Di Annito Abate
Sono circa 200 le Cantine aderenti a “VITIGNOITALIA vini al castello”, IX Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani a Napoli, una location, quella di Castel dell’Ovo, che definirla solo splendida vuol dire sminuirla.
Supero il ponte levatoio di Castel dell’Ovo consapevole che il tempo che mi separa dall’inizio della degustazione è troppo breve per visitare tutte le Sale allestite per accogliere i wine lovers accorsi nel Capoluogo Partenopeo.
All’ingresso mi hanno “dotato” di bicchiere e tracolla “griffata” per cui decido di utilizzare questi oggetti anche prima dall’atteso evento enoico organizzato da AIS Napoli (S3, Sala Degustazione); dopo avrei avuto, comunque, la possibilità di qualche altro “passaggio scovachicche”.
E’ pacificante seguire la stradina medievale incastonata tra le spesse mura di tufo della Fortezza, quella che, percorsa interamente, conduce alle terrazze in alto aperte, a tuttotondo, sui vari paesaggi, ora collinari, ora marini, ora urbani.
Il clima è mite, finalmente si sente un vagito d’estate, la passeggiata, quindi, diventa salutare con la sensazione di respirare quel soffio di iodio che viene su dal mare appena increspato; la via che si inerpica tra le viscere del Castrum Ovi è bellissima, illuminata da una luce calda ed invasa dal senso di mare che si scopre dalle aperture, un tempo utilizzate per difendere la Cittadella.
Nello “Studio S3” sono ancora in onda: Maria Sarnataro, vicepresidente Ais Campania, e Franco De Luca (Responsabile della Didattica AIS Campania)stanno “conducendo” l’evento precedente, quello delle 17.00 (La degustazione dei formaggi: alla scoperta dei Consorzi per la tutela della Mozzarella di bufala campana Dop, del Gorgonzola, del Parmigiano-Reggiano e del Pecorino romano); la sensazione del discreto slittamento sui tempi fissati dal “copione” ci arriva puntuale con l’annuncio di Franco De Luca: c’è da aspettare la fine dell’evento precedente, l’uscita del “pubblico”, lo sgombero della Sala e l’allestimento dei tavoli per l’evento successivo, il nostro!
Attendere o non attendere, questo è il dilemma! Ci penso e, occhio alla porta, ne approfitto per “gironzolare” tra le “grotte tufacee” in cerca di amici ed etichette da incontrare.
Nel contiguo “Antro di Virgilio” c’è il “food”, una delle novità di questa edizione 2013, all’ingresso, con l’accredito stampa, mi hanno consegnato anche un biglietto con su scritto “Ritira la tua goody bag presso il Pasta Bar di Vitigno Italia”, è un gentile omaggio del Pastificio Di Martino di Gragnano … quasi quasi … penso, ma poi l’idea di girare, fino alla fine, con una “borsa della goduria” mi distoglie dall’idea.
Tra un saluto e l’altro e qualche “ronda” -da- e -per- il porticato della “Vigna Felix” (I vini delle cinque Province tutti a portata di bancone e serviti da belle “women in red”) qualcosa si inizia a muovere, vedo qualche Produttore avviarsi verso l’ingresso, il pubblico comincia a mettersi in fila. Si comincia!
L’arredamento all’interno della Sala di degustazione è all’insegna del “progetto di sostenibilità ambientale” voluto ed ideato per questa nona edizione di Vitigno Italia, parola d’ordine “riciclaggio”; le sedie ed i tavoli di degustazione, infatti, sono in cartone e devo dire anche abbastanza resistenti e confortevoli (“ci faccio un pensierino per lo Studio”). Hanno giurato gli organizzatori che il Salone Enoico, l’anno prossimo, diventerà centopercentoecofriendly … si aspetta!
Mi rifugio (finalmente) nel vino e nell’arte, tra i “Percorsi contemporanei del gusto creativo” laddove l’AIS Napoli ha organizzato una bella e distensiva degustazione guidata: 4 coppie di vini abbinati ai 4 elementi per antonomasia (aria e acqua nelle espressioni in bianco, terra e fuoco per quelle in rosso) in relazione emozionale con alcuni dipinti a tema di artisti del progetto espositivo ed editoriale “Pelle&Pellicola” della Galleria Nea, edito da Iemme Edizioni e curato da Pasquale Lettieri; quinto elemento, ovviamente, è il “Nettare di Dioniso”, bevanda idroalcolica nota a più nell’Associazione Italiana Sommelier. Conducono, per i vini, Tommaso Luongo (Delegato AIS Napoli) e, per i quadri, Luigi Solito (Gallerista), con la presenza di Luciano D’Aponte (Responsabile Settore Sviluppo e Ricerca della Regione Campania).
Trattasi di una selezione dei vini premiati dall’edizione 2013 della “Guida alle aziende vitivinicole e vinicole” dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier Campania (ho avuto il piacere e l’onore di far parte anch’io della Commissione d’assaggio, un’esperienza molto bella che spero si possa ripetere anche per la seconda edizione; spero anche, però, che scrivano il mio cognome in modo meno “rafforzativo”, utilizzando, magari, più correttamente, una sola “B” … ovviamente si scherza!).
