Di Karen Phillips

Lunedi tardo pomeriggio … 1700 circa, 23 maggio 2011.Vitignoitalia. Ero seduta in prima fila nella Sala Degustazione C di Castel dell’Ovo sul lungomare Caracciolo, in attesa che cominciasse una  degustazione di Fiano. Ma in realtà, per me, questa degustazione era già iniziata da qualche tempo. Era iniziata l’anno scorso, il 5 giugno per l’esattezza, durante Anteprima Irpinia. E’ stato lì che ho incontrato per la prima volta  Raffaele Pagano, di Joaquin, in un vigneto in quel di Lapio (Av), mentre mi versava un bicchiere del suo Fiano. 

Ma torniamo a Napoli … al castello … torno alla prima fila. Pagano era pronto per parlare dei suoi due Fiano, oggetto di una sperimentazione nel corso degli utimi anni. Ha usato una parola precisa, sottozone … una parola che è usata spesso in Irpinia. Un termine che definisce in profondità le origini di un vino in relazione a dove si trova  il vigneto, con riferimento al singolo ettaro in qualche caso. Un piccolo faro che illumina un territorio specifico. E secondo Pagano, l’Irpinia è perfetta per questo tipo di esperimenti. Perché? Ogni area è differente in termini di clima, altitudine, composizione del terreno, esposizione al sole, etc, etc. 

E quindi Pagano mi ha ripresentato Joaquin. Joaquin: una cantina che ama sperimentare qualcosa di diverso. La sua cantina è praticamente un laboratorio … Ogni annata è diversa, quindi perché non un vino diverso? Sottozona numero uno? Montefalcione … sottozone, dove Pagano ha  cominciato. Vino della Stella Fiano di Avellino DOCG 2009. Un vino con un bel colore dorato, grazie alla macerazione sulle bucce. Aromi che non sono quelli tradizionali di un Fiano di Lapio, almeno a mio parere … qui era evidente una piacevole nota di mineralità, salinità, seguita da vicino dalla frutta. Acidità, la wine writer Giulia Cannada Bartoli ha commentato. Sapido … E ‘ un vino che non ti annoia. Si può bere da solo. 

Camparo … un’altra sottozona, pronta per essere esaminata. Attraverso un bicchiere dorato di JQN 203 Fiano di Avellino 2007 IGT. Joaquin ha sceltoche per questo vino il passaggio per qualche tempo in botti di legno.Ma non di rovere francese. Acacia. Un’essenza di legno che non invade il vino, ma lo accarezza garbatamente. Molti credevano che non avrebbe dato un qualcosa di diverso, di different. La Presidente AIS Campania, Nicoletta Gargiulo ha parlato di profumi di miele e di anice stellato. Al palato è fresco, secco, caldo e persistente. Che questo vino è   saporito … con una buona acidità. 

Durante la degustazione, la conversazione è virata dalle considerazioni tecniche alla comunicazione casual. Era quasi come se non fossimo in un degustazione formale, ma in un salotto, attorno ad un tavolo a cena, oppure camminando attraverso i vigneti. Come quando ho incontrato Pagano quasi un anno fa. Una degustazione di un vino… una degustazione   di un territorio. E mentre ci siamo alzati per andarcene, sentivo ancora che questa degustazione non era finita qui. Non ho finito con Joaquin  ancora. 
Ho ancora molto da imparare sulle sottozone ….sul Fiano …e su Joaquin.

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