Riceviamo da Alessandro Dettori e volentieri pubblichiamo (T.L.)
Sento la necessità di comunicare quanto segue a chi il Vino lo Ama, lo Scrive, lo Insegna … lo Vive.
Come alcuni di voi sapranno, non mi è mai piaciuto presentare il nostro lavoro come “biologico” o “biodinamico”. Se sollecitato non posso che rispondere con verità e cioè che la nostra azienda agricola possiede la certificazione biologica e biodinamica, ma solo su specifica e insistente richiesta.
Preferisco sempre parlare di Agricoltura, di quel che facciamo, di Terroir, di Artigianalità.
Se parlo di biologico e biodinamico mi riferisco sempre al metodo agricolo e non all’aggettivo qualificativo del vino. Un vino è Vino, un vino buono è un Vino Buono, qualunque sia la tecnica con il quale sia stato prodotto. Solo successivamente deciderò se acquistare o meno un vino buono basandomi sulle regole morali ed etiche che mi sono dato.
Sempre più spesso, mi sta capitando di imbattermi in situazioni alquanto imbarazzanti: ho scoperto che in degustazioni informali ma anche ufficiali (con enologi, sommeliers, ristoratori, enotecari, giornalisti) si confonde la biodinamica con il biologico e cosa grave vengono presentate aziende non biodinamiche e non biologiche come tali.
Ora, dov’è che noi professionisti (produttori e tutti voi) stiamo sbagliando?
Ho amici – colleghi che praticano seriamente ed efficacemente un’Agricoltura biodinamica o biologica da anni pur non volendo sottostare alla “Certificazione legale”. Però non si presentano come produttori biodinamici o biologici. Non si vendono come produttori naturali.
Un produttore quando si propone come “biodinamico” oppure “biologico” (per essere naturale come minimo devi praticare il biologico) vuol dire che, oltre ad esserne fiero ed orgoglioso e dunque volerlo comunicare, vuole ottenere da questo vantaggi commerciali più che legittimi.
E se questo produttore non ha le dovute certificazioni?
E se questo produttore, senza le dovute certificazioni, non pratica neanche l’Agricoltura biologica o biodinamica?
E se questo produttore, pur non avendo le certificazioni e pur non essendosi presentato come un produttore biologico e biodinamico, viene presentato dai suoi intermediari come bio?
Ho ascoltato in prima persona produttori dichiararsi biodinamici solamente perché utilizzano il sovescio in vigna. Solo questo.
E se un professionista del mondo del vino (mi riferisco a sommeliers, ristoratori, enotecari, giornalisti) presenta, promuove, vende i vini di questo produttore che si proclama biologico o biodinamico senza averne le certificazioni e senza neanche praticare alcun metodo agricolo biologico o biodinamico?
Ripeto: sempre più spesso, mi sta capitando di imbattermi in situazioni alquanto imbarazzanti: ho scoperto che in degustazioni informali ma anche ufficiali (con enologi, sommelier, ristoratori, enotecari, giornalisti) si confonde la biodinamica con il biologico e cosa grave vengono presentate aziende non biodinamiche e non organiche come tali.
Ora, come possiamo noi professionisti (produttori e tutti voi) risolvere queste imbarazzanti situazioni?
La responsabilità di un produttore ma anche di un giornalista (o di un ristoratore o di un sommelier, di tutti i professionisti del vino in effetti) è immensa nei confronti di chi, con il proprio acquisto, ci dona fiducia, passione, tempo e sopratutto la possibilità di fare quello che stiamo facendo.
Noi abbiamo deciso di certificarci piuttosto tardi pur praticando l’Agricoltura biologica e biodinamica da diversi anni, perché ritenevo e ritengo ancora che non debba essere un terzo a garantire le mie parole, che non debba essere un terzo a garantire un lavoro mediante schede e registri da compilare. Un organismo terzo che ti certifica sulla carta senza aver mai praticato l’Agricoltura ed in tanti casi senza neanche avere un’adeguata conoscenza delle comuni pratiche agricole.
Però, in un mondo dove troppo spesso la presunta furbizia abbraccia la più mediocre disonestà, noi agricoltori che pratichiamo con tutte le nostre energie l’Agricoltura biologica o biodinamica e magari ne abbiamo fatto una scelta di Vita, noi stessi, abbiamo la responsabilità di dare una garanzia reale minima.
Ecco, questa responsabilità di noi produttori è più importante della scelta etica e morale di non certificarsi.
È piuttosto chiaro che il processo di certificazione non garantisca pienamente che il metodo biologico o biodinamico venga applicato con qualità. Ma oggi, qua, non si deve parlare di qualità. Non ancora. Oggi, qua, si deve cominciare a parlare con forza di garanzie, cioè di garantire che comunque le pratiche biologiche o biodinamiche vengano realmente eseguite.
In tanti, troppi, criticano i sistemi di certificazione, ma le critiche dall’esterno valgono davvero molto poco, mentre le critiche dall’interno, cioè le critiche fatte da chi è già certificato diventano critiche costruttive che possono migliorare i sistemi di certificazione, le procedure, la qualità stessa della certificazione e di conseguenza delle Aziende agricole certificate.
Ho cari amici produttori, che posso definire spiriti liberi, anarchici, che, per rispetto di questo meraviglioso mondo e delle persone che lo vivono, hanno accettato di certificare le proprie Aziende agricole e quindi il loro lavoro.
Mi auspico pertanto che sempre più colleghi accettino la certificazione e che sempre maggiori comunicatori del vino, apprendano a chiamare le cose col proprio nome, accertandosi del giusto e del vero.
Ringraziandovi per l’attenzione, Vi saluto cordialmente.
Alessandro Dettori
P.S. Gli elenchi delle aziende certificate bio e biodinamiche sono pubblici e pergiunta sul “webbe”.
ph fabio d’uffizi
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