Di Giuseppe Rea
La modernizzazione globale che ha investito la viticoltura italiana, già dagli anni ‘90, ha portato all’abbandono di molti vitigni autoctoni per le più blasonate varietà francesi, in grado di produrre vini più importanti e maggiormente apprezzati sui mercati internazionali, quali Cabernet-Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Sauvignon Blanc, per citare le più conosciute.
Ciò si è verificato non solo nel nuovo mondo vitivinicolo ( Australia, Cile Sudafrica, California) ma anche nell’area mediterranea, antica e ricca di varietà storiche locali.
Il territorio di produzione si è sempre rivelato fondamentale nella determinazione della qualità finale ed è sempre stato il “ comunicatore” indiscusso, trasferendo alle uve, le proprie uniche caratteristiche (climatiche, geologiche, topografiche e culturali) definendo il così detto sapore di “terroir”.
Il gusto del vino, in quanto risultato di una fermentazione naturale, viene quindi caratterizzato dal terroir, dalla materia prima ma anche dall’azione dei lieviti indigeni, che determinano sfumature di gusto uniche ed inimitabili.
Al momento attuale, la causa della saturazione del mercato, da parte di vini molto simili,deve essere ricercata nello sviluppo di un’enologia dove imperversano lieviti selezionati, additivi e pratiche di cantina invasive che, diffuse in tutto il mondo, hanno determinato l’uniformità del gusto dei così detti vini di qualità.
Ma nel caso in cui non venga “condizionato” il mosto iniziale con tecniche stressanti, solo ed unicamente il binomio terroir-vitigno, conferisce un particolare sapore al vino, rendendolo originale in un mercato globale affollato sempre più da vini omologati.
In questo caso, il termine terroir, scevro da abusi dettati dal marketing del vino, riacquista il suo significato originale ed i vitigni autoctoni minori, frutto della selezione massale e dell’adattabilità della vite ai vari luoghi di produzione, diventano elemento essenziale e determinante, conferendo al vino la sua veritiera espressione.
I vitigni autoctoni minori, di cui il mediterraneo è molto ricco, rappresentano un elemento essenziale per promuovere questa originalità nel mondo del vino e la loro promozione, rappresenta una concreta azione di salvaguardia della biodiversità.
L’Italia ,in primis ha tutte le potenzialità per potersi distinguere con vini unici, molto caratterizzati, frutto di un’enologia sostenibile e ricchi di valori etici ed ambientali, vini da fruire con la consapevolezza di un ecologista e la passione di un sommelier.
Ne parleremo Venerdi 31 Gennaio a La Grotta Hostaria
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