Svegliarsi all’alba di una Dijon impallidita da una fittissima bruma mattutina, provarne a indovinare i tratti partendo dalle guglie svettanti quel muro biancastro, attraversare lo spazio che divide il capoluogo della Borgogna dalla straordinaria naturalezza della Côte de Nuits, contarne i chilometri, poi i metri, accelerare nell’intento di schiacciare il tempo che divide dalla grande emozione per poi volerlo fermare per sempre nell’atto di riscoprirsi circondati da una natura parlante.
Questo e tanto altro è approdare al Regno della grande uva.
Tutto ha inizio quando il paesaggio urbano lascia il passo a pianure e colline, che dal verde persiano mutano il cromatismo sino ad assumere una tonalità marrone bistre. I nomi dei luoghi aumentano di misura come di musicalità, passando da Marsannay a Gevrey Chambertin, poi Vosne-Romanée e ancora Nuit Saint Georges.. villaggi i cui nomi esercitano un fascino indiscutibile al solo pronunciarli. Picchetti perfettamente allineati dividono zolle di terra ordinatissime, isolate strisce incolte consentono il passaggio dell’uomo tra un terreno e l’altro, e castelli in pietra fungono da baluardi dei borghi vinicoli sparpagliati nel fazzoletto di terra della Bourgogne più autentica. Divise tra un’esistenza sotto e sopra la terra vivono le incontrastate dominatrici della regione, le delicatissime e preziosissime viti di Pinot Noir.
Sulla strada, la famigerata Route des Grands Crus, di tanto in tanto campeggiano botti di rovere, sistemate in gruppetti di due o tre fuori dai cancelli delle Maisons du vin. Qui la simbologia ha un solo significato; le parole dégustation, domaine, chateau, cave, caveau, vins… ogni freccia, ogni cartello, ogni arnese, ogni che abbia una forma, sistemato fuori da un ingresso, vuole dire “entrate e venite ad assaporare la grandezza dei nostri vini”. Ed in effetti tali sono i prodotti di quelle meravigliose viti aggrappate alle colline.
Nell’aria un solo profumo d’uva riempie ogni spazio, un profumo tanto più intenso quanto vicino è il luogo in cui il vino riposa, così che indovinare l’indirizzo di un vigneron risulta più semplice affidandosi al naso che alle migliori mappe.
L’imbarazzo della scelta, l’istinto e la predilezione di un vigneto ad un altro, sono gli elementi che indirizzano il passo verso uno o un altro varco. Si effettua una scelta, poi ci si lascia guidare in un viaggio sensoriale senza eguali.
Scale e cunicoli nascondono migliaia di bottiglie indisturbate, sistemate su scaffali polverosi posti in stanze in cui regna perennemente il silenzio. Un mosaico di antri forma il labirinto sotterraneo di ogni domaine, ognuno di esso stipa una particolare riserva o una particolare annata. Poi, quando la gamba è stanca e la lingua non trova pace, è il tempo della degustazione, che sovente avviene seduti ad un rozzo tavolaccio di legno posto nel cuore del cuore di ogni Cave.
Bourgogne Rouge, Village, Premier Cru e Grand Cru si susseguono con una rapidità impressionante. Piccolissime variazioni di terroir rappresentano al palato trasformazioni totali di quanto percepito. Qui un solo metro può fare la differenza, le lezioni di enologia e degustazione sembrano trovare la loro dimensione ideale, ed anche i più scettici alla fine sono costretti ad ammettere la straordinaria varietà di sfumature esistenti tra le molteplici micro aree vinicole appartenenti ad ogni Appellation.
Ed una volta chiarita la differenza tra un Pinot Noir riferito ad un dato appezzamento ed uno proveniente dal terreno posto proprio di fianco, è il momento di andare in profondità sull’incidenza delle annate sul prodotto finale. Prontezza, longevità, spessore e persistenza sono scientificamente provate dal maestro degustatore. Il ritmo della degustazione è scandito dagli intervalli esistenti tra il momento di ogni mescita e quello dell’esame di ogni vino. Il maestro versa, il maestro parla, silenzio. Poi di nuovo la stessa sequenza.
Tempo di andare, i calici si svuotano e si è di nuovo in strada. Un’altra degustazione è già nell’aria, ed il naso è già pronto ad indovinare dove essa avrà luogo…
Scrivi un commento