Di Mariachiara Filosa (alias Maki Flo)
VeronaFiere. Domenica 6 aprile ‘14. Ore 9,30. Il sole che mi lambisce le braccia e un caldo che mi accarezza l’anima… Sarà forse emozione? Ed eccomi lì, dopo tanta attesa all’ ingresso San Zeno in Viale del Lavoro… Ad accompagnarmi il mio piccolo bagaglio di esperienza, una mente sempre in ebollizione, affamata di idee, curiosa di novità!
Circondata dal brusio di tanta gente, persone di ogni dove, inglesi, francesi, tedeschi, cinesi, giapponesi… una vera Torre di Babele all’ombra di un edificio di nuova costruzione… e poi alzo gli occhi al cielo e finalmente realizzo “Vinitaly 2014”!!! Ecco sì, ci sono! Arrivata in quel luogo sacro che per chi come me, fa del vino una linfa, è un po’ la “Mecca” , quasi fosse il “primo pilastro”, l’annuale pellegrinaggio che cade ad Aprile, una tappa obbligatoria del viaggio “esperenziale” nel mondo di Bacco per ogni bevitore buongustaio che si rispetti! Eccitazione, adrenalina, batticuore… E poi eccomi lì immersa in un caos, sì esattamente… Tanti padiglioni, grandi ciascuno all’incirca quanto Piazza Plebiscito e l’imbarazzo della scelta… Vininternational, padiglioni regionali, degustazioni guidate, percorsi sensoriali, neo-esperienze gusto-olfattive, vini premiati e chicche enologiche… Per non parlare dell’ eccellenza gastronomica… Chef stellati, pranzi luculliani e abbinamenti insoliti!
Insomma da dove cominciare? E voi cosa avreste scelto?!? Ho deciso di cominciare da un paese in cui il turismo vitivinicolo affascina sempre più… Il Sud-Africa! Chenin/Grenache Blanc, Sauvignon Blanc, Shiraz, Cabernet Sauvignon, il vitigno autoctono Pinotage… Lasciandomi catturare dalla verve delle sorelle Brutus, fondatrici della “Seven Sisters”, mi son fatta guidare alla scoperta dei vini della West Coast, territorio caratterizzato da estati calde, poco umide con temperature che si aggirano dai 25 ai 35 gradi Celsius ed inverni dalla piovosità media annuale che si aggira tra i 450 mm e i 600 mm, vini che sorprendono per il loro basso contenuto alcolico e bassa acidità. La varietà che mi ha colpito di più? La Bukettraube, creata in Germania, che dà vita ad un vino fresco, fruttato, facile da bere e che a differenza degli altri presenta una notevole acidità… L’ Odelia 2013 una scoperta olfattiva che ti riporta alla brezza dell’ Atlantico!
Lasciata l’ Africa, son tornata in Europa dalle mie amate bollicine, incuriosita dallo champagne Louis de Sacy! Una delle degustazioni forse più emozionanti di quest’esperienza veronese: dapprima il Brut Zéro Cuvée Nue, Pas Dosé, in cui il Pinot Nero prevalente dona una spiccata morbidezza… Ma il segreto di cotanta bontà non mi viene svelato da Alain Sacy, erede di una famiglia da oltre 12 generazioni vignaioli e da sole 3 di champagne… Riesco a farmi svelare solo piccoli particolari: e’ a Verzy , sulle montagne di Reims che nasce questa bottiglia dal packaging singolare, con una sola etichetta sul lato posteriore da cui traspare il nome della cuvée, esaltando così il perlage delle bollicine! Arrivo poi al Brut Grand Cru, champagne di grande equilibrio, in cui note di frutti rossi ed agrumi del Pinot Nero e Pinot Meunier lasciano il passo a note di spezie, date dallo Chardonnay, di cui il 10% è stato invecchiato in barrique! Ed eccomi al terzo, lui che più mi ha intrigato, il Brut Grand Cru Rosé, dal color rosa salmone, con un perlage fine e persistente, un rosé d’ assemblage , di cui il 90% di Pinot Nero e il 10% di Pinot Meunier con note evidenti di bacche selvatiche e pepe rosa… Ed una punta di tabacco… L’ho immaginato protagonista di un aperitivo estivo con una tartare di tonno e scampi! Ed infine concludo il mio “battesimo in Champagne” con il Brut Premier Cru Millésimé 2008, 50% Pinot Nero e 50% Chardonnay … Una vera composta di frutta matura al naso, raffinato, maturo ma non entusiasmante da eleggerlo tra i miei preferiti!
