E, come ogni storia, anche quella del matrimonio della Mozzarella è giunta al termine. In quel della Città del Gusto di Napoli, l’organizzatore dell’evento, il Consorzio di Tutela della mozzarella di Bufala Campana Dop, ha dato modo ai piccoli chef di 10 istituti alberghieri italiani di mettersi in mostra e mostrare agli astanti le possibili interpretazioni della regina bianca. Interpreti del carattere del “marito ideale” sono stati: Luciano Pignataro (Presidente), Nicoletta Gargiulo (presidente AIS Campania), Mariella Caputo (sommelier, “Taverna del Capitano” di Marina del Cantone), Rosanna Marziale (“Le Colonne” di Caserta), Marianna Vitale (“Sud” di Quarto), Arcangelo Dandini (“Arcangelo” di Roma) e Marina Alaimo (segretaria, sommelier e wine writer), che, al termine di una degustazione alla cieca, hanno eletto il Lupi Terrae Friuli Grave 2010 di Borgo delle Oche come migliore vino da abbinare alla Mozzarella. Questa è la storia…
Questo, invece, è il nostro sunto:
BREVE STORIA DI UN CORTEGGIAMENTO
Tanti sfidanti a bramare la bella,
venti sfidanti per la Mozzarella.
Con tanta speme Vini e Spumanti,
son giunti a Napoli in veste di Amanti.
Il matrimonio dell’anno v’è stato,
un sol bicchiere solenne ha giurato.
Dopo il fluire gioioso tra i banchi,
resta il ricordo dei rossi e dei bianchi.
La Val d’Aosta, con il suo alfiere,
che ambiva al titolo di cavaliere,
Il buon Dolcetto del Monferrato,
che dai suoi simili fu scavalcato.
Blasonatissimo araldo lombardo,
venne beffato davanti al traguardo.
A nulla valse all’Alto Atesino,
farsi più bello e mostrarsi divino.
Di terra ligure un Vermentino,
venne ingannato come un bambino.
Il Bardolino, povero prode,
si rassegnò nonostante la lode.
E lo sfidante brioso emiliano,
fece di tutto eppure fu vano.
Un Melograno rubizzo e tosco,
fu rimandato a penare nel bosco.
Quanto ad Alborea, vino laziale,
non seppe il perché del no fatale.
Ci fu un Cervaro delle umbre vigne,
al qual diniego divenne insigne.
Finanche al calice di sangue marchigiano,
la bella trafisse il cuore nel negar la mano.
Tremò la terra al rifiutar di un decano,
era crollato l’araldo campano.
Venne poi il tempo di un vino abruzzese,
anche lui giunto per farne le spese.
Forte e deciso il messer del Molise,
nel suo cassetto il suo sogno ripose.
Persino un Re della Basilicata,
perse in battaglia onore ed armata.
Un signor fiano di lingua pugliese,
al fin esausto in terra si arrese.
Dalla Calabria soggiunse un Greco,
del quale strazio si ode ancor l’eco.
Il mondo tacque e fu silenzio umano,
Quando il no giunse ad un Don siciliano.
E ad un campion sardo venuto dal mare,
null’altro resta che il diritto a sognare.
Fine dei giochi, fin delle danze,
che del castello si approntin le stanze,
tornino a casa vini ed amanti,
non è più tempo di sfide e spasimanti.
La mozzarella ha scelto testé,
E’ un signor Grave il Re dei Re.
Scrivi un commento