Venerdì prossimo 24 gennaio, alle 18, 30 presso il Punto Feltrinelli di Pomigliano d’Arco in Via Roma 281, T.+39 081 803 3702 – 3398789602 ( INGRESSO LIBERO e ampio parcheggio gratuito), si presenta con un nuovo format la GUIDA ALLE TRATTORIE DI NAPOLI, STORIE, LUOGHI E RICETTE DELLA TRADIZIONE della giornalista Giulia Cannada Bartoli, Edizioni del’Ippogrifo.
Ecco la cena napoletana :
Michele Armano giornalista: polpettine di fagioli napoletane…
Antonia Russo, Food Blogger: alici fritte ‘mbuttunate
Gaetano Fiore, trattoria Antica Cucina Napoletana: frittata di bucatini con ricotta e salame
Gaetano Formato, trattoria La Cantina di Via Sapienza: Polpette al ragù
Gaetano Fiore , trattoria Antica Cucina Napoletana: salsicce e ‘friarielli’
Anna Chiavazzo, chef Pasticciera : il ‘babbà’ napoletano
Nino Cannavale Chef, Associazione Cuochi Normanni: ‘la dolce bufala’ e ‘la rossa del sud’
Vini :Villa Matilde – www.villamatilde.it
Pane ‘cafone’ napoletano’: La Distilleria
allestimento e organizzazione: ladistilleria.eu – officinegourmet.it
un breve estratto del libro: “”scoprirete, divertendovi, una guida-racconto di trattorie, al 90% con una storia di oltre cinquant’anni, se non secolare. In tutti i locali si parla la lingua vera, quella che oggi si sta perdendo. Incontri con persone autentiche, poco inclini al lucro, nessun risparmio sulle materie prime, in sostanza quelle della cucina dei napoletani conosciuti già dal XVI secolo come ‘magnafoglie prima e ‘magnamaccheroni’ poi. Pasta in tutti i modi della tradizione, (Ragù e Genovese in primis) pane (sempre eccezionale), parmigiane di melanzane, polpette, braciòle, frittate, baccalà, trippa, sono solo un esempio dei menù quotidiani. Poco alla volta, è riemersa una Napoli differente, quella che ha ritrovato la cucina della memoria; il libro si propone, attraverso racconti e leggende del passato, di descrivere le trattorie, l’ambiente, le persone, le pietanze, nel loro contesto storico e socio-culturale. A Napoli, come in poche altre città, c’è ancora l’usanza dell’asporto del ‘cucinato’: mamme in difficoltà, impiegati, operai, vengono a comprare porzioni del menù del giorno, invece di rovinarsi la salute in fast food o in rosticcerie improvvisate. Anche le persone in difficoltà,(sempre di più in questi tempi) ricevono sempre un piatto caldo o la classica ‘marenna’ (il pane farcito con il ‘cucinato’).Non si può dire di aver conosciuto Napoli in profondità senza averne assaggiato la cucina tradizionale, tramandata di generazione in generazione e, per di più, a costi accessibili. Le cinquanta trattorie sono diventate rifugio di sana umanità; sapori e ricette che sopravvivono grazie alla fatica di persone che, per restare in pari, lavorano anche diciotto ore al giorno con instancabile passione ed entusiasmo. Naturalmente, Napoli e provincia celano ancora molti di questi tesori; questo lavoro vuole essere perciò, solo un primo approccio, per poi continuare a viaggiare in città e, soprattutto, in provincia, per scoprire altre meraviglie umane e gastronomiche. Non ve lo perdete! È uno strumento di cultura, storia, tradizioni e ricette che contiene il messaggio della Napoli intatta, quella che crede fortemente che la nostra città non possa morire sepolta dai veleni d’ogni tipo, quelli insiti nel contesto urbano e quelli che ci ‘regalano’ dall’esterno…”
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