Riflessioni di degustazione a margine del Seminario A.I.S.
“I vini fortificati” di Armando Castagno
Il terzo ed ultimo Seminario dell’A.I.S. Napoli, condotto da Armando Castagno, su i vini fortificati, ha avuto un impianto didattico interessante ed articolato, data la lunghissima storia dei vini presi in esame, nonché le numerose declinazioni in termini di classificazioni e categorie degli stessi.
Dalla slide iniziale recante una celebre frase di Alexander Fleming:” La mia medicina guarisce i malati, ma questo Sherry resuscita i morti”, al racconto, “Il barile di Ammontillado” di Edgar Allan Poe, dove lo scrittore usa la curiosità suscitata in un intenditore da un dubbio acquisto di Ammontillado, come trappola predisposta dal suo assassino per attrarlo in cantina ( dove lo murerà vivo).
Un excursus geografico e storico, legato alle dominazioni arabe, spagnole ed inglesi in tutta l’area mediterranea ed oltre, dal Sudafrica al Portogallo, dalla Spagna, alla Sicilia, da Cipro a Creta per giungere infine a Massandra nella parte meridionale della penisola di Crimea, attuale Ucraina, dove nel 1894, l’ultimo Zar Nicola II°, fece costruire tra mura mastodontiche una cantina, scendendo fino ai 62 metri di profondità attraverso sette gigantesche gallerie che accolgono ancora oggi, 350 milioni di litri di vino in botte e 800mila bottiglie, molte delle quali centenarie.
I vini fortificati sono figli naturali di questo enorme crocevìa commerciale (1703 trattato commerciale tra Inghilterra e Portogallo), svoltosi sostanzialmente via mare ( los vinos de la ruta), dove la brezza marina, le fortissime escursioni termiche, la canicola nelle stive dei brigantini da trasporto, nonché le caratteristiche geologiche dei suoli prevalentemente vulcanici crearono condizioni uniche per la nascita dei più famosi vini fortificati al mondo.
Vini figli del tempo, longevi ed espressivi, trasfigurazione perenne del frutto, protetti dall’alcol che “iberna” un coacervo infinito di “amaritudini dolcezze.”
Invecchiano in cantina per molti anni, nobilitandosi con la permanenza in legno, il colore non più topazio volge all’ambrato, poi al mogano brillante cui si aggiungono gli aromi ed i sapori della nocciola, dell’uva passa, dell’albicocca secca, pur mantenendo profumi speziati ed a volte pungenti.
Il sud della penisola iberica resta comunque un’area dove la viticoltura rappresenta qualcosa di diverso rispetto al resto del mondo mediterraneo, siamo in una delle zone più meridionali dell’Europa, più a sud della città di Tunisi, e le temperature torride rese ancora più soffocanti dai venti caldi che soffiano dal vicino Sahara creano oggi condizioni molto particolari per la produzione di vino.
Le gradazioni zuccherine e quindi il grado alcolico, diventano molto alte, le acidità cominciano a precipitare quando le uve arrivano a maturazione ed i profumi tendono a svanire.
Queste condizioni ambientali, in effetti, permettono la produzione di due sole tipologie di vino: passiti fortemente dolci, i migliori dei quali basati sul vitigno pedro ximenez, sono sovente di grande livello, oppure, più comunemente, vini liquorosi, di cui l’esempio classico è lo Sherry, prodotto a Jerez de la Frontera nella provincia di Cadiz, città portuale dalla quale i vini hanno preso, sin dal Medioevo, la via del mare per diffondersi ai quattro angoli del globo.
E’ stato proprio lo Sherry di Jerez, più degli altri vini, a catturare la mia attenzione, poichè nel suo protocollo di cantina, gli enotecnici, devono confrontarsi con un aspetto unico quanto antico dell’enologia, quello legato allo sviluppo della “flor”, lo strato di lieviti di spessore e durata variabile nel tempo, che cresce sulla superficie dei vini in affinamento in cantina e svolge un ruolo fondamentale nel creare le migliori caratteristiche dello Sherry chiamato “ fino”.
Con l’età un fino, sviluppa un colore ambrato e diventa fino-ammontillado, ma solo dopo otto anni diventerà un vero ammontillado, secco, più corposo e con un leggero sapore di nocciola.
Densi al palato, quasi masticabili, sciropposi eppure mai stucchevoli, alcuni vini fortificati come lo Sherry di Jerez Darck- Cream ed il Palo Cortado dulce ,oppure il Bual ed alcune varianti di Malmsey di Madeira sembrano più di un vino, una specie di panforte trasmutato in forma liquida, possono essere sorseggiati da soli alla fine di un pasto importante; non richiedono null’altro per soddisfare tutte le esigenze di un abbinamento degno di un pasto memorabile.
Bene la lezione è terminata, guadagno l’uscita dall’aula “prelevando” tutti i profumi e le nuances che si respirano, ancora una volta Armando è stato grandissimo nel prenderci per mano e portarci in giro per il mondo, un viaggio bellissimo tra passioni quotidiane e insoliti spiriti.
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