Di Gabriele Pollio
Eccezionale. Un’esperienza trascendentale. Mitica.
Queste sono solo alcune delle espressioni che si sentono spesso associate alla Borgogna del vino.
Sono stato per la prima volta in Borgogna a fine settembre e non posso fare altro che definire il mio viaggio: eccezionale, un’esperienza trascendentale, mitico!
Ovviamente, non sta a me dilungarmi sulle varie classificazioni dei vini, sulle tecniche di impianto e su tecnicismi di cui, con buona probabilità, non sarei in grado di parlare. Quello che vorrei trasferire sono le emozioni con cui, inevitabilmente, si deve fare i conti quando ci si trova di fronte ad un mostro sacro come la Borgogna.
In qualsiasi vigna, in qualsiasi posto del mondo, il periodo della vendemmia è speciale per chi ama il vino. Lì lo è ancora di più. Vedere uomini e donne all’opera in climat mitici come Montrachet e La Romanée-Conti, pensare al valore storico (per non parlare di quello economico!) di quelle vigne, sapere che ognuno di quei grappoli darà vini di cui fino a oggi avevo solo letto su qualche rivista, assaggiare i grappoli direttamente dalle piante (con l’autorizzazione del proprietario!) e valutarne la maggiore o minore dolcezza in base alla grandezza degli acini, è stato fantastico.
Sfatiamo un luogo comune: i produttori della Borgogna non sono chiusi. Sono solamente rispettosi del loro lavoro e, soprattutto, della loro terra; dunque, pretendono altrettanto rispetto da parte degli altri. Sono stato accolto ovunque con cordialità e ho conosciuto persone che, nonostante il periodo delicato, mi hanno dedicato tempo pur sapendo che non avevo la benché minima percezione dell’importanza del posto in cui mi trovavo.
Ho iniziato il mio giro da Puligny-Montrachet , ho conosciuto la cordialità di Jean Chartron e la potenza e mineralità dei suoi Chardonnay. Degustare il 1er Cru Clos de la Pucelle 2011 (ovviamente tutte le scorte di 2010 erano già esaurite da tempo) a conclusione di una serie di 8 assaggi è stato…come dire…inebriante! Sarà per questo che inerpicandomi in auto verso i climat di Chevalier-Montrachet e Montrachet ho avuto più di una volta la voglia di chiedere ai vignerons di aiutarli nella vendemmia.
Passando per Beaune, il giorno successivo, sono arrivato in un paese carino ma, apparentemente, simile a tutti gli altri. Quando accanto a un citofono ho scorto la targhetta Domaine de la Romanée-Conti , ho capito di non essere in posto qualsiasi, ero a Vosne-Romanée: La Mecca! Qui sono stato accolto da Anne Gros e ho avuto l’onore di visitare con lei non solo climat come Les Richebourgs e La Tâche (in cui possiede alcuni ettari di terreno), ma anche le cantine in cui riposano i suoi Grands Crus: vini che, se non fosse stato per la gentilezza di Anne, non avrei mai potuto provare! Le vigne, in questa zona a esclusivo appannaggio del pinot nero, erano ancora deserte, la vendemmia non ancora iniziata, i colori e le sfumature ancora più tendenti al verde estivo che al marrone autunnale. Eppure, è stato strabiliante vedere la sorpresa e il dubbio che si sono insinuati sul viso di Anne quando si è resa conto che i suoi vicini di vigna avevano già vendemmiato mentre lei (che ovviamente non si serve di un enologo) aveva deciso di vendemmiare dopo almeno una settimana. Questa è la vendemmia in Borgogna (come in ogni parte del mondo): una scommessa che si ripete ogni anno!
la sete di conoscenza incontra l’umiltá e il coraggio di non accontentarsi dei racconti degli altri; dal connubio nasce un buon viaggiatore. applicasi il tutto al mondo del vino, ed ecco le migliori premesse per un buon sommelier. caro gabriele, quale gradita sorpresa leggerti! spero sia solo l’inizio.
Credo Gabriele che trascendentale sia il termine giusto.
Prosit. Buon viaggio.