Di Gennaro Miele
Quest’anno la manifestazione ”Campania food and wine’‘ è iniziata in un assolato pomeriggio di Maggio, la città di Napoli è stata costellata da un percorso che ha coinvolto i cinque sensi nell’esperienza del gusto, in questo assaggio di primo maggio, giorno di festa del lavoro celebrando quello di artigiani del buono in un percorso articolato tra storici ristoranti a stellati hotel fino ai nuovi capitani della gastronomia …l’ Ais Napoli mi ha coinvolto per quest’ esperienza meravigliosa presso la pizzeria ”Lievito madre al mare” di Gino Sorbillo in una location suggestiva come il nostro lungomare, gremito come era di volti e sorrisi, mosaico immateriale di voci, sfumato di dialetti diversi e lingue straniere, tutto impastato, passatemi il termine, in un panetto che ha voglia di lievitare come la sensazione di libertà e voglia di sperare nelle cose belle della vita.
Il sogno della famiglia Sorbillo, parte dal cuore di Napoli, dai Tribunali, tra palazzi alti e scuri, odorosi di storie, un sogno fatto di gesti concreti e quotidiani, di fatica ed esperienza, capitanato adesso dal carismatico Gino, che ha portato la sua attività sul mare, a respirare dinanzi ad un orizzonte fortemente vivo negli indescrivibili mutamenti della luce…
Ci ritroviamo qui, nel nostro spazio degustativo immersi in un salotto immenso e suggestivo come quello di via Partenope, nome della leggendaria sirena greca che perse qui il suo ultimo respiro d’amore, salotto non mondano, ma del mondo che lo attraversa con persone sorridenti che si avvicinano, chiacchierando tra loro e con il loro sommelier, sorseggiando un fresco Rosato Costa D’Amalfi della Cantina Marisa Cuomo, e chiedendo della terra da cui arriva quel raggio di tramonto versato nel bicchiere che di mare e sole sembra sapere, vino del colore del giorno destinato a divenire sera…
Se le parole, i colori ed il tiepido soffio del vento di quella sera potessero essere imbottigliate, sarebbero il ricordo che sorseggerei con centellinata pazienza nelle sere dei lontani inverni.
Il vino scorre e le parole si perdono e la nostra enoavventura freme mentre non lontano, sulla collina di Posillipo, la terra ed il cielo sono uniti e confusi in un amore che si consuma nel buio, come quello di innamorati clandestini divisi di giorno dalla diversa materia di origine ma poi uniti nell’oblio, vestiti di solo silenzio… e provate ad immaginare adesso il vostro sommelier che va via, lasciando, si spera, un nuovo ricordo ed un nuovo sapore e con pensieri leggeri passeggia nella giovane notte con un papillon come nell’uomo in frac e con un bicchiere nella destra agitandolo mentre cerca di raccogliere il riflesso della luna di Mergellina tra le increspature del mare finito nel calice…
Decisamente poetico: complimenti!