Di Gennaro Miele
Dove si mangia la pizza stasera?
la domanda nel bel mezzo del traffico all’ incrocio davanti alla questura di Napoli, sembra quella fatta mille volte ma a renderla diversa è la risposta, perché non andiamo a Caiazzo da Pepe in grani? E spostarsi nel pomeriggio di metà autunno verso il piccolo paese del casertano fa iniziare la nostra avventura alla ricerca di un sapore diverso, distante dalla ‘’monotona fantasia’’ di margherita e marinara .
Direzione autostrada allora, sulle note di ‘’in the summertime’’, una canzone del secolo scorso che ci accompagnava a conoscere qualcosa di nuovo.
Casello di Santa Maria Capuavetere e poi direzione Caiazzo, la strada avvolta nel buio, l’ assenza di luce inghiotte il mondo intorno, bucato solo di tanto in tanto dalla luce di qualche finestra silenziosa.
L’ unico elemento che veniva rischiarato dalla luna era il contorno delle basse montagne che mi faceva sentire come dentro un cucchiaio di cui riuscivo a vedere solo il bordo alto.
Una salita illuminata ci ridava alla vista segni di civiltà, luci, negozi e persone in movimento.
L’ ingresso della cittadina di Caiazzo è come una cartolina di inizio secolo scorso sulla quale si muovono anacronistici ragazzi moderni e qui avviene il miracolo dell’ uomo moderno: trovare parcheggio il sabato sera e avere l’ imbarazzo della scelta..
Fermata l’ auto, armati di giacche a vento e da una curiosità famelica, ci incamminiamo per i lunghissimi 50 metri indicatici da un autoctono fino ad arrivare ad un vicoletto a destra dove compare la scritta ‘’Pepe in grani’’. Una discesa che sembra immergersi nel buio del suo fondo, le pareti antiche illuminate di una luce gialla e calda dei lampioni che mi raccontano di una storia che sembra in un‘ altra lingua per me abituato ai neon .
Dopo aver superato l’ arco della porta ci accoglie uno staff cordiale ed affabile e l’ atmosfera che si respira è un confine tra la tradizione e lo sguardo verso il futuro, schermi touch screen e travi in legno. Già penso di tornarci in estate per poter passare la serata sulla terrazza che adesso dava sul buio da cui ero da poco emerso.
Una bellissima musica jazz con protagonista la tromba di un musicista che ci metteva indubbiamente l’ anima nelle note mi ha accompagnato fino all’ arrivo degli altri clienti ( è verissimo che se non sei lì per le sette ti tocca aspettare ) che con il loro allegro vociare e ordinare e spostare sedie bicchieri e posate sovrasta democraticamente la musica.
In meno di dieci minuti la nostra ordinazione è pronta in tavola in ordine di apparizione e non di importanza si sono esibite per noi Margherita, Alifana e Nero Casertano. Queste pizze sono un’esperienza, da fare nel modo più assoluto e come poter descrivere quell’ impasto morbido ed avvolgente per il quale questi maestri pizzaioli sono famosi, un sapore che ti coccola dal primo morso. La proposta dei prodotti che li hanno spinti a chiamare le loro pizze a km zero rende ancora più affascinante quella pizza che nasce lì e che finisce nel mio piatto ad accompagnare le sensazioni gustose che tuttora sono parte di pensieri intensi. La cipolla di Alife rende questo piatto tra l’elegante ed il rustico grazie al connubio tra la la sua dolcezza e la rusticità della scamorza e della pancetta, a tratti sapida e croccante. Sensazioni che ti costringono a socchiudere gli occhi e a pensare in uno spazio tra il cosciente ed il non : “che maggià perz fin e mò!’’ e poi anche la versione ‘’nero casertano’’ che sembra il titolo di un avvincente romanzo giallo all’ ombra della bellissima reggia, ti entusiasma con i suoi aromatici tocchetti di salsiccia di maiale casertano.
Anche la ‘’semplice’’ margherita sembra farmi riscoprire il concetto della dedica di un piatto ad una donna importante.
A rendere ancora più gradevole la serata è una buona birra artigianale che mi ha lasciato un retrogusto di miele di castagno che dicono essere stata realizzata su misura per loro. Alla fine si lascia il locale promettendosi di tornarci quanto prima e percorrendo la salita che porta alla strada della realtà mi chiedo quale sigaro sarebbe stato il migliore per concludere la serata e per godere appieno del momenti del ritorno.
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