Presentare Luigi Moio ad una platea di Sommelier campani è un po’ come parlare di Fiano agli abitanti di Pratola Serra o Sant’Angelo a Scala o di Lapio. Che cosa dire? Luigi Moio è l’enologo che maggiormente ha contribuito alla rivalorizzazione di molti vitigni del sud del nostro paese. Numerose sono le aziende che hanno beneficiato e che tuttora beneficiano dei suoi consigli, ma in particolare una più di tutte deve molto a questo professionista: l’azienda Campania. Il suo curriculum è notevole e sono molti i titoli che possiede, scegliamo di essere estremamente sintetici dal momento che google fornisce (anche con somma sua sorpresa) informazioni assai più dettagliate.
Nasce a Mondragone in una famiglia di vignaioli, persegue la via della conoscenza e si afferma rapidamente come enologo, non solo in terra madre. Ordinario della cattedra di Enologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II fin dal 2001, vanta, oltre a più di 250 pubblicazioni scientifiche, anche la specializzazione al Laboratoire de Recherches sur les Arômes dell’Institut National de La Recherches Agronomique di Dijon in Borgogna, dove lavora per circa quattro anni. Inoltre, dal 2009 è presidente del gruppo di esperti di Tecnologia del Vino dell’OIV (Organisation International de la Vigne et du Vin) di Parigi.
Spesso si chiede, anche pubblicamente, se abbia fatto bene a tornare, se cioè non fosse stato meglio realizzare la sua opera in luoghi dove c’è maggiore cura e maggior rispetto per questa “arte” e questa professione. Ma Luigi Moio è “terragnolo” come l’aglianico che domina, legato alla sua terra come la vite che governa; generoso nella divulgazione della sua materia, chiaro come pochi, amato dai suoi studenti, estremamente duro contro i luoghi comuni ed il pressappochismo dilagante dei nostri tempi. Nel nostro corso ci porterà il suo punto di vista sullo stato del vino in Campania e noi siamo fieri e felici del suo contributo e della storica amicizia con la nostra Associazione.
ecco un buon motivo per mangiarsi le mani residendo all’estero.
vorrei essere due, per poter mandare di corsa il primo me al corso.
sto toccando con mano qualcosa del mercato internazionale del vino, del fare il vino e della conoscenza sul fare il vino e alla luce di ciò penso che una lectio magistralis di luigi moio valga oro.
il mio cuore di sommelier è lì, ma la mia gratitudine è a napoli, dove ho ricevuto la formazione da ais, così seria e profonda da risultare molto ben spendibile all’estero.
vale la pena studiare, vale la pena investire in conoscenza: comunicandola, ritorna con gli interessi.
luca
Si grazie anche a personaggi come il Prof.son venuti fuori altri bravi enologi,magari anche di mente piu’ aperta della sua.
Peccato che il prof.consideri ancora nel 2013, i produttori naturali, quelli che riducono prodotti di sintesi e che si fanno un mazzo cosi’,dei potenziali cialtroni solo perce’ qualcuno di loro lo e’ davvero. La pensa ancora cosi?
Caro Alberto,
non penso di essere poco aperto mentalmente, anzi! Sono un ricercatore con quasi trent’anni di esperienza nel mondo della ricerca scientifica, campo in cui la mente deve essere completamente libera per poter sperare di dare un piccolo contributo all’avanzamento delle conoscenze.
Il problema vero è che purtroppo nel tempo che viviamo ci sono tantissimi sedicenti ed autoreferenziali esperti che creano solo confusione, non solo nel settore vitivinicolo. Risulta davvero difficile per i poveri consumatori ed appassionati distinguere impostori, spesso figli dell’ignoranza se non addirittura della malafede da persone serie e preparate. E’ probabile che queste ultime parlino poco ed essenzialmente nelle sedi riconosciute e qualificate.
Io sono un fermissimo sostenitore della sostenibilità vitivinicola ed ambientale, della difesa fitopatologica mediante strategie biologiche-integrate o puramente biologiche, di un’agricoltura che considera l’intero ecosistema agricolo, di un’agricoltura basata sulla naturale fertilità del suolo favorita e preservata dall’uomo, di un’agricoltura che promuove e preserva la biodiversità in cui opera. Non potrebbe essere altrimenti data la mia formazione agronomica ed il fatto che sono componente di più gruppi di lavoro dell’OIV che studiano ed approfondiscono questi aspetti in diverse risoluzioni.
Tra l’altro è per realizzare concretamente tutto ciò, che ho deciso, spinto da una grande passione ed amore per l’agricoltura, di vivere al centro di una vigna fondando, nel 2001, Quintodecimo.
Il problema serio è legato ai termini impiegati: biologico, naturale, vero, libero, ecc., sono tutti impropri e spesso forvianti con il risultato di generare un’assoluta confusione purtroppo molto distante da una corretta informazione che poggi su basi scientifiche. Per esempio io su queste tematiche sarei più d’accordo ad utilizzare il termine, molto più preciso e pertinente, di agricoltura ecologica.
In definitiva, caro Alberto, affrontare questi argomenti con serietà e professionalità richiede una preparazione scientifica adeguata, tanto spirito critico, tanto rispetto per gli altri e tantissima umiltà. Prerogative queste di chi cerca di avvicinarsi con discrezione e rispetto alla conoscenza vera. Il risultato, altrettanto vero, è quello di vivere spesso in dubbi permanenti.
Spero di incontrarla domani all’AIS Napoli.
Un caro saluto ed a presto.
Luigi Moio
Caro Prof. la mia stima per lei e’ intatta e se possibile e’ aumentata.
La mia era solo una “piccola” provocazione,in quanto anch’io ,come lei sono un fermo e a volte “fastidioso” sostenitore di un agricoltura e viticoltura sostenibili.
L’obbiettivo, di ricevere una chiara presa di posizione da parte sua,riguardo a vini, a volte ottimi, a volte pessimi, e su cui ancora si fa tanta confusione(a volte voluta),e’ stato pienamente raggiunto.
Sara’ anche,grazie al contributo di rispettati e conosciuti,ricercatori come lei,ed al confronto e condivisione di conoscenze, che questo traguardo,potra’ anche essere non utopistico.
Concordo nell’uso di termini meno fuorvianti, vini ecologici,artigianali ecc.ma e’ difficile metter tutti d’accordo.
Spero di incontrarla quanto prima se non domani,magari ad un prossimo incontro sui vini “ecologici”.
Cordialmente
Alberto Gualandi.