La cultura eno-gastronomica è nuovamente di stanza a Pozzuoli, con Bruno Gambacorta ed il suo ultimo libro “Eat Parade”
Sul fare e sul discutere di “cibo” si cimentano in tanti. Tuttavia, coloro che dal semplice atto di cucinare o parlare di ciò che bolle in pentola riescono ad estrarre un valore più profondo, beh, sono veramente pochi.
Dietro ogni pietanza, dietro ogni preparazione, dietro ogni uomo o donna di cucina, si nasconde una storia; ricca o povera, banale o misteriosa, ma comunque unica e da raccontare. Bruno Gambacorta, lo sa, e non lo ha scoperto da poco.
Pioniere del giornalismo gastronomico, e fondatore della rubrica televisiva Eat Parade (per Rai 2), Bruno percorre l’Italia dal 1998, e lo fa nella duplice veste di giornalista e scopritore di emozioni per il palato.
Il suo obiettivo, com’egli stesso afferma, è quello di sostenere la cultura del gusto, mettendo a disposizione di tutti le informazioni tratte dai suoi viaggi, onde donare al magnifico mondo del cibo il più nobile ruolo di pianeta del sapere.
Così, dal passo alla penna, i racconti prendono la forma di un libro (Eat Parade – di Bruno Gambacorta – Vallardi Editore), quello che l’autore ci ha raccontato nei suggestivi scenari di Villa di Livia in Pozzuoli. Accanto allo scrittore non poteva esservi miglior Cicerone di Rosario Mattera – Presidente dell’associazione “Campi flegrei a tavola” nonché organizzatore di “Malazè”, un vero must della cultura eno-gastronomica flegrea – che, in veste di rappresentante degli ardenti Campi, ha accolto con grande gioia lo sforzo letterario del giornalista.
Parole solenni e onorevoli intenti, discorsi animati e storie accattivanti, hanno tenuto sintonizzata l’attenzione dei presenti. E vini, e vivande hanno allietato il tempo scorso sopra le teste dei partecipanti, creazioni per metà appartenenti alla natura, per l’altra metà frutto delle sapienti mani degli chefs dei Ristoranti Abraxas e La Cucina di Ruggiero, nonché del connubio tra le vigne e i vignaioli delle cantine Quartum.
Durante il corso dell’evento ho avuto modo di porre qualche domanda allo Scrittore, ecco a voi la mini intervista:
Domanda: Lei fu pioniere del giornalismo gastronomico televisivo, con la sua rubrica introdusse un luogo d’incontro tra i sapori della terra e le tavole degli italiani. Quale crede possa essere oggi il nuovo punto d’incontro? E’ cambiato qualcosa?
Risposta: Credo che la televisione sia, ancora oggi, uno straordinario mezzo di comunicazione. Il problema, tuttavia, non sta nel mezzo, ma nel modo che si adopera per comunicare. Questo libro, ad esempio, nasce dalla voglia di raccontare più in profondità le storie che ho raccolto sul percorso durante la mia carriera di giornalista, storie complesse, che non avrei potuto racchiudere nei tempi televisivi.
Domanda: Durante i 14 anni trascorsi a “vagabondare” in tutta Italia, tante cose sono cambiate in ambito gastronomico, dalla sofisticazione dei piatti alla ricerca del prodotto a kilometro zero, quale crede sia la prossima frontiera del gusto?
Risposta: Beh, la vera scommessa è quella di riuscire a saldare tradizione e modernità. E’ uno dei problemi più annosi della gastronomia. Sarebbe bello e produttivo al tempo stesso se gli interpreti della vecchia scuola ed i rappresentanti della nuova cultura gastronomica riuscissero, finalmente, ad unire i propri sforzi. Oltre tutto, ritengo che questo sia anche un gap dell’Italia verso gli altri Paesi. E’ come se, in qualche modo, la nostra immensa cultura in campo culinario fosse, al contempo, un elemento di distinzione ed un fardello da portarsi dietro.
Domanda: Parliamo un po’ di Pozzuoli e dei Campi Flegrei. A quale dei tanti prodotti di questa terra, vera fucina di emozioni per gaudenti, si sente legato? Può dirci il perché?
Risposta: Risponderò a questa domanda dicendo che il vero miracolo di questa terra è lo straordinario quanto unico mix di valori in campo, ovvero la possibilità, senza eguali, di offrire ai visitatori un connubio tra arte, gusto, ed incantevoli paesaggi naturalistici. Quando si posseggono tutte queste cose non si abbisogna di null’altro, ed i Campi Flegrei hanno il pregio della completezza.
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