Di Luca Massimo Bolondi, Mindelo Marzo 2013
Amici, conoscenti, gente aperta, grazie per l’attenzione al mio narrare, voglio invitarvi a fare una scoperta portandovi con me sull’alto mare. Dell’Africa ora andremo sulle terre che dall’oceano sono circondate, che non conoscon traffico né guerre, e son di creola gente popolate. Sono isole di roccia e rena rossa che gli alisei carezzan tutto l’anno, cui il tropico del Cancro scalda l’ossa, e pioggia è rara, ché se dà fa danno; ricche di gente povera ma vera, che il giogo lusitano un dì ha provato, ma che, d’africo orgoglio resa fiera, sola l’indipendenza ha conquistato. Gente che un cinque luglio d’anni orsono ha preso per la mano il suo destino; da allora non fu tutto bello e buono e ancora lungo assai pare il cammino, ma ognun creolo, bedju o figlio d’altrove lavora e del buon dio attende le prove. Ogn’isola di questo bel paese ha forma e vocazion particolare, le unisce una nazion senza pretese e le separa solo il grande mare. Una si chiama Sale, un’altra Fuoco e ben puoi immaginarne la ragione, l’una fu una salina ed oggi è un loco ove il turista passa da padrone; l’altra è un vulcano attivo, coltivato da bravi vignaioli che l’altura, per fare un vino forte e profumato, sfidano, e con essa la natura. Isole inoltre son Boavista e Maggio, dove la sabbia regna sugli umani, oggetto di saccheggio e d’arrembaggio di imprenditori dalle lunghe mani. Infine ecco le belle, e non per niente, quelle cui dato fu nome di Santo: Nicola, Tiago, Antón, la mia Vicente, quelle che abbandonar causò gran pianto poiché per tempo e per generazioni sempre vi fu chi andò a cercar fortuna migrando sulle navi o alle nazioni lasciando mogli e figli in terra bruna. Mindelo, in São Vicente, capitale di una cultura tutta da scoprire, di un grande tumultuoso carnevale e d’arti liberali a non finire; Mindelo, che ti accoglie col sorriso al suono di un concerto per la strada, a notte, quando mostra il suo bel viso di isola gaudente e indaffarata… Mindelo é capital di barlavento, tra Antón e Nicolau, poco lontano, che a vista fanno da coronamento e paiono toccarsi con la mano. Nicola e Antòn, dai monti aguzzi e duri, proteggono riberas verdi e vive di corsi d’acqua, lungo le cui rive crescon le canne e corrono i tratturi. Si fa in codeste terre produzione di un distillato che nel mondo è noto, di cui si fa ben poca diffusione ma un gran parlar, quando il bicchiere è vuoto; la storia narra che le baleniere andando per l’Atlantico a pescare facessero del Grogue il proprio bere, che nel barile stava ad invecchiare. Da canna ben premuta il succo pregno viene con cura prima fermentato, poi viene in alambicco distillato, e infine posto a riposar nel legno. Il vecchio Grogue, dal bel colore ambrato, quasi ti può stordire di profumo, riempie di nostalgia chi l’ha provato e affascina chi l’ode da qualcuno. Eppoi, da grogue bianco, a Sao Vicente, mescendolo con miele e aromi vari si fa quel Pontche che, di pari esente, caldo ti scalda e pare il cuor dei cari. Bevande antiche eppure sempre attuali, che parlano di isole lontane dall’astio e dalla fretta occidentali, più prossime al buon dio che ai capitali, repubblicane come le banane, piene di suoni e musiche ancestrali, con qualche rissa nell’ore serali, notti in cui canta un gallo e qualche cane. Scogli, vento, silenzio e vino forte per dar ricetto e allontanar la morte. Amici, conoscenti, miei lettori che ho avuto qui il piacere di invitare, venite dunque e aprite i vostri cuori al capo verde che vi sta a chiamare: Atlantide vi aspetta, sorridendo, la pelle giá piú scura, per il sole che tutto l’anno quí brilla splendendo! E l’occhio dia conferma alle parole! lucamassimo.bolondi@gmail.com Mindelo, 18 marzo 2013
“Sicuri dunque e a testa alta, in qualsiasi luogo ci toccherà di andare, avviamoci con passo intrepido, misuriamo ogni angolo di terra, quale esso sia: entro i confini del mondo non vi può essere esilio di sorta; nulla infatti che si trovi in questo mondo è estraneo all’uomo. Da ogni terra lo sguardo si solleva al cielo sempre ad ugual distanza, tutto ciò che è divino dista sempre del medesimo intervallo da tutto ciò che è umano”. Lucio Anneo Seneca, “De Consolatione”
Con vero piacere rileggo le tue parole Luca. Che il buon vento ti accarezzi, sempre
luca bolon, luca bolondi bell
prepara per il Duca ‘a stanzulell
che prima che di me ne resti poco
mi vengo a fa’ ‘na cammenata in loco
(da quando ti ho letto, parl’ accussì)
sei un grande.
Franco
Bravo Luca,
in genere quando Tu descrivi un vino fai venire voglia di berlo. Adesso hai fatto venire voglia di visitare le dieci isole dell’Arcipelago di Capo Verde e magari di assaggiare il grogue.
Scrivi ancora qualche altro pezzo, per favore, perchè non capita tutti i giorni di avere un grande sommelier in un piccolo Paese così lontano.
Auguri affettuosi
Geppy Ricciulli e tutto lo staff di Napoli
…signori! ecco, balbetto e non declamo, sono confuso da tanto commento, sono felice nel leggere gli amici, sono scoppiato in una risata di gioia e ho avuto i brividi. franco, mauro, non dico grazie dico evviva! vivi mi è testimone di quanto accaduto. e rileggere seneca, mauro dio ti benedica per la felicità della scelta…