Un viaggio indietro nel tempo, una splendida giornata in campagna, una full immersion nella storia e nella vita quotidiana dei viticoltori dell’ager falernus. Tutto questo, e molto di più, è stata la visita organizzata nei territori dell’alto casertano dall’Associazione Italiana Sommelier di Napoli il 17 maggio scorso, nell’ambito del secondo appuntamento dell’iniziativa “Terra dei…vini” a cura di Ernesto Lamatta, degustatore ufficiale Ais Napoli. Sfidando le previsioni meteorologiche, siamo andati a scoprire più da vicino i luoghi dove si produce il Falerno del Massico, attraversando gli splendidi paesaggi dell’alto casertano, circondati di ulivi e alberi di albicocche. Arriviamo alla Masseria Felicia, una azienda giovane nata nel 2000 dal coraggio e dalla passione di Maria Felicia Brini e della sua famiglia, che ha deciso di mollare tutto e trasferirsi qui, nelle terre dei nonni, per produrre Falerno. È proprio lei, Felicia, che ci accoglie in vigna per spiegarci le origini e la produzione di questo vino ottenuto con uve di falanghina, aglianico e piedirosso, come da tradizione al di qua del Massico, quello che “guarda Roma”. Cinque ettari di vigna e ogni vigna un vino. Felicia è giovane e appassionata e ci racconta una storia di baronesse, vigne e innesti che hanno visto la sua azienda crescere nel tempo ed ottenere importanti riconoscimenti. Visitiamo la sua bellissima cantina “a cellaio”, scavata nel tufo, e degustiamo il suo rosé di aglianico, il Rosalice, una vera prelibatezza, così come i rossi Ariapetrina ed Etichetta bronzo, guidati dalla competenza del vicedelegato Ais Napoli Franco De Luca. E per accompagnare il tutto ci coccolano con un buffet di prodotti locali, pane lievitato naturalmente, salame, olio di produzione propria e l’immancabile mozzarella, arricchito dall’insalata dell’orto biologico dell’azienda agricola di Imma Migliaccio. Ovviamente non possiamo fare a meno di portare a casa qualche bottiglia del prezioso nettare, prima di spostarci dall’altro lato del Massico, a Falciano. Qui veniamo accolti da Antonio Papa, dell’Azienda omonima, e dai suoi coinvolgenti racconti archeo-enologici. Facciamo un salto all’epoca dei romani per capire le origini del primitivo e del barbera in questa zona, le tipologie del Falerno nella Roma antica, e rimaniamo affascinati, oltre che dalla sua cultura, dalle sue vigne, ubicate in differenti punti della montagna. Antonio sembra avere un rapporto personale con le sue viti, alcune delle quali hanno più di ottant’anni, quasi che le ascolti, le capisca, come se fossero abitanti del luogo, e le fa crescere assecondando le loro necessità e le loro caratteristiche di autoctoni burberi ma forti, robusti e sinceri. Come i vini che ci fa assaggiare Antonio presso il “Ristorante del Massico”, l’Opimiano e il Conclave, accompagnati da una ricca degustazione di prelibatezze locali, tra cui la zuppa di fagioli, salsiccia e porcini…semplicemente deliziosa!
Dopo la visita alle cantine, alcune delle quali ricavate dai cunicoli sotterranei che collegavano le case degli abitanti del luogo, e un piccolo rifornimento di vino, siamo costretti nostro malgrado a tornare a casa, pienamente soddisfatti dai sapori e dai sentori incamerati nella giornata.
Non possiamo che ringraziare Felicia e Antonio per la loro disponibilità e la passione che ci hanno trasmesso…personalmente non vedo l’ora di partecipare alla prossima visita!
AIS-ta la vista!
Foto di Anna Ciotola
Scrivi un commento