Il progetto di Contrade di Taurasi, marchio creato nel 1998 dalle Cantine Lonardo, è uno degli esempi di come sia possibile imporsi all’attenzione del mondo del vino coniugando tradizione e innovazione. La cantina fondata da Sandro Lonardo, e adesso gestita insieme alla figlia Antonella e al genero Flavio, ha, come lo stesso Sandro ha tenuto a precisare, fin dall’inizio del suo percorso seguito rigorosamente alcuni principi-guida: l’utilizzo di materie prime provenienti esclusivamente dai vigneti aziendali; la sperimentazione di nuove tecniche nel rispetto della tradizione; l’ottimizzazione dei processi di produzione per ottenere un equo rapporto qualità-prezzo; l’utilizzo di lieviti autoctoni per esaltare le caratteristiche organolettiche tipiche delle uve. Ciò ha condotto alla valorizzazione dell’aglianico attraverso l’uso esclusivo di lieviti autoctoni e soprattutto al progetto avviato sul Grecomusc’. Si tratta di una rara uva a bacca bianca, (classificata come Rovello bianco) presente in due aree della provincia di Avellino (Taurasi e Bonito), e diffusa in ceppi vecchi sparsi in vigneti quasi sempre a piede franco, che la famiglia Lonardo ha avuto il merito e la prontezza di recuperare per quella che può essere considerata come una vera e propria opera di “archeologia ampelografica” coniugata allo stesso tempo alla ricerca sperimentale. Il nome di quest’uva descrive la sua singolare caratteristica: il pericarpo, la buccia, cresce a dismisura rispetto alla polpa dando al chicco un inconfondibile aspetto ‘moscio’. Ricerca e innovazione, dicevamo, e non è un caso che il progetto delle Cantine Lonardo poggi su delle solidissime basi scientifiche grazie, infatti, al partenariato instaurato con alcuni dei principali enti di ricerca scientifica italiani insieme ai quali sono stati compiuti studi di caratterizzazione ampelografica e sull’impiego dei lieviti. Alcuni dei fiori all’occhiello dell’azienda sono stati oggetto di una serata di degustazione condotta da Marina Alaimo presso il ristorante Cap’Alice in via Bausan. Due le sessioni di degustazione. La prima dedicata al Grecomusc’ e la seconda dedicata al Taurasi. In via generale, la degustazione effettuata sui campioni di Grecomusc’ (si tratta delle annate 2013 e 2014 più un ‘campione di botte’ interamente lavorato in legno – il Grecomusc’ cru –) ne ha confermato le caratteristiche di longevità e di propensione all’evoluzione nel tempo. I due campioni del 2014, ivi incluso il cru lavorato in legno, ancora interamente spostati sulle durezze, hanno evidenziato una marcata acidità ed una stupefacente “potenza muscolare”. Il campione del 2013, invece, ha rivelato le potenzialità evolutive di quest’uva con un naso più sofisticato rispetto ai fratelli più giovani. Insomma, un vino di ottima personalità che può meravigliare chi avrà la pazienza di aspettare qualche anno prima dell’apertura. La degustazione dei Taurasi (i due cru aziendali – il Taurasi docg Coste 2011 ed il Taurasi docg Vigne d’Alto 2011 – e poi il base del 2010) ha messo in mostra lo stile aziendale capace sì di innovare mantenendo però il rispetto della tradizione. Si tratta di vini dalle potenzialità eccezionali che normalmente richiedono di essere attesi per qualche tempo per poterne apprezzare al meglio tutte le sfumature organolettiche, ma che nell’interpretazione proposta da Cantine Lonardo, invece, hanno raggiunto già un apprezzabile bilanciamento (con l’unica eccezione forse per il Coste 2011) per deliziare sin da subito i palati degli eno-appassionati
La degustazione
Grecomusc’ Campania bianco 2014 Giallo paglierino di lieve intensità. Il naso apre con una marcata impronta minerale, poi si insinuano nuance floreali in compagnia di agrumi e nocciola. Al palato esplode in tutta la sua muscolarità costruita sulla sinergia tra incalzante acidità e prorompente mineralità; il finale è raffinato e puntuale con echi di pietra marina e di frutta a polpa bianca. Acciaio.
Grecomusc’ Campania bianco 2014 cru Giallo paglierino. Al naso i profumi erbacei preparano la strada all’ingresso di invitanti sentori tostati intrecciati ad agrumi, con un finale di decisa mineralità marina. Il sorso regala una convincente pienezza gustativa con acidità e sapidità che dominano l’assaggio, prevalendo ancora nettamente sulle componenti morbide del vino, e fanno presagire una interessante evoluzione. La chiusura, gentile ed elegante, è tutta declinata su sentori di pietra marina e su delicatissime note tostate. L’intero ciclo fermentativo e di maturazione è svolto in legno.
Grecomusc’ Campania bianco 2013 Al calice fa bella mostra di sé uno scintillante giallo paglierino di ottima densità cromatica. Il naso rivela un ventaglio di profumi che iniziano con stuzzicanti note erbacee, poi sambuco e agrumi, per chiudere su accenni di mandorle con rimandi salmastri e di pietra focaia. In bocca continua a stupire: freschezza e sapidità si contrappongono con piglio deciso, ma mai prepotente, alla morbidezze presenti nello sviluppo gustativo; il finale è lungo e persistente, ben modulato su sentori erbacei e minerali. Acciaio.
Taurasi DOCG 2010 Bel rubino di estrema vivacità. Impianto olfattivo disposto su ricordi di ciliegia sotto spirito, poi nuances floreali e di pepe nero. L’ingresso è scandito da una piacevole freschezza, con tannini gagliardi e ben disegnati, appena contrastati dalle componenti morbide del vino. Coerente il finale con i ritorni speziati. Il vino sosta per il 30% in botti di rovere di 5 hl, mentre il resto matura in acciaio, poi il tutto viene assemblato in acciaio e messo in bottiglia senza ausilio di filtrazione.
Taurasi DOCG Vigne d’Alto 2011 Manto rubino cupo e impenetrabile. Naso avvolgente, che rivela dapprima ciliegie in confettura per poi virare su note di rabarbaro e carruba, a seguire spezie e soffi minerali, e chiudere, quindi, con cenni di cuoio. Al palato si segnala per potenza e per struttura, sorrette da freschezza e da un’energica sapidità che dominano la morbidezza glicerica e il calore dell’alcool. Elegante finale che sfuma su note di china. Sosta in botti di rovere di 5 hl; poi riposa in legno per 24 mesi, assemblaggio in acciaio e poi viene messo in bottiglia in bottiglia senza filtrazione.
Taurasi DOCG Coste 2011 Rosso rubino a maglie strette. Incipit di confettura di frutta a polpa rossa, poi sbuffi eterei e un velo di tostatura a chiudere. In bocca ha succosa freschezza, sapidità e tannini virili che raccontano di un vino ancora spostato decisamente verso le durezze e da attendere in vista di una compiutezza gustativa in linea con le potenzialità mostrate all’assaggio. Finale persistente, tutto giocato su sentori di macchia boschiva e timbri speziati. Sosta in botti di rovere di 5 hl; poi matura in legno piccolo di secondo passaggio per 24 mesi, segue l’assemblaggio in acciaio e imbottigliatura senza ausilio di filtrazione.
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