Ci sono luoghi che nel tempo perdono in un certo modo parte della loro fisicità, vestiti di ricordi e sensazioni che ne divengono elementi d’architettura come il chiaroscuro in una tela. Uno di questi miei luoghi è su di una via che non desta particolari sospetti di bellezza, ma che rappresenta simbolicamente quanto di eccezionale si possa ritrovare in posti inusuali come mi è capitato tempo fa.
Questo è un luogo fuori dal tempo urbano, La Grotta,Vineria Grapperia Hostaria, a Casalnuovo di Napoli in Corso Umberto I°, Giuseppe Rea ne è il patron, persona divenuta amico e spesso maestro di stile. Il suo locale è mecca per appassionati, un bancone ligneo accoglie all’ entrata su stile irlandese, l’impercepibile ronzio di un frigo custodisce fresche sensazioni di bollicine, mentre i distillati sono come incorniciati in un’ampia nicchia al muro, su cui il sole gioca nelle mattine generose.
Non sarà difficile trovare questo ”sommelier di periferia” in vostra attesa seduto ai tavolini interni, illuminati da un arco di luce, questo è luogo d’accoglienza per eno-anime, pronte ad attraversare il confine delle domande, trovando lui disponibile nel versare risposte fatte di sapori e aromi. Una competenza che generosamente spilla nei calici con l’apparente facilità resa tale da una vita fatta di ricerca e da una famiglia nelle cui vene scorre rosso aglianico piuttosto che altro. Una chiacchiera con Giuseppe è la rievocazione di sue esperienze, di fiere e paesi visitati da cui sembra esserne uscito arricchito, ricchezza trasferita agl’altri attraverso racconti seduti al bancone mentre la leva scende per la mescita di deliziosi vini al bicchiere Ed è così che ti accorgi d’improvviso di essere a pochi metri dalla strada lasciata poco prima e dalle sue diverse velocità, ma di non avvertirne la pressione ed il trasporto, ascolterai forse come in una rara occasione la quiete, non il silenzio, ma quiete scendere come neve in cui si perdono i suoni del giorno, come quelli dei muti e dorati ottoni alla parete, un ricordo jazz immerso nell’enoteca. Ci si addentra nell’enoteca, verso la cucina curiosi e rilassati, passando la sequenza d’ archi in pietra, attraversandone le stanze , soffermandosi come in una libreria davanti agli scaffali, leggendo titoli di storie da sorseggiare, fino al camino che sembra attenderti, che sa di antico, di locanda, di cose sincere e da riscoprire. Il menù de La Grotta, è la riscoperta del gusto, attraverso proposte gastronomiche di antica Napoli rivisitata con stile e modernità, e imperdibili sono le serate di degustazione a metà tra lezione e dedizione per un gesto enogastronomico che sa di missione. Ritornando alla luce del mondo invidio l’atmosfera in cui sono immerse tavoli e bottiglie, un luogo senza tempo, confermato da una pendola alta sul muro, con lancette ferme ed impresse in un momento dilatato all’infinito. È questo per me uno dei posti in cui i pensieri hanno il silenzioso tempo per incontrarsi, riunirsi e rigenerarsi, col solo rammarico che rare sono le occasioni, in questa frenesia che è la vita.
Giuseppe Rea all’uscita ti aspetterà con la sua aria sorniona e magari esordirà dicendo “hai mai assaggiato…?” domanda che troverà risposta al prossimo calice.
La Grotta, non solo enoteca, ma uno stile eno-periferico.
Scrivi un commento