A margine del percorso di approfondimento sui territori tradizionali della birra (Birroir ©) condotto in collaborazione con l’AIS Napoli, la serata dedicata alla birre campane caduta durante la Settimana della Birra Artigianale, offre lo spunto per alcune riflessioni.
Il vivo fermento che sta animando il panorama nazionale con oltre 350 micro-birrifici sparsi per lo stivale, caratterizza in pieno anche la scena regionale tra solide conferme e piacevoli scoperte. Le sperimentazioni con l’uso di ingredienti del territorio e con l’utilizzo dei legni fa da contraltare alla voglia di creare anche birre dalla più facile beva, in modo da cercare una più larga diffusione tra i consumatori. Questo dinamismo è il perno di un movimento regionale mosso dal cuore e dalla passione per un’arte artigiana che però non appartiene alla nostra tradizione. Serve quindi maggiore cultura e studio dei modelli di riferimento, insieme ad una maggiore consapevolezza dei processi produttivi. Uno dei problemi che infatti è stato più volte sollevato in ambito nazionale è quello della stabilità dei prodotti e della variabilità tra le bottiglie. Si tratta in fondo di affidabilità e questo è un dovere cui i produttori non possono sottrarsi, considerando infine il problema dei prezzi medio-alti (ma questo è un problema comune a livello nazionale, ben più complesso e relativo alla tassazione del prodotto birra). Il problema culturale esiste a onor del vero anche per chi dovrebbe fare da tramite tra i produttori ed i consumatori, perché è ormai passato il tempo delle birre rosse o doppio-malto. E tutto questo sta avvenendo a velocità altissime. È finita una birra. Se ne stappa un’altra.
Amber Doll del Birrificio Karma. Già il nome evoca morbidezza e rotondità, per una birra ad alta fermentazione che si caratterizza per l’aggiunta di miele di castagno. Bottiglia sfortunata (con una nota acida come da contaminazione) per una birra che altre volte abbiamo trovato discreta, pur nella sua semplicità.
Gairloch del Birrificio dell’Aspide. Ottima prova per questa birra del giovane Vincenzo Serra, che insieme alle sorelle forma un ottimo parco di produzione, assolutamente da seguire nel tempo. Una scotch ale centrata, in stile e con buona caratterizzazione personale. I malti sono ben declinati: l’ingresso morbido e caramellato viene contrastato efficacemente dall’amaro dei luppoli. La chiusura è nuovamente dominata dai malti, con note tostate che ritornano in retrolfattivo a concludere un sorso molto piacevole.
Mirone del Birrificio Sorrento. Campione di botte e giudizio finale da rimandare a quando la birra sarà pronta. L’anteprima comunque promette bene. Il colore ambrato è lucente e striato da sfumature ramate. Se dapprima il naso è dominato da evidenti note da legno, man mano queste si affievoliscono e lasciano campo a sensazioni agrumate e note da ossidazione nobile. Al palato c’è buona tensione e discreta materia, ma il sorso deve ancora trovare la corretta progressione, non aiutato dall’effervescenza, decisamente bassa. Il tempo ulteriore di maturazione (e una rifermentazione?) potranno completare l’evoluzione di questa birra intrigante e dal sorso impegnativo.
Noscia del Birrificio Maltovivo. Anche questa volta in splendida forma, la birra di Luigi Serpe colpisce in termini di bevibilità, eleganza ed equilibrio. Il naso è intenso e dominato dalle sensazioni dei luppoli aromatici, con note agrumate, floreali, resinose e balsamiche. Buona corrispondenza col palato, dove si aggiungono anche note tostate dei malti caratterizzanti. Ce la ricordavamo più amara e cazzuta, ma in queste ultime interpretazioni non rinuncia comunque nulla in termini di aroma e complessità.
Birra con la sorba del Birrificio Il Chiostro. Primo esempio di birra a fermentazione mista prodotta in Campania, con l’aggiunta di un frutto reietto del territorio: la sorba. La pratica di fermentare la sorba con il grano per produrre cerevisiae veniva già descritta da Virgilio e Simone Della Porta riprende questa antica usanza, centrando il colpo. L’acidità e le sensazioni da bret dominano il quadro: il sorso scorre via veloce, grazie ad una acidità citrica sottile e tagliente. Egregia interpretazione dello stile.
Pubblicato in contemporanea su Il viandante bevitore
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