Laboratorio, bottega, fabbrica di idee…. Sono tanti gli appellativi spendibili per il 137A, quella straordinaria, inimitabile e folle creazione di un gruppo di designers, architetti, fotografi e stilisti. Dalle menti di 7 interpreti – Carla Celestino, Gabriella Grizzuti, Marialuisa Firpo, Ivan Turturiello, Carla Giusti, Luca De Bartolomeis, Totto Renna – è nata anche quest’anno un’idea geniale a far da diamante all’elegantissima iniziativa Wine & the City, collezione di eventi apripista del 10° Vitigno Italia, salone del Vino che si svolgerà quest’anno nei dì 8, 9 e 10 Giugno nell’oramai consueta location del Castel Dell’Ovo di Napoli.
Quest’anno è stata la volta di “The impossible wine bottle machine”, un gioco, un percorso fatto di scelte, un intrigante test ad incastri, a cui rispondere in modo impegnato od ironico onde giungere al proprio stile di bevuta. 7 sfumature, categorie con tanto di nomi e sottotitoli, corrispondenti ad altrettanti stili di bevitori: Brother, ovvero il bevitore easy; Thor, l’amante dell’estremo; Hot, il passionale; Glam, il bevitore cool; Mind, il sostanzialista; Slipper, il misurato; Pro, il vero intenditore. Ad ogni categoria un nome dunque, ma anche un’etichetta. Eh si, perché “quelli” del 137A sono andati oltre il semplice gioco, per approdare ad un esperimento vivificato dalla consegna ai partecipanti della loro bottiglia personale, tappata sotto i loro occhi dagli stessi creatori, e fregiata dall’etichetta – anch’essa disegnata appositamente – corrispondente al profilo di ognuno.
E poi? E poi non finisce qui! Gli autori della macchina strizza-cervelli, infatti, hanno pensato ad un’apposita pagina Facebook intitolata “Where is your impossible wine bottle”, in cui gli avventori hanno potuto postare una foto della loro bottiglia, stipata nel posto più originale a disposizione..
Una gran bella idea, insomma, che ha visto la partecipazione prodigiosa del pubblico (più di 300 bottiglie in 2 sole ore), tant’è che The impossible wine bottle machine sarà presente anche al Vitigno Italia, dove altre menti saranno testate ed altre bottiglie etichettate, ma, cosa più importante, la mirabile idea venuta al mondo il quell’antro del Corso Vittorio Emanuele sarà al servizio di innumerevoli visitatori provenienti da ogni parte del Mondo, donando la meritata dimensione all’ennesima diavoleria dei co-workers del 137A.
Durante l’esperimento ho avuto modo di intervistare due interpreti del 137A, vale a dire Marialuisa Firpo e Gabriella Grizzuti. Ecco il resoconto dell’intervista:
Come si incastrano Vino ed Arte?
Mah, il vino e l’arte hanno molteplici punti d’incontro. Tuttavia, crediamo che l’arte, più di ogni altra cosa, possa mettere in collegamento le persone ed il vino attraverso gli stimoli esterni lanciati dall’arte in grado di suggerire una ricerca dentro di sé onde approdare ad una maggiore conoscenza del proprio approccio e del proprio modo di amare il vino. L’arte stimola la curiosità, e la curiosità spinge l’uomo a voler sapere e voler capire.
Quali difficoltà avete incontrato nel creare la vostra I. W. B. Machine?
Sembrerà strano, ma non abbiamo avuto alcuna difficoltà. Il gruppo di lavoro ha funzionato perfettamente. Ognuno, pur non seguendo alcun ordine prestabilito, sapeva perfettamente cosa fare e come farlo. In un certo qual senso si potrebbe dire che la macchina è nata da sola, istintivamente.
Idee per il futuro?
Ci sono molte idee in pentola, anche se non si possono svelare. Il gruppo rimarrà saldo. Ciò che possiamo dire è che anche l’anno venturo creeremo qualcosa di interattivo, e ciò perché il segreto del successo di queste idee è il sentirsi parte del gioco, poter determinare il destino di sé stessi in modo cosciente eppure inizialmente inconsapevole del dove le proprie scelte condurranno.
Un’idea molto intrigante ed originale