Nella splendida sede del Castel dell’Ovo di Napoli, il 13 Ottobre – a distanza di dieci anni – si è svolto il festival dedicato al territorio della Franciacorta, le prime bollicine italiane prodotte esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia (metodo classico), ad avere ottenuto nel 1995 la DOCG.
Oltre alle ventisei cantine presenti ai banchi di assaggio, il consorzio franciacortino – in collaborazione con l’AIS Campania – ha organizzato due interessanti momenti tecnici di approfondimento.
Il primo seminario, dal nome “Franciacorta: il valore del tempo. Le grandi riserve” è stato condotto da Silvano Brescianini, Vice Presidente del Consorzio Franciacorta, da Maria Sarnataro, Vice Presidente AIS Campania e da Tommaso Luongo.
Silvano Brescianini, ha raccontato in modo efficace e non pesante il territorio, partendo dalle origini etimologiche del nome Franciacorta, che deriva dal latino “Francae curtes”, ossia le corti affrancate, (cioè svincolate dai dazi commerciali di trasporto e indicava le piccole comunità di monaci benedettini che si erano insediate nella zona nel Medioevo esenti dal pagamento delle tasse sul trasporto ed il commercio delle loro merci).
Ha poi illustrato il territorio nei suoi confini geografici, che vanno da Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, e ne ha descritto la storia.
Ha più volte ricordato che nel 1967 vi fu l’entrata in vigore del disciplinare di produzione dei vini di Franciacorta e da allora la crescita è stata rapidissima e sostenuta dallo strutturato lavoro del Consorzio, che si articola in diversi ambiti, passando dalla tutela del marchio alla valorizzazione del prodotto, dall’informazione alla promozione del Franciacorta quale espressione di un territorio e di un metodo di produzione.
Molto interessante è stata la descrizione delle sei famiglie di suoli, ciascuna con sei espressioni e impostazioni di impianto diverse.
A seguito di questo interessante excursus, si è passati al momento della degustazione dedicata a quattro grandi Riserve di Franciacorta.
Il seminario ha fornito una preziosa occasione per degustare in particolare ben tre millesimi diversi; si è partiti dal Pas Dosé Origines 2008 di Lantieri de Paratico, una cuvée dove il Pinot nero è presente per il 25% contro un 75% di Chardonnay, svolge ben 60 mesi sui lieviti. Sicuramente una riserva 2008 che si presenta ancora in forma dal colore paglierino di media intensità, e con un naso piuttosto floreale con accenni quasi balsamici.
Il secondo vino è stato il Pas Dosé Bagnadore 2008 di Barone Pizzini, prima azienda biologica dell’area; spumante che nasce da uve Chardonnay 50% e Pinot Nero 50% e si esprime al naso con un floreale avvolgente, frutta matura e a guscio come mandorle e nocciole, mentre in bocca si fa sentire il carattere e la potenza del Pinot nero addolcita dallo chardonnay; un vino propulsivo e sottile, dotato di una bella freschezza, estremamente equilibrato e con una ottimale lunghezza gustativa.
Il terzo vino degustato è stato il Pas Dosé Riserva 33 2007 di Ferghettina, uno Chardonnay in purezza, da vigneti di 25 anni posti su terreno calcareo argilloso,
Un Pas Dosé con 80 mesi di affinamento sui lieviti, che all’assaggio colpisce per un naso sapido e minerale, con una bella pulizia e freschezza, cosa che ritroviamo anche in bocca, attraverso il gioco dinamico tra acidità e sapidità.
Il seminario si è concluso con la degustazione del Franciacorta Riserva Casa delle Colonne Brut 2006 di Fratelli Berlucchi, vino di grande eleganza e garbo con note floreali unite a toni di frutta tra cui spiccano cedro e arancia leggermente candite, nocciola e mandorla, e spezie che virano tra dolcezza e pungenza quali anice e cardamomo. La bocca è dotata di buona ricchezza estrattiva.
A degustazione conclusa ci si è confrontati sui vini assaggiati riscontrando anche analogie e differenze dovute ai diversi anni di vendemmia.
Prima dell’inizio del secondo seminario è stato interessante fare un veloce giro tra i banchi di assaggio. Tra i tanti vini in degustazione si sono rivelati di notevole interesse le etichette di Barone Pizzini e Faccoli e sorprendentemente intrigante il Boké Rosé Brut di Villa Franciacorta.
Alle 19.00 è iniziato il secondo seminario, intitolato: ”Franciacorta per tutti i gusti, alla scoperta delle tipologie”, tenuto da Franco De Luca, e Tommaso Luongo, e da Silvano Brescianini.
Stavolta dopo una veloce panoramica sul territorio del Franciacorta, ci si è concentrati sulla degustazione. I vini scelti sono stati i seguenti: il Franciacorta DOCG Brut Millesimato 2009 Dosaggio Zero di Faccoli, composto da uve Chardonnay al 70%, Pinot Bianco al 25% e Pinot Nero al 5%. Piccola azienda acquisita nel 1964 da Lorenzo Faccoli, attualmente si estende sul Monte Orfano per dieci ettari di cui quattro e mezzo sono vitati con le varietà: Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero. Il vino in degustazione si presenta al naso con note di frutta secca intervallate da note di fieno e zenzero, sosta 48 mesi sui lieviti e si mostra con una bella coerenza gusto olfattiva. A seguire ci è stato servito il Franciacorta Emozione brut 2010 di Villa Franciacorta, che si presenta più diretto e meno austero, il corpo e l’elegante aromaticità spingono al palato sensazioni di grande piacevolezza e di eccellente bevibilità.
Poi è stata la volta del Berlucchi ’61 Franciacorta Saten, con un naso dominato da un mix tra ananas ed agrumi, spezie dolci, decisamente di grande complessità. Al palato con una incisiva sapidità, ma al contempo piuttosto fresco e bevibile con una leggera nota minerale finale. Un vino che vira decisamente su una ampia orizzontalità. Il penultimo vino è stato il Franciacorta Rosé di Corte Aura, vino sapido e lungo in bocca, dotato di buona acidità e complessità. A chiusura della batteria è stato servito il Franciacorta Dosaggio Zero millesimato 2006 di Mirabella, un vino davvero incredibile, composto da Chardonnay al 55%, Pinot Nero al 25% e Pinot Bianco al 20%, con una sosta sui lieviti di ben 70 mesi. Profumi cangianti, spezie orientali, liquerizia, vaniglia. Lungo e vellutato al palato, con ottimo bilanciamento delle componenti dure e morbide.
Anche stavolta ci si è confrontati sui vini degustati affrontando anche il tema dell’abbinamento, sfatando soprattutto il falso mito che le bollicine siano da utilizzare solo come aperitivo o su piatti poco complessi.
Prima di lasciare la manifestazione, non poteva mancare un brindisi con tutti i sommelier dell’AIS Campania, e quale scelta migliore se non la Magnum di Ca’ del Bosco, il Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Riserva 2005?
L’evento si è rivelato di successo riscontrando ampia partecipazione e un crescente interesse per la cultura enologica e curiosità verso le tante sfumature del Franciacorta.
“Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite ”
(Galilei)
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