Di Alessandro Farina
La mia passione per Montalcino nasce un paio di anni fa, quando ebbi la fortuna di partecipare a un’entusiasmante verticale del Brunello Riserva Tenuta Greppo svoltasi a Roma nel corso del 46° Congresso Nazionale AIS. Fu un viaggio a ritroso nel tempo in cui, in compagnia di Jacopo Biondi Santi, ebbi modo di assaggiare ben sette bottiglie introvabili e costosissime, inclusa la mitica Riserva 1955… unico vino italiano ad essere inserito da Wine Spectator in una cassetta “ideale” contenente i 12 vini migliori del XX° secolo. Cosicché un’attesa di ben quattro mesi, una giornata di ferie e una levataccia per prendere in tempo il treno, furono ripagate da un’esperienza irripetibile! Quei rossi di lunghissimo affinamento, come mossi da un’alchemica energia, mi fecero letteralmente sobbalzare dalla sedia!
Iniziò quindi il mio percorso di studio e di assaggi dei vini di Montalcino, un percorso che mi sta portando a scoprire man mano i volti di tanti altri produttori… ognuno con una sua storia, una sua filosofia produttiva… ognuno che attraverso il Sangiovese dà una differente interpretazione di questo magico territorio.
E’ maturata così l’idea di raccontare la mia passione, questa mia visione di Montalcino, e di farlo con una serata, realizzata grazie all’AIS Napoli e che ha visto venerdì scorso l’Enopanetteria “I Sapori della Tradizione” inebriarsi di sapori toscani.
Ad aprire le danze è stato il Rosso di Montalcino 2012 di Tiezzi, un vino che si è fatto apprezzare per la sua straordinaria bevibilità e per un naso complesso e ricco di fiori, che ci sussurrava come spesso il Rosso sia purtroppo sottovalutato o, quanto meno, messo (a torto) in secondo piano rispetto al Brunello.
Dalle mura di Montalcino, nelle cui prossimità sorgono i vigneti di Tiezzi, ci siamo spostati poi sul versante sud-ovest con l’assaggio del Brunello 2008 della superpotenza Banfi; un vino che ha la pretesa di allietare la tavola di centinaia di migliaia di persone (non necessariamente italiane), frutto di terreni più sciolti e di un’impostazione enologica più innovativa.
Subito dopo, i nostri occhi si sono posati su un vino dalle tonalità cromatiche più intense… si trattava del Brunello 2003 di Giulio Salvioni, artigiano del vino che opera sul versante sud-est di Montalcino; un vino che, nonostante l’annata calda, ha mostrato un grande equilibrio gustativo e ci ha ammaliato con sfumature di cacao e spezie orientali, sentori di vimini e macchia mediterranea.
Ci è toccato infine assaggiare (che fatica!) il Brunello di Biondi Santi 1999, un’annata ritenuta eccezionale a Tenuta Greppo, versante nord-est di Montalcino. Un vino la cui eleganza e complessità, olfattiva e gustativa, ha sembrato dare ragione a Ferruccio Biondi Santi che, in tempi non sospetti, aveva scommesso sulle potenzialità del Sangiovese per ottenere vini rossi da lunghissimo affinamento.
Per le nostre papille in questo “maledetto” venerdì sera non c’è stata tregua! Perché, dopo il ragù toscano in abbinamento ai vini, abbiamo sperimentato una novità della casa… un panettone artigianale elaborato con il lievito madre utilizzato per le famose “pizze della tradizione”, tra l’altro assaggiate in più versione nel buffet di benvenuto.
La riuscita di quest’evento, oltre ai vini che hanno fortunatamente parlato da soli e la buona cucina di Raffaela Verde, la devo anche a due persone squisite, due sommelier d’eccezione che mi hanno dato tutte e due le mani nel corso della serata: Franco De Luca, delegato AIS Comuni Vesuviani, e Antonio Galileo, attualmente in servizio presso il Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento.
A salutare i partecipanti una cassetta di vino contenente le Riserve Biondi Santi Tenuta Greppo… sei magnifiche bottiglie, ricolmate e certificate, che Stefano Pagliuca custodisce gelosamente e che tutti noi speriamo presto di assaggiare in una straordinaria verticale dal 1968 al 1985. Stay tuned! ;-)
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