Qualche giorno fa si è spento a San Casciano Val di Pesa Giacomo Tachis, ma i suoi vini continueranno imperituri a irradiare una luce abbacinante: Sassicaia, Tignanello, Solaia, Terre Brune…tanto per citarne solo alcuni.
Grazie alle felici intuizioni di questo “umile mescolavini” l’Italia del Vino ha conosciuto un vero e proprio eno-Rinascimento riuscendo a tradurre nel bicchiere, sotto forma di espressioni sensoriali, concetti come souplesse e maturità fenolica, fino ad allora pressochè sconosciuti.
Lascia moltissimi discepoli, ma non sono altrettanto numerosi i fedeli custodi della sua filosofia enologica; ricca – è pur vero – di suggestioni transalpine, ma che, come nessun’altra, ha saputo valorizzare con rigore scientifico e passione autentica lo straordinario patrimonio italico di uve e di territori.
Sono tanti i miei ricordi etilici legati a Giacomo Tachis, ma uno su tutti rimarrà indelebile nella mia mente: al termine di una memorabile degustazione che aveva attraversato venti annate di uno dei suoi vini più celebri mi avvicinai timoroso, con i classici tentennamenti di un (allora giovane –ahimè!) appassionato, porgendogli una magnum “vuota” (doppio ahimè!) di Sassicaia 1983 per provare a strappare al Maestro un autografo.
Tachis si fermò, incrociò il mio sguardo e, accettando con un accogliente sorriso la mia, forse impertinente, richiesta mi chiese il nome, che riuscii a malapena a sussurrare.
Con grande emozione lessi, non credendo ai miei occhi: “Al signor Tommaso con gratitudine, Giacomo Tachis“.
Cos’altro aggiungere? Infinita gratitudine a Te Maestro di Vino!
Che la terra ti sia lieve…
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