Quando io e mia moglie Carmela, abbiamo progettato l’enoteca di Stefano, l’idea guida è stata sempre tesa a creare, più che una rivendita di vino, un luogo di cultura e divulgazione del vino, un luogo dove ci si poteva incontrare, parlare di vino e scambiare le proprie impressioni. Rischiando la pura blasfemia, mi ha fatto sempre piacere pensare ad una “Saletta rossa del vino” , ma, dopo queste serate da Stefano, la saletta è diventata anche “Bianco”.
Le degustazioni cieche di “INDòvino” hanno dato vita a veri e propri dibattiti con contrapposizioni vibranti ed a volte anche tese, al punto che si sono autoformati dei gruppi che io ho definito, visto il clima altamente esilarante, i “Compagni dei rossi” e gli “Amici dei bianchi”.
Ma, passiamo a svelare subito i vini della serata “Italia o resto del Mondo”. Il primo vino scelto per testare i nasi e giocare in contropiede è stato un internazionale ma altoatesino ossia il Riesling Kaiton di Kuenhof del 2012: dodici gradi e mezzo di lieve minerale freschezza, con una controllata acidità, dal colore verdolino, al naso note agrumate di cedro e pompelmo e finissimi sentori di fiori. Gli Indovini in sala ne facevano una ricca descrizione sensoriale, ma non vi era una chiara collocazione della provenienza. Il primo rosso invece è stato uno spagnolo, scelta voluta per omaggiare un grande paese del rosso, ma soprattutto scelto per la sua complessità, ossia il BO2 Bodega Barranco Oscuro: corposo tempranillo coltivato ad una altitudine di 1368 mt, uno dei vigneti tra i più alti d’Europa.
Quattordici gradi di fedele viticoltura naturale, naso non facile, ma con con una potente speziatura di bella complessità. Tannini di buona rotondità, non aggressivi con finale persistente e fruttato di classici frutti rossi con piccole note balsamiche. Un vino non immediato, ma che dava vita ad un bel confronto tra sostenitori dei biodinamici e non. Anche qui forti dubbi su una collocazione certa.
Il terzo vino è stato ancora rosso: Taurasi 2008 di Pietracupa, 14,5°, rubino, elegante, intrigante ma non sfacciato, con un tannino morbido di eleganza bordolese, acidità dosata e lunghissimo finale di frutta rossa matura e speziatura autorevole. E’ stata la vera sorpresa della serata, una codifica non comune, infatti su 30 partecipanti nessuno lo ha identificato come Taurasi. Questo non per incapacità dei partecipanti, non a caso vi erano presenti corsisti diplomati con pieni voti.
Infatti, questo 2008 non presenta i classici sentori del Taurasi, e la vicinanza ad un bordolese non sinifica snaturare la proprie qualità; anzi è una certificazione di questo prodotto di particolare espressione, di fedele adesione al territorio ma con una spinta decisiva verso l’eccellenza dei grandi vini.
E’ stato davvero interessante sentire le impressioni tra chi ha sostenuto che si sia tolto un po’ della carta di identità del più importante vino del sud e chi invece ha sostenuto che sia invece una strada da percorrere per un giusto confronto con i vini più blasonati. Provare per credere.
Il quarto è stato del resto del mondo, in particolare la Germania, Felseneck Riesling Trocken di Weingut Schafer-Frohlich, annata 2008 e 13° della zona della Nahe. All’esame visivo si presanta giallo paglierino con riflessi verdastri.
Al naso, per gli amanti come me del genere, subito si tradiva.
Inebriante, intensa pietra focaia, ardesia, agrume pompelmo e frutta esotica. In bocca perfetto equilibrio tra esaltante mineralità e alcool controllato, secco, lunghissimo finale, una vera icona dei riesling tedeschi. Con questo vino, il vincitore della serata metteva la prima seria ipoteca.
Se si parla di resto del mondo, dopo il riesling, non si può non scegliere l’altro bianco più buono del mondo, lo chardonnay.
La scelta non poteva non cadere su un francese.
Il quinto vino da “INDòvinare”, è stato il Saint-Aubin Premier Cru del 2001 e ripeto duemila uno della azienda Morey-Blanc, zona Meursault – Cotè D’Or. Chardonnay dal colore giallo dorato scintillante, naso perfetto, sentori di tostature di frutta secca, ficcanti note di banana. Al palato un pieno ritorno della perfetta olfazione, pieno, burroso ricco, con buona spalla acida e finale di nocciole e mandorle tostate esaltate da un perfetto passaggio in barrique. Qui, alcuni “INDòvini” fingendo di non ever capito bene la collocazione, hanno più volte chiesto un riassaggio.
Il sesto vino, provocatoriamente, è stato il Batar 2008 di Querciabella, blend di pinot bianco e chardonnay in pari percentuali di 13,5°, toscanissimo biodinamico ma con l’occhio strizzato alle lavorazioni della borgogna. Oro antico con bagliori di verde lumonoso, al naso delicata frutta tropicale, pepe bianco, che ritorna subito dopo il primo sorso al palato. In bocca è caldo con un buon sostegno acido, finale di miele e agrume caramellato. Batar è stato da sempre considerato uno dei bianchi di punta d’italia.
Finiti i vini in degustazione e prima di svelare le bottiglie, si animava una piacevole discussione tra esterofili e patriottici e come descritto prima, anche tra sostenitori del rosso e del bianco. Nello svelare i vini, in corso d’opera, si decide di aprire e gustare a vista un settimo vino. Per completare il quadro sensoriale dei grandi vini bianchi si è deciso di aprire il Sauvignon Blanc dell’azienda Nuova Zelandese Cloudy Bay, 13,5°. Paglierino tenue, seducente al naso con le classiche note di sambuco, anice, cedro e con note di fresche erbe aromatiche come timo, salvia e basilico. In bocca è risultato fresco, agile e molto persistente con un finale di intenso lime.
Questi i sette vini da scoprire, mentre ad accompagnare la degustazione, in continua evoluzione di proposte, la resident chef Raffaella Verde, oltre alle pizze della tradizione, ci ha proposto una frittatona di maccheroni con provola e successiva cottura al forno. A qualcuno, lacrimante ha ricordato la propria nonna. La frittatona, alta quattro dita, si presentava spettacolare, ma in poco tempo è stata totalmente divorata. Con il secondo buffet finale, la serata si doveva sciogliere, ma la piacevolezza delle discussioni e l’allegria degli “INDòvini” ha determinato un piacevole seguito che ha dato vita ad un bottle sharing; alcuni partecipanti appartenendo al gruppo dei “Compagni del Rosso” e degli “Amici dei Bianchi”, hanno aquistato, approfittando dello speciale sconto proposto del 20% ai partecipanti, delle bottiglie che sono state subito consumate.
Nessuno voleva andar via dal locale, Stefano ci ha coccolato fino alle 2:00 del mattino.
Chi sono stati i premiati? L’INDòvino è stato Giovanni Balzamo, che ha chiaramente identificato tre vini su sei, complimenti. La seconda premiata è stata la simpaticissima Lisa Manfellotto, per la particolare verve mostrata nella partecipazione al dibattito.
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