Ok, dopo un percorso ad ostacoli, dopo ore di lotta fatte di vittorie e sconfitte, sudore scorso e nervi tesi, dopo un’arrampicata in salita, dopo docili discese, dopo il frastuono del vivere, ed il silenzio dell’attesa, ce l’ho fatta: sono in Paradiso.
Questa l’allegoria di un’intera vita, forse, questa l’allegoria di un comune giorno a Napoli. E qual miglior finale, quale meta preferibile se non il punto più alto da cui ammirar millenni intatti fatti di mare e nuvole intervallati dalla più splendida Partenope?
L’8 Febbraio è stato il tempo di un’irresistibile tentazione, quella di unire la sublime cucina del golfo all’antichissima arte di fare Birra, in una notte intitolata Birre da…mare.
A praticare tale alchimia son state le mani dello Chef Massimiliano Torres, che con mirabile astuzia ed altrettanta scienza ha lavorato a piccoli connubi insieme a Paolo Tortora, manager di Paradisoblanco, il quale ha serbato per sé il non meno ardito compito di selezionare la giusta birra per ogni creazione gastronomica. Un lavoro certosino con un margine di errore sottilissimo, un’opera che ha richiesto la supervisione di Luigi Serpe, mastro birraio del brand Maltovivo, birrificio beneventano estremamente originale. Momenti di assoluta beatitudine si sono alternati a vere lezioni di gusto, dettate dalla voce e dall’esperienza di Mena D’Avino, donna dalle mille nozioni e dalla simpatia contagiosa. Ma cosa sarebbe tutto questo senza l’elemento che da vita? Qualsiasi costruzione, sia essa un forte o una baracca, necessita di un’idea e di qualcuno che la sostenga, questo è stato il compito di Laura Gambacorta, per l’ennesima volta impeccabile, vera chiave di volta della meravigliosa serata al Paradisoblanco di Posillipo.
Ma, tralasciando per un solo istante il merito e la genesi di ciò che è stato, ecco la mia memoria a raccontare l’esito di un vero tripudio gastronomico. Piccole ed ammalianti gemme da tenersi tra le dita hanno aperto la serata, e scacchiere dai colori contrastanti sono arrivate prima al naso che agli occhi, stuzzicanti tartare agrumate, bocconcini fumanti, e tipiche creazioni in forma ridotta hanno letteralmente rapito i movimenti e gli sguardi dei presenti. Indescrivibili matrimoni di mare, terra e malto si sono assecondati con piatti profumati dei più nobili formaggi d’Italia, e rinomate paste, e lussuriose carni sono apparse sulla candida tavola posta di fronte al cielo. Null’altro a pretendere dopo cotante emozioni, eppure ancor la gioia nel veder il cioccolato ornato da pistacchi leggendari. Ed accanto, anzi talvolta unite a questi miracoli – frequenti qui in Paradiso – tre interpretazioni sublimi della bevanda di malto. Ha aperto le danze l’assaggio di Tscho, leggiadra compagna d’inizio viaggio. Ha preso poi il testimone l’accattivante Noscia, ramata dal finissimo carattere acidulo. Ha ultimato il passo la Black Lizard, caffettosa compagna di fine serata.
Un’ultima parol mi concedete, voi che di volta in volta mi leggete; un sogno, d’un bel sogno dovrà essersi trattato, eppur m’è parso che prim d’allora non avessi bene inteso il senso del bene e del male, poiché una cosa è certa dopo il dì 8 di Febbraio: mangiar bene ed altrettanto ber non è peccato, se è vero che son stato in Paradiso e son tornato.
eccezionale nel trasmettere l’emozione vissuta in una splendida serata.
Sei proprio bravo