Tre, i bicchieri del ”Gambero Rosso”…
Due, i bicchieri che si avvicinano per un incontro sospeso nella notte.
Uno, il senso della festa trascorsa, quello della qualità.
zero, che la festa abbia inizio!
Un conto alla rovescia terminato domenica sera alla Mostra d’Oltremare, uno zero scoppiato come un palloncino in una festa elegante di elementi immateriali, come luci e sfumature e suoni, che creavano l’atmosfera sospesa in cui gli assaggi dei vini, i migliori tra i tanti, hanno incontrato il gusto di una Napoli curiosa e attenta.
E l’esigenza partenopea è stata soddisfatta da vini pieni di sapori, di sensazioni di territorio e tradizioni, vini “macchine del tempo”, come il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore del 2004, vini che hanno attraversato calendari impolverati e spazio, fino a giungere a noi dando il meglio della natura e del lavoro paziente del vignaiolo.
Ogni bottiglia è stata la rivisitazione di uno stile, di una tradizione che non vuole interrompersi ma evolvere, affinarsi nel pensiero degli appassionati come rosso in barrique in un’Italia insolitamente unita e senza confini regionali ma solo sfumature di colori nei calici.
E se il mondo fosse immensa bottaia, fatta di attesa in penombra e silenzi, e non luogo di conflitti? Un sorso potrebbe insegnarci a riflettere e ad unirci per un solo scopo, come quello del Gambero Rosso, raccogliere i frutti di una vendemmia emotiva che non divide.
La musica della serata contaminava una canzone dei Nirvana in una visione soft-jazz, come a dire che nulla deve restare fermo, come il progetto di portare in giro, come in un elegante eno-circo, lo spettacolo fatto di bottiglie che raccontano in dialetti diversi un’unica storia, il gusto italiano, ed è a questo che dobbiamo alzare i nostri tre bicchieri.
Il buon vino ha vinto un’altra partita (in buona compagnia del Napoli…6-2 sul Verona, NdR)
Foto di Tiziana Mastropasqua
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