“Niente”, “finisce” e “mai”. Tre parole di chiusura, figlie del “No”, parole che si evitano nei colloqui di lavoro, nei titoli delle canzoni e nei comizi elettorali. Eppure, messe insieme, formano un concetto di speranza, quasi indisponente nel mondo reale dove invece tutto, ci dicono, finisce sempre.
Ma io ci credo, credo in questa idea e da questa convinzione è nato un romanzo, edito da Guida nel dicembre 2012, che in soli tre mesi ha visto esaurite tutte le copie stampate. Ricordo quando l’ufficio marketing mi diede la notizia, ebbi un mancamento dalla felicità… ma vedevo intorno sguardi cupi.
“Ma come – mi chiedevo – non sono contenti?”.
La ragione di quei volti affranti la capii qualche mattina dopo, quando mi telefonò un amico per dirmi:
«Franco, hai un problema: hai sbagliato il titolo!»
«Ah, ho capito… ma chi è?» (ero da poco sveglio)
«So’ io ‘nzallanu’… sto in libreria, ho chiesto una copia di “Niente finisce mai”, mi hanno risposto: “È finito!”»
Sono venuto a conoscenza in questo simpatico modo del fallimento dell’editore: “Alfredo Guida Editori” non c’era più; se ne era andato per sempre lasciando una lacuna culturale nel cuore di Napoli e relegando il mio libro in un insolito limbo: copie esaurite e impossibilità di ristampa. In pratica, nonostante il successo iniziale, il mio romanzo era già scomparso, dissolto, si era estinto… come i dinosauri, come l’ippopotamo nano di creta, come la foca monaca.
Un colpo durissimo. Sì perché se fosse morto di morte naturale non solo lo avrei accettato ma ne sarei stato addirittura contento. Per me il libro doveva esistere solo se aveva dignità di esistere. Ma l’idea che Luciano Rigillo e Padre Felice non avessero potuto avere la loro possibilità mi levava il sonno.
La maggiore difficoltà era spiegare ai numerosi sostenitori che un libro dal nome “Niente finisce mai”, dopo appena tre mesi, era “finito”. Era come ammettere l’inconsistenza di una frase che non era semplicemente un titolo. Cosa potevo dire agli “amici” della relativa pagina facebook che mi chiedevano dove acquistarlo? “Scusate ma mi sbagliavo… tutto finisce qui!”? Non ci riuscivo. Nella mente la voce di Assunta che, proprio come con suo figlio Luciano, continuava a ripetermi: “Aspetta, aspetta… nun hé sbagliat’”.
E infatti il titolo non lo avevo sbagliato. La vita mi stava per dimostrare che non lo avevo sbagliato affatto.
Un giorno di aprile, dopo una presentazione in costiera, passeggiavo sul lungomare di Castellammare insieme a una professoressa di lettere. Aveva amato molto quelle tre storie che si incrociavano e si fondevano in un finale rivelatore, ma a suo parere il lavoro necessitava di una revisione lessicale.
«Se va in mano a dieci giurati – mi disse – piace a tutti ma nessuno lo può premiare».
«Grazie del consiglio – risposi amareggiato – ma ormai è troppo tardi… il romanzo è morto»
«Ma come – replicò lei seccata – già non ci crede più?»
La sua sorpresa mi scosse e prima di appendere la penna al chiodo e riporre il romanzo nel cassetto dove era sempre stato, seguii il consiglio della mia amica Annamaria Piscuoglio e inviai una delle ultime copie del caro estinto ad una casa editrice napoletana, piccola ma piena di energia: Kairos.
Kairos non solo ha creduto nel romanzo, concedendo con coraggio una seconda occasione a un libro che ha già beneficiato dello “startup”, ma ha dato a me la possibilità di accogliere l’ammonimento di Castellammare, suggerendomi con professionalità e acutezza una serie di interventi che hanno reso l’opera più luminosa e scorrevole, più incisiva ed elegante, ma soprattutto perfezionata nella forma e nel lessico.
Molti passi li ho riscritti e non mi dispiace ammetterlo, anzi, se Alessandro Manzoni portò il suo capolavoro a “lavare” nell’Arno, io l’ho lavato nel Sarno… ho rispettato le proporzioni.
Insomma, per concludere, proprio come la foca monaca, il mio romanzo è tornato, in una nuova veste e più ricco di prima. Ringrazio per questo i miei nuovi compagni di viaggio: in ordine di apparizione (nella mia vita) Giovanni Musella, Nando Vitali e Maria Rosaria Vado. A voi la mia gratitudine e quella di tutti i personaggi dei miei racconti. Luigi, Luca e Luciano, Cira, Rosa e Valeria, Assunta e Padre Felice, la signora Ida e il Cavaliere Alfonso Carotenuto, tornano a vivere e saranno seduti in prima fila lunedì 9 dicembre, alle 17:30 presso l’Hotel Reinassance Mediterraneo, in attesa di potervi conoscere.
E bravo Franco, l’Araba Fenice…. Non può che farmi piacere, la storia continua Baci Elvira
grazie Elvira :-)
quando si dice avere i denti e non il pane: non é che per caso sarebbe prevista una eccezione nella distribuzione, magari raggiungendo i “paesi terzi” e nella fattispecie Cabo Verde? pensa, avere un lettore d’oltreoceano, che tra l’altro ha la prima edizione in bella mostra nella sua libreria…
fortuna juvat audaces! sono certo di ricevere nel prossimo futuro notizie letterarie lusinghiere fin quaggiú, anche se la certezza l’avró dopo la lettura della revisione.
nel frattempo, un abbraccio pieno di auguri e stima
Dammi il tuo nuovo indirizzo amico mio, magari in privato. Te lo porterei di persona (e ti giuro che ci penso spesso) ma per adesso te lo spedisco.
Un caro saluto a te e a Vivì.