L’Aria è raccontata dai Vini “in alto” d’Irpinia e dall’Opera “Vento artificiale” di Raffaele Canoro.
1. Alimata – Fiano di Avellino DOCG 2011 Villa Raiano di Montefredane (AV), vigna a 450 metri s.l.m.; Fiano di Avellino in purezza, emergono la severità ed il carattere dell’areale, un vino con una spiccata freschezza di acidità, snello e di grande “lunghezza finale” accompagnata da una gessosa mineralità che fa pensare a qualche espressione “più mossa” d’Oltralpe.
2. Fiano di Avellino DOCG 2011 Tenuta Sarno 1860 di Candida (AV), vigna a 630 metri s.l.m.; un secondo Fiano di Avellino in purezza, già dal colore carico, si dipana il racconto dello “spessore” materico, un bianco dalle spalle larghe e con un “corposo” patrimonio aromatico, uno “spessore” dalla forma tattile e ben definita con un contrappunto di “leggerezza” e sapidità che aiuta l’equilibrio e l’armonia.
L’Acqua è raccontata dai Vini “mediterranei” degli Astroni e del Cilento e dall’Opera “Segreti mediterranei” di Guglielmo Longobardo.
3. Colle Imperatrice Campi Flegrei Falanghina DOC 2012 Cantine Astroni di Napoli; Falanghina autoctona in purezza, una piacevolezza generale data dalla frutta fragrante, una lieve mineralità ed una sfumata nota sulfurea, in bocca emergono gli accenti sapidi più che quelli acidi, lunghezza moderata ma presente sostenuta dalle tracce delle durezze appena descritte.
4. Trentenare Paestum Fiano IGT 2012 San Salvatore di Giungano (SA); Fiano (nel Cilento) in purezza, il vitigno marca il territorio ed emerge nei profumi della macchia mediterranea che declina anche tutte le sfumature della frutta che tornano come aromi accompagnate dalla sapidità, la persistenza non è il suo forte, nel complesso un “giovane adulto”.
Fin qui i Bianchi!
Il Fuoco è raccontato dai Vini “caldi” dei Vulcani, quasi spenti, del Vesuvio e di Roccamorfina e dall’Opera “Mascella di bue” di Peppe Capasso che ha “prestato” forme, colori ed emozioni anche alla rappresentazione dei Sannitici Vini della “Terra”.
5. Falerno del Massico DOC Rosso 2009 Masseria Felicia di Sessa Aurunca (CE); Aglianico 80% / Piedirosso 20%, un vino derivato dall’eruzione più antica della Campania (il Vulcano di Roccamonfina) che emerge nel fuoco e nella mineralità, un naso “scuro” di frutta matura, spicca la prugna, una sorta di sinestesia data dalla “sapidità” dei profumi, in bocca i tannini, ovviamente, non possono passare “inosservati” nel loro essere ancora indomiti, una bocca “importante” che non può non ricordare, per via retronasale, il fruttato percepito per via diretta, del cibo in abbinamento avrebbe aiutato, ancor più, la corretta percezione della “beva”.
6. Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Riserva Don Vincenzo Doc 2010 Casa Setaro di Trecase (NA); Piedirosso 85% / Aglianico 15%, ancora “fuoco”, quello vesuviano, un naso di frutta e di spezie, una piacevole “dolcezza” in bocca alleggerita dalla setosità del tannino che dona grande equilibrio senza però cedere ancora troppo alle morbidezze.
La Terra è raccontata dai Vini “materici” del Sannio.
7. Bosco Caldaia Doc rosso 2007 Antica Masseria Venditti di Castelvenere (BN); blend di Aglianico / Montepulciano / Piedirosso, tutti i Vini della Cantina non sono “contaminati” dal legno (materiale, come dice l’Enologo-Vigneron, utilizzato in Azienda solo per le capriate lignee che sorreggono la copertura), naso, comunque, speziato dove il vitigno si esprime liberamente, un colore vivissimo che lascia intendere tutta la sua “naturale salute”, i chiodi di garofano sono un ricordo costante anche quando l’attenzione si sposta sull’eleganza espressiva dei tannini, un vino “raffinato” e contadino allo stesso tempo, in armonica espressione di significati.
8. Terra di Rivolta Aglianico del Taburno DOC Riserva 2008 Fattoria la Rivolta di Torrecuso (BN); Aglianico (nel Taburno) in purezza, potente, ricco, espressivo in ogni sua fase, ancora un naso “scuro”, decisamente speziato con “accenti” orientaleggianti, molte le declinazioni della tostatura che tornano con gli aromi appena disturbati dalla prorompente carica tannica, caldo, un vino con eleganza meno “contadina”, un aglianico, facciamo passare l’espressione, in smoking, un rampollo intelligente che ha studiato all’estero e torna a casa per fare carriera nella sua importante Famiglia.
E questi sono i Rossi!
Prima di andare via, al suono di “Maruzzella” (mandolino in accompagnamento), mi concedo una pizza in piena ZTL … ma senza birra!
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