Quando ci si ritrova a scrivere di un evento di grande popolarità e di grande impatto mediatico – qual è il Vitigno Italia – , si rischia di cadere nel banale. Tanto è stato detto in questi meravigliosi 10 anni di manifestazione, milioni le parole spese per tessere le lodi di questa kermesse dal sapore unico e dal fascino inarrivabile. Si è scritto di Wine & the City, evento apripista del Vitigno Italia, che ha visto quest’anno un successo clamoroso tra il pubblico, si è detto dei 200 espositori e dei focus su vino e cibo organizzati “in pancia” all’evento, si è detto della location più bella al mondo per ospitare una fiera del vino (il romanticissimo Castel dell’Ovo), si sono già spese innumerevoli parole sulla rilevantissima affluenza, anche di un pubblico straniero. Di questa edizione si sono evidenziate l’applicazione mobile “Smartwine” (un progetto Intuizioni Creative e Rete del Metirterraneo) che sfrutta la realtà aumentata, nonché l’irresistibile gioco alla ricerca del proprio profilo di bevitore intitolato “The Impossible Wine Bottle Machine”, partorita dai co-workers del 137A di Napoli. Novità dunque, ma anche piacevoli conferme, come l’angolo del Vitigno dedicato al Sigaro Toscano, sapientemente spiegato, e generosamente offerto a coloro che si sono lasciati attrarre dalla scia di fumo proveniente da un angolo del castello.. Di assoluto gradimento tra il pubblico anche l’anima food dell’evento, gli stands del Pastificio Di Martino e dei salumi Levoni. Bacco, Tabacco, Salato ed ovviamente Dolce, con il mini laboratorietto di pasticceria allestito dall’oramai leggendario Sal De Riso, pasticciere dell’omonima pasticceria di Minori (Sa).
Insomma, considerato il tasso di gradimento di questo oramai irrinunciabile appuntamento della Napoli del bere, si è finiti per andare in over di passione e spendere tra le parole le più belle e lodevoli che il nostro lessico può offrire.
Non mi restava, dunque, che una sola via: lasciare che a parlarne fosse chi il Vitigno Italia lo viveva per la prima volta, con gli occhi di chi scopre un mondo nuovo. Un gruppo di giovani statunitensi appassionati di eno-gastronomia hanno rappresentato per me il nuovo inizio, la nuova pagina da scrivere, la dimensione originale di ciò che io, insieme a migliaia di napoletani, oramai vivo con imparziale trasporto. Ecco a voi il parere su questa X edizione del Vitigno Italia di Matthew Anderson, James Christopher Sylvan e Bryan Barletto.
Ecco il resoconto della lunga intervista ai miei amici americani:
Cosa rappresenta per voi il Vitigno Italia?
Matt: Il Vitigno Italia rappresenta un contenitore di vini italici in grado di dimostrare la diversità esistente nella penisola italiana attraverso le differenze di sapori e di essenze tra tutti vini presenti in fiera. Il Vitigno Italia insegna anche la passione delle “persone del vino”, che mettendo in mostra i propri vini si dimostrano fieri delle differenze esistenti tra la propria regione e la propria vigna al cospetto delle altre. Per me è stato come conoscere tutta l’Italia del vino in un solo giorno.
James C.: Un’occasione per apprezzare la passione, la conoscenza e la storia del vino italiano. Un’occasione per provare i più buoni vini della tua vita. Un’occasione per imparare l’importanza e la differenza esistente tra le diverse uve, le diverse regioni, i climi e le diverse altitudini
Bryan: Il Vitigno Italia è per me la conferma della specialità e dell’unicità dell’Italia. Una location incantevole come il Castel dell’Ovo, gente amichevole ed interessante e, ovviamente, vino eccellente! Il Vitigno combina tutte le cose che io amo di questo Paese …tranne che il cibo (mi piacerebbe se si facessero più degustazioni)
Cosa del Vitigno Italia ricorderete con maggiore piacere?
Matt: Quest’anno mi ricorderò del gran caldo! A parte di scherzi, mi ricorderò la varietà ed i diversi sapori. In particolar modo la mia mente terrà in evidenza la capacità di molti produttori di battersi per mettere in evidenza le peculiarità della propria zona vinicola e della capacità di trasmettere il “territorio” nel vino. Non dimenticherò quanto alcuni vini ricordassero i climi freschi, come altri fossero accostabili al mare. Insieme a mia moglie Eileen abbiamo fatto una lista dei vini più graditi, e penso proprio che viaggeremo per quelle vigne onde comprare alcune bottiglie da portare a casa negli USA.
James C.: Una delle cose che maggiormente mi è rimasta impressa è stata la varietà di vini provenienti, spesso, da zone vinicole lontanissime da Napoli. Una gran bella carrellata!
Bryan: Circa il vino, mi ricorderò dei vini del Trentino Alto Adige che non conoscevo prima. Ma, più di ogni altra cosa, mi ricorderò del bel tempo passato con gli amici, i nuovi ed i vecchi. Per il resto non saprei dire, dopo tutto ho bevuto un bel po’.
Perché un vostro conterraneo dovrebbe visitare il Vitigno Italia?
Matt: Perché ci sono due ragioni su tutte per visitare l’Italia: vedere ed assaggiare! Quale migliore occasione per provare così tanti prodotti realizzati con perizia in questo meraviglioso Paese? Aggiungerei che quest’anno ho apprezzato la maggiore presenza di espositori di prodotti gastronomici, anche se una maggiore possibilità di degustare del buon cibo insieme a così tanto buon vino renderebbe più completa l’esperienza. Immagino come sarebbe bello poter abbinare a quei vini del formaggio, dei salumi o del pane particolare..
James C.: Perché molti americani, anche associando l’Italia con il buon vino, non ne conoscono la reale potenzialità
Bryan: Gli altri americani dovrebbero andarci perché il Vitigno Italia insegna molto sulla la diversità del vino italiano. La conoscenza statunitense dei vini italiani è generalmente limitata ai grandi produttori ed i vitigni più esportati in America – Chianti, Barolo, Amarone ecc. –. Ma c’è molto altro da imparare ed assaggiare, ed il Vitigno ti apre le porte al nuovo. Un’ultima cosa… se dovessi consigliare ad un altro americano una visita al Vitigno Italia, consiglierei Mauro come Cicerone!
Appunto questa è l’analisi americana … Amen (meno male che l’hai fatto presente)