavera aprirà i battenti all’interno del Cala Moresca andando così a completare la già ricca proposta gastronomica dell’elegante complesso turistico-alberghiero.
Il tema scelto per questa prima cena è stato i “Tesori del Regno delle due Sicilie”. A interpretarlo in modo impeccabile: il siciliano Paolo Barrale, chef stellato del Marennà di Sorbo Serpico, e i due resident chef Angelo Carannante ed Enzo Di Giovanni. Non è stata una scelta casuale: sarà proprio Carannante (già secondo al Marennà) a guidare il futuro Caracol con Barrale nelle vesti di consulente.
Nessun’altra indiscrezione, per scaramanzia.
Barrale, Carannante e Di Giovanni hanno ideato un menu apposito per l’occasione, cercando di unire nei piatti i profumi e le tradizioni di Campania e Sicilia, così come il tema della serata esigeva. Il matrimonio è riuscito.
Aperitivo in terrazza con il cuoppo di fritti partenopei e panelle siciliane abbinati al Mata rosé V.S.Q. 2012 Villa Matilde, spumante metodo classico 100% Aglianico.
Entrèe pittorica e fresca: gambero rosso, ricotta di mandorle, mandarino e caviale di basilico, ricavato dai semi di basilico reidratati e poi conditi con colatura di alici. In abbinamento, un’anteprima: Falanghina Roccamonfina IGP 2015 Villa Matilde.
Antipasto, Palamita alla Pizzaiola: il pesce è servito al centro di una cornice di pane croccante, pomodorini e una spuma di mozzarella a finitura. L’immagine che richiama è quella di una pizza, il risultato però è un piatto incredibile, equilibrato e di carattere. Nei calici, Terre Cerase rosé IGP Campania 2014 Rocca dei Leoni 100% Aglianico che ha accompagnato il resto delle portate.
Nota dolce persistente per il cremoso Risotto con finocchietto selvatico, pinoli, acciughe salate, uvetta e crumble di pane.
A seguire, gli Gnocchi di patate in brodo di mare e limone, serviti su crema di cime di rapa. Per soddisfare vista e palato, il piatto era impreziosito da molluschi.
Il secondo piatto, ha unito la spigola alla tradizione siciliana del cous cous. Il cous cous è presentato in modo da ricordare i mini crocché di stampo partenopeo.
Il gioco dell’intreccio Siculo-campano è particolarmente riuscito nel dessert: una crema delicata al sapore di pastiera napoletana va a farcire un cannolo croccante. In un morso, la tradizione pasticciera di due grandi regioni gastronomiche. In abbinamento, Eleusi Roccamonfina IGP 2008 Villa Matilde, passito di Falanghina.
Nota di merito ai pani fragranti serviti, prodotti da un forno di fiducia – misterioso – che fornisce da sempre la struttura bacolese.
Ospiti della serata sono stati i giornalisti Antonio Gnassi che ha raccontato nel suo intervento miti e leggende dell’area flegrea soprattutto di Miseno, e Tommaso Esposito che ha spiegato quali sono gli elementi che legano le tradizioni gastronomiche campane e sicule.
Prossimo appuntamento con il ciclo Aspettando Caracol sarà con lo chef Peppe Daddio e il professor Giorgio Calabrese, e le ricette tratte dal loro libro “Dieta Mediterranea – Salute e bontà”.
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