Un antico borgo, siamo a Casertavecchia, un giardino tra il vintage e il bucolico, siamo accolti dal caloroso benvenuto dei padroni di casa Gino e Marilena Della Valle del ristorante Gli Scacchi a Casertavecchia. Una serata: “Un giardino tra mare e terra”, in collaborazione con la giornalista enogastronomica Laura Gambacorta, nel segno di Slow Food grazie a cinque chef dell’Alleanza, uno per ogni provincia campana, che ci hanno ammaliato con prodotti dei presidi Slow Food, sia di terra che di mare. Un percorso iniziato con l’ampio buffet della chef resident Marilena, in un accogliente giardino tra candele e gazebo bianchi, con tanti finger food in cui è stato bello scoprire la bontà di piccole grandi chicche campane come i fagioli di Controne, il Conciato Romano e la cacioricotta cilentana. Piacevoli chiacchiere, un inizio gustoso ben accompagnato da calici regionali, come le bollicine de I Borboni e Cantine Federiciane, e nuove realtà come Il Verro. Ci spostiamo a tavola, un romantico patio che termina con un pozzo antico, che ci regala un po’ di frescura in questa torrida estate, avvolti e coccolati dalle creazioni degli chef dell’Alleanza che uno dopo l’altro ci raccontano il loro territorio. Iniziamo con “Tortino di pesce azzurro e zucchine su passata di pomodoro San Marzano” dello chef Vincenzo Maresca de Il Cellaio di don Gennaro, siamo a Vico Equense, per un connubio tra terra e mare, un buon boccone. Proseguiamo con Ostaria di Bacco di Furore per una perfetta portata di “Linguine di Gragnano alla colatura tradizionale di alici di Cetara” di Erminia Cuomo, cottura eccellente per il pesto di olive, aglio, capperi, noci e peperoncino, ogni cosa al suo posto in perfetta armonia. Passiamo al “Fagottino del mio orto” di Daniele Luongo del ristorante La Locanda della luna, per una pasta fatta in casa, che forse andava “tirata” leggermente di più, che racchiudeva le verdure amalgamate con provola e patate, e briciole di salsiccia di Castelpoto, il tutto adagiato su una crema con zafferano del Sannio e latte nobile. La nostra “maratona” del giusto prosegue con un “tubettone Grano Armando con patate, fiori di zucca, zucchine, zenzero e cacioricotta del Cilento” della chef Franca De Filippis de La Pergola, un turbinio di gusto…e forse, a trovare una pecca, con lo zenzero troppo pronunciato. Per finire “Baccalà alla Cieddì” del ristorante omonimo Cieddì di Nunzio Spagnulo, che racchiudeva tutte le essenze di un piatto, il baccalà cotto alla perfezione, croccantezza e diverse consistenze…ottimo! Abbiamo assaggiato durante la cena i vini dell’azienda Il Verro con il Verginiano da Pallagrello Bianco ma anche lo Sheep, da monovitigno autoctono dell’alto casertano la Coda di Pecora, un vitigno a maturazione tardiva rispetto ai bianchi della zona, in una versione tutto acciaio. Colpiti e interessati dall’assaggio: un colore paglierino luminoso, e un naso con note floreali, seguite da sensazioni minerali dal timbro ferroso; al gusto è sapido con una pronunciata verve acida, probabilmente dovuta ai terreni (siamo a Caserta nella zona di Formicola), e una singolare percezione tannica, inusuale nei vini bianchi che ci lascia un po’ perflessi….da riprovare. La serata termina con i liquori dell’Antica Distilleria Petrone e i dolci della chef resident, e per finire finalmente abbiamo assaggiato la Dolce Bufala aversana di Nino Cannavale, dove la sfoglia di bufala racchiude un’esplosione di gusto!
Una serata piacevolissima, al temine della quale non si può non sottolineare la straordinarietà dei prodotti campani e l’importanza della loro divulgazione.
Scrivi un commento