Entusiasta ho continuato sulla scia del metodo classico ed ho degustato una vera rarità… L’ Arcano, Franciacorta della famiglia Gatta, con l’ 80% Chardonnay e il 20% Pinot Nero, un incontro di sensi, di cui non basta un calice per apprezzarne le qualità organolettiche, uno spumante in continua evoluzione e perché no, diciamolo pure, uno di quelli di cui la flûte non può mai essere vuota!
Et dulcis in fundo… La degustazione più impegnativa ed entusiasmante in compagnia di Francesca, Peppe, Cira e Massimo Florio, che come un abile Caronte ci ha guidati dalle sponde del fiume Oglio, a quelle del fiume Adda… Dalla Franciacorta alla Valtellina! Un invito nel salotto della Lady del vino, la Signora Pia Donata Berlucchi, una vera nobildonna d’ altri tempi che con il suo savoir-faire ci ha condotti alla scoperta del Franciacorta Brut Millesimo 2007, una serie limitata che dopo sette anni di attesa si presenta oggi all’apice perfetto della sua maturazione. Il Freccianera, nato da una piccola partita di Franciacorta con una netta prevalenza di Pinot Bianco su Chardonnay e Pinot Nero come quella del 1977, festeggiata dalla mano del più grande designer del panorama italiano Franco Maria Ricci (N.d.A. da non confondere con l’editore di Bibenda) che ha firmato le 7.000 bottiglie in serie limitata con una variante dell’etichetta originale. Dal ’77, anno del primo millesimato di Fratelli Berlucchi, al 2007, anno della sua vendemmia. Un numero “sette” che si ripresenta come segno di perfezione in equilibrio tra la storia e la modernità. E lei, la signora Pia Donata, da vera “padrona di casa”, ci ha spiegato che quello che oggi rappresenta lo stile austero ed elegante della famiglia Berlucchi, 37 anni fa si chiamava “Etichetta Nera”, premiato come prodotto e riconosciuto come la più bella etichetta italiana fra gli spumanti a metodo classico… Unica pecca?!? La temperatura di servizio… Troppo caldo, ma quanto basta per valorizzarne la grandezza stilistica!
Insomma, un incontro che ha cambiato la mia prospettiva ed accresciuto la mia voglia di continuare a credere in ciò che faccio, un ottimismo contagioso trasmessomi dalla forte caparbietà e volontà tenace della Signora del Franciacorta, definita dai più “lady di ferro”! E ad oggi nella mia piccola esperienza nel “varietale” mondo del vino, posso affermare che nessun obiettivo è irraggiungibile, anzi, le difficoltà rendono ancor più interessante il percorso… In ascesa mi auguro!!!
Grazie Vinitaly 2014… Ed in alto sempre i calici!!!
Peccato non essere stata lì’ con te!!!
complimenti Mariachiara, la passione che hai si percepisce perfettamente in questo tuo articolo; il vinitaly è un esperieza da fare e ripetere ovviamente per chi è appassionato a questo mondo, ma sopratutto per chi non lo è. Varcando quei tornelli ti si apre un mondo fantastico fatto principalmente di tanti buoni vini, ma anche e sopratutto di tante e belle persone e in questo tuo articolo lo fai percepire alla grande!
continua